È il giorno de Lo sguardo digitale, qui a Berlino, dove oggi vengono proiettati i sei corti promossi da Cinecittà Holding, frutto del premio Cinecittà Digital Award 2000. A presentare il film, nella capitale tedesca, alcuni dei protagonisti di questa esperienza: registi ed attori che hanno preso parte ad un altro dei passi della rivoluzione che attende il cinema.
“I risultati mi hanno molto colpito – ha detto Ennio Fantastichini, protagonista, insieme a Maddalena Maggi e Claudio Santamaria di Appuntamento al buio. “Io amo molto la luce, i direttori della fotografia ed è stato proprio il modo nel quale si lavora con la luce ad avermi affascinato. Se c’è una cosa che mi ha colpito è proprio questa velocità dell’illuminazione, che si traduce nella possibilità di girare molto più velocemente. I controcampi, per esempio, oggi si possono fare in maniera più rapida, c’è quasi continuità. Ed anche se la continuità mi fa paura, pare di tornare al teatro, lo trovo molto interessante”.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Fantastichini anche Anita Caprioli, interprete de Il sorriso di Diana: “Con le luci notturne o fioche gli effetti sono sorprendenti. Forse c’è qualcosa da aggiustare quando si gira con illuminazioni molto forti, con la luce del sole. Io amo molto tutto quello che è avveniristico, e mi ha affascinato questa esperienza anche se il lavoro dell’attore rimane sostanzialmente uguale sia di fronte alla pellicola che a una macchina digitale. Mi è molto piaciuto invece l’avere interagito – nel mio corto – con degli animaletti virtuali, l’ho trovata una magnifica esperienza”.
Un po’ più scettico appare Luca Zingaretti (Una specie di appuntamento): “Era la prima volta che mi trovavo a lavorare con il digitale, ma la cosa che più mi ha interessato è stata l’esperienza del corto, in Italia poco sfruttata. È una palestra fantastica per i giovani. Io comunque sono ancora affascinato dal rumore della macchina da presa. Qui è diverso, è l’attore che parte non c’è la tradizionale frase “Motore, azione!”. Bisogna aspettare alcuni secondi e in quei secondi puoi perdere la concentrazione”.
“Quando ho scritto la storia – ha detto Hebert Simone Paragnani il regista di Appuntamento al buio – non ho pensato al fatto che l’avrei girata con queste nuove macchine, e un po’ mi dispiace perché avrei potuto forzare alcune scelte. Il mio primo cortometraggio era stato girato in 35 millimetri, e ne avevo sentito la pesantezza, soprattutto in fase di post produzione. Ora è molto più facile intervenire, modificare luci e colori, ma bisogna sempre tenere presente che il più importante effetto speciale sono sempre gli attori”.
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