Oliver Stone


Si è presentato alla conferenza stampa con i due poliziotti dell’Autorità Portuale accompagnati dalla rispettivi mogli, i veri protagonisti della storia autentica narrata in World Trade Center. Oliver Stone ha voluto accanto a sé due delle sole 20 persone sopravvissute miracolosamente all’attentato e al collasso delle Twin Towers di New York, il settembre di 5 anni fa. Come dire provate un po’ a contestare o sottovalutare il valore di World Trade Center, il film fuori concorso interpretato tra gli altri da Nicolas Cage, Michael Pena, Maggie Gyllenhaal e Maria Bello. Come dire provate a utilizzare le vostre categorie ideologiche nell’affrontare una tragedia che è costata in pochi minuti la vita a 2749 persone di 87 paesi. Ma in verità il film, in patria apprezzato dai conservatori e criticato dai liberal, man mano che procede scivola sempre più in un inno, forse non voluto, alla patria, alla famiglia e alla fede religiosa Il punto di partenza è più che sincero: attraverso una delle tante storie di quella giornata elaborare il lutto e la memoria di quel tragico 11 settembre. Anche noi come i sopravvissuti possiamo riaffacciarci alla luce dopo le tenebre. Anche se ricordiamo che Stone non ha risparmiato critiche alla politica di Bush, avremmo voluto un film diverso.

Stone ci si aspettava da lei un film politico o comunque polemico con l’amministrazione americana?
Non avevo intenzione di realizzare un altro film sull’11 settembre, non mancano le opere su questo tema, buon ultimo un film di 4 ore per la tv, americana. Forse un giorno farò il film politico che vi aspettavate. Sono stati i produttori e propormi questo soggetto convincente. Mi è piaciuta questa storia straordinaria e insolita che ha per protagonisti non solo i cinque personaggi principali del film, ma anche i soccorritori, coloro che sono scesi tra le macerie per salvare quelle due vite. Persone che in quel momento non erano divise da opinioni politiche.

Non c’è un eccesso di eroismo in “WTC”?
Ho voluto creare emozioni, toccare il cuore. Del resto è proprio con il cuore che i protagonisti si sono aiutati. Non ci sono eroi nel vero senso della parola, ma solo gente che ha bisogno, nonostante la gravità del momento che vivono, di sentirsi, di mettere in comunicazione il proprio cuore, perché il cuore unisce, mentre la politica divide.

E anche il suo film vorrebbe unire gli americani?
Il film è positivo, dà luce in un’America sprofondata nel buio. E’ un film di speranza , l’esatto contrario di quel che comunicava il mio Platoon. La bontà e la serenità sono più che mai necessarie per vivere questo tempo, perciò il film vuole unire. L’11 settembre è diventata una questione di paura, ma come diceva il presidente Roosevelt negli della Grande Depressione:”L’unica cosa di cui non dobbiamo avere paura è la paura stessa”.
Finché va avanti questa guerra con il terrore vorrei che ci fossero film emozionali e analitici. Si teme del resto qualcosa di ancora più vasto e grave, è una situazione complessa simile a quella dei tempi della guerra in Vietnam e dell’assassinio di John Kennedy.

16 milioni di dollari, il botteghino americano la sta premiando.
Paramount è soddisfatta del box office delle prime tre settimane. WTC è un film internazionale che tocca le corde emotive, perché racconta di uomini comuni che hanno toccato con mano la morte e tuttavia hanno avuto la forza e il coraggio di continuare a vivere. Ho fatto tanti film che affrontavano il tema della morte, mai però mi ero avvicinato così tanto. E gli attori hanno recitato bene questa vicinanza.

Perché sottolineare il fatto che il marine salvatore dei due poliziotti portuali vuole vendetta contro “quei bastardi”?
Nella realtà il marine si è comportato così, perché avrei dovuto ignorare questo fatto, sarebbe stato scorretto. Certo è una storia un po’ alla John Wayne, ma vera. Dobbiamo accettare che il sergente sia tornato in Iraq una seconda volta per vendicarsi. Gli americani dopo l’11 settembre hanno provato una grande rabbia, giustificata. E non è stata sufficiente a placarla.la guerra in Afghanistan, c’è voluto anche il conflitto in Iraq.

Dove si trovava quell’11 settembre?
Stavo a Los Angeles, 4 ore indietro rispetto a New York, Mia moglie mi ha svegliato dopo ave rascoltato la notizia alla tv. Mi sentivo depresso pensando alle famiglie che avevano appena perso i loro cari, un sentimento che ho trasferito nel mio film.

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01 Settembre 2006

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