“Se il film arriva a 3 milioni di euro ci sposiamo, e tutti quelli che hanno comprato il biglietto sono invitati”. Non si sa quanto scherzino e quanto dicano sul serio Maria Di Biase e Corrado Nuzzo – coppia sul palco come nella vita con carriera da comici di lungo corso da ormai vent’anni, Mai dire Gol e Zelig tra i successi principali – alla conferenza stampa del loro primo film da registi, Vengo anch’io, in sala con Medusa in 250 copie l’8 marzo. “E paghiamo noi”, aggiunge l’ad di Medusa Giampaolo Letta.
Note di colore a parte – e varie battute, ad esempio scherzando sul fatto di essere una coppia anche nella vita Di Biase sottolinea di essere stata più volte ‘molestata’ dal collega – il film risulta piuttosto gradevole e si distingue, rispetto a molti altri esordi di comici televisivi di successo al cinema, per una sceneggiatura particolarmente accurata e non costituita da una selezione di sketch. Nuzzo interpreta un aspirante suicida, Di Biase un’ex carcerata, a cui si aggiungono i giovani Gabriele Dentoni nei panni di di un ragazzo con la sindrome di Asperger e Cristel Caccetta in quelli di una giovane atleta di canottaggio salentina. Bastonati dalla vita, e stanchi di mettersi in gioco perché oramai assuefatti alla sconfitta, per uno strano scherzo del destino saranno costretti a intraprendere un viaggio insieme che li porterà a confrontarsi con il proprio passato, a lottare con i propri demoni e a uscire dalle proprie solitudini e – al di là degli effettivi legami di parentela tra loro – a diventare una vera famiglia. Apparizioni speciali per Ambra Angiolini, Francesco Paolantoni, Vincenzo Salemme, Rossella Leone, Gino Astorina, Alessandro Haber e Aldo Baglio (Aldo, Giovanni e Giacomo).
“Abbiamo studiato la sceneggiatura nel dettaglio – dicono i due – senza lasciare niente al caso, al contrario di come fanno molti nostri colleghi che lasciano spazio all’improvvisazione. Ma noi sapevamo di poter contare su un budget limitato e su poco tempo quindi dovevamo programmare tutto, con vari processi di storyboarding e immaginazioni. Sul set avevamo tutto chiaro. Tutto questo unito a delle buone prove ci ha permesso di portare a casa il tutto”.
“Sono due registi molto diversi – commenta Dentoni – Maria è quella che parla e riflette, Corrado il praticone. Per un attore è importante, io avevo bisogno di entrambi. Avevo il difficile compito di rendere il personaggio con l’Asperger simpatico senza farne una parodia, mia madre dice che sono tenerissimo ma spero che lo pensi anche il pubblico. Comunque, non ho voluto caricarmi della responsabilità di ‘portavoce’ di qualcosa. E’ una commedia e non un documentario quindi mi sono limitato a gestire il mio personaggio che comprendeva l’essere affetto da quella particolare sindrome”.
“Un personaggio – dicono ancora gli autori – che è arrivato alla scrittura solo dopo un’attenta fase di documentazione. Abbiamo incontrato vari ragazzi con l’Asperger e ci abbiamo parlato, solo dopo abbiamo capito come lavorarci per non cadere nei cliché. E abbiamo pensato di rendere il personaggio vittima dei cliché lui stesso: ad esempio siccome molti ragazzi con la sindrome dimostrano doti particolari lui si convince di essere un genio in matematica, cosa che non è vera, con risultati comicamente efficaci”. Studio del canottaggio e allenamento duro invece per Caccetta perché, dice l’attrice, “i registi erano piuttosto esigenti. E pensare che il mio personaggio era in origine sovrappeso, pensavo che sarei dovuta aumentare per le riprese ma poi invece Maria ha cominciato da darmi consigli in tutt’altro senso, come se fosse veramente mia madre. Corrado invece era inizialmente distante, proprio per creare la distanza che c’è in origine tra i nostri personaggi, io ci restavo male ma poi ho capito ed è stata una bellissima esperienza”.
“In tv e in radio lavoriamo sempre insieme – dicono ancora Nuzzo e Di Biase – al cinema non pretendiamo di essere presi in coppia quindi a volte ci vedete in film diversi. Ma chiaramente questo era il nostro film, è stato naturale lavorare insieme, senza divisione dei compiti o forzature. Abbiamo però deciso di fare un montaggio serrato eliminando alcune parti che magari facevano ridere ma non erano funzionali. E soprattutto abbiamo deciso, una volta tanto, di non raccontarci come coppia, almeno di partenza, perché lo abbiamo fatto già tante volte e volevamo provare qualcosa di diverso. Non ci allontaneremo mai dal far ridere, ma ci piace farlo affrontando delle tematiche – dice Nuzzo -. Qui parliamo di solitudine, inserimento, bisogno di sognare un futuro migliore, difficoltà a creare un gruppo. Per noi è un film sul diritto alla felicità”. Dove Nuzzo si cimenta anche in una scena di nudo, e conclude scherzando: “lo abbiamo fatto appositamente per l’8 marzo”.
Qui il trailer:
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