Al cinema come possibile impresa – tecnologie, convergenze e nuove professionalità – era dedicata la prima delle quattro sezioni in cui si articola il convegno “Le radici del futuro” promosso dalla Banca Nazionale del Lavoro, come riflessione sull’indagine a cura dell’Università Bocconi di Milano (sotto la direzione del prof. Severino Salvemini).
Nell’introdurre il convegno il prof. Salvemini ha sottolineato i recenti successi del cinema italiano e soprattutto il fatto che c’è una nuova contaminazione fra figure professionali diverse, in particolare produttori ed autori, un tempo spesso persino conflittuali fra loro. Occorre tuttavia accettare la sfida delle nuove tecnologie, del digitale innanzitutto, su cui l’Italia è in ritardo.
I relatori hanno indicato che il processo sarà comunque lento e solo a partire dal 2004 diverrà più rapido. Fino al 2010 non si potrà dunque parlare di un reale e generalizzato mutamento.
Nelle previsioni dello studio della Bocconi si dice che il digitale condurrà ad una maggiore interdipendenza fra ideazione e tecnologia e ad una integrazione fra operatori della filiera cinema, nuova per l’Italia, dove essa appare ancora molto frantumata. Non vuol dire che anche qui si andrà verso la struttura delle majors americane, perché le forme dell’integrazione possono essere assai diverse. Vuol dire intanto condividere linguaggi, stabilire legami fiduciari, convergenze settoriali (con telecomunicazioni, elettronica, eccetera), assemblaggio di competenze (p. e. gli ingegneri avranno nel cinema un ruolo assai più importante).
Particolare attenzione è stata rivolta inoltre agli effetti speciali e alle nuove possibilità della produzione: alla possibile introduzione – la sperimentazione è già assai avanzata – della proiezione elettronica che sostituirà la tradizionale circolazione delle “pizze”.
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