Oldcinema, 2 settembre nello spazio Luce Cinecittà

Magnifiche sale abbandonate, silenti o ribelli, attendono la riapertura. Un paradosso, un’utopia nell’era del cinema on demand? No: una sfida possibile, tra tecnologia, cultura e impresa, come dimostrano tanti esperimenti in corso in tutt’Italia. Con queste premesse e con una conferenza stampa in forma di dialogo aperto, nello spazio di Luce Cinecittà, lunedì 2 settembre alle 17 torna Old Cinema: il network nazionale di ricerca, documentazione e recupero dei cinema dimenticati, che nel 2012 ha avuto Giuseppe Tornatore come mentore, e che opera grazie a un network di giornalisti, videomaker, fotografi, esperti di web, con il sostegno di istituzioni, università ed enti culturali.

La conferenza stampa, con la partecipazione di esperti di cinema, docenti universitari e rappresentanti delle istituzioni, è moderata da Franco Dassisti, conduttore del settimanale di cinema “La rosa purpurea” su Radio 24.
Old Cinema presenterà inoltre in anteprima un trailer dal suo secondo docufilm, dedicato all’old cinema “Rossi” di Mentana e alle sale perdute della Sabina: un viaggio emozionante e costellato di sorprese, dai cinematografi al chiuso degli anni ’50, alle arene improvvisate in strada o nelle chiese sconsacrate, ai cineambulanti di piazza.

Si rivela inoltre il programma della seconda edizione della kermesse nazionale, in corso dal 20 al 28 settembre, che ancora una volta è ambientata negli “old cinemas” Iris e Impero, due splendidi edifici in stile liberty del 1912 e del 1948 ad Arco di Trento.
Pupi Avati, Giuliano Montaldo, Silvano Agosti e Morando Morandini sono i protagonisti di quest’anno, tra vecchi proiettori Prevost, retrospettive cult e incontri prestigiosi.

“L’incontro al Lido del 2 settembre – sottolineano la fotoreporter Ambra Craighero e la manager culturale Roberta Bonazza, fondatrici del progetto – è un’occasione per respirare nuovamente il vecchio profumo dei cinema: formidabili, irripetibili, magici luoghi di riti collettivi. Vogliamo offrire un assaggio del nostro lavoro in questi ultimi due anni, che ci ha portato a esplorare il complesso universo dei monosala chiusi o a rischio. E ad agire per riaffermare non solo il loro valore di bene culturale, ma anche l’attualità del loro ruolo come incubatori culturali e nuove fucine di pensiero”.