Nuits d’été, come nascondere la guerra sotto un vestito da donna

Il regista francese Mario Fanfani esordisce nel lungometraggio esplorando la società borghese transalpina degli anni '50


VENEZIA – “Tutto è partito da un libro di fotografie intitolato ‘Casa Susanna‘ realizzato da due artisti newyorchesi che, alla fine degli anni ’50, hanno ritratto degli uomini travestiti mentre erano intenti in attività quotidiane. Erano delle foto potenti e misteriose attorno a cui ho deciso di costruire questa storia”. Il risultato è Nuits d’été, il film presentato ai Venice Days con cui il regista francese Mario Fanfani esordisce nel lungometraggio e esplora la società borghese transalpina degli anni ’50, quando in apparenza si poteva essere perfetti uomini di famiglia e, nell’ombra, vivere una seconda vita da travestito, mentre l’incubo delle guerre – le ferite ancora aperte di quelle mondiali e quella di Algeria in atto – minacciava l’equilibrio esistenziale.

La coppia dalla facciata irreprensibile è formata da Hélène (Jeanne Balibar) e Michel (Guillaume de Tonquédec), senonché quest’ultimo in segreto si traveste da Mylène e incontra Jean Marie/Flavia (Nicolas Bouchaud). “Gli anni ’50 erano un periodo – ci ha detto il regista – in cui il ruolo maschile e femminile erano nettamente definiti e durante il quale poteva accadere che gli uomini dopo la guerra, considerata la massima espressione della mascolinità, cercassero sollievo nel travestitismo. Ma queste persone superavano la barriera di genere in modo molto particolare: si trasformavano in donna, ma secondo un modello femminile reazionario, quello della donna di casa. Erano contemporaneamente anticipatori e ritardatari”.

Tra gli spunti di riflessione di Nuits d’été c’è dunque un’analisi della distanza tra la questione di genere oggi e negli anni ’50, attraverso il corpo di un attore francese “che ha qualcosa di Jack Lemmon – sottolinea Fanfani – e risulta così convincente proprio perché ha un fisico da Signor Qualunque”. In equilibrio tra dramma funestato dagli echi della guerra e momenti comici, il film è anche un tuffo in un’epoca “realizzato grazie alla scelta accurata dei costumi – spiega il regista – ma anche dei dialoghi, per i quali è stato inventato un gergo specifico”.

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