Nicchiarelli e Quatriglio sul gender gap

Si è svolto oggi il primo dibattito About Women, dedicato alle donne e al loro ruolo nella società e nel lavoro, promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, con la collaborazione di Events2B


VENEZIA – Si è svolto oggi il primo dibattito About Women, dedicato alle donne e al loro ruolo nella società e nel lavoro, promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, con la collaborazione di Events2B, con il Patrocinio della Regione Veneto. L’attenzione è particolarmente focalizzata sui temi del “salary gap” e su quello delle discriminazioni di genere in ambito cinematografico e professionale. L’iniziativa raccoglie il testimone di quei movimenti che negli ultimi tempi hanno scosso le coscienze nel mondo della settima arte, dando voce a discriminazioni e soprusi subiti dalle donne. Dalle quote rosa in politica e nelle aziende, alla parità dei diritti a tutela della maternità, alle uguali opportunità di lavoro e di salario, al doveroso rispetto della persona. Sono solo alcuni dei temi trattati dalle intervenute, tra cui Anna Maria Bernini, politica e senatrice; Emma Petitti, assessore al Bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità della Regione Emilia Romagna; Alessandra Zedda, politica, Regione Sardegna; Linda Gilli, presidente e amministratore Delegato di Inaz Srl.

La giornalista Tiziana Ferrario, che ha moderato il dibattito, è partita dai dati: “Secondo l’Istat in Italia lavorano il 49% delle donne, mentre in Europa sono il 62%. Siamo il fanalino di coda. Gli economisti ci dicono che la parità aumenterebbe il nostro PIL, quindi migliorare la vita e aumentare il benessere delle famiglie”.

Susanna Nicchiarelli ha analizzato l’accesso alla professione: “Nelle scuole di cinema le domande al corso di regia di donne sono solo il 20%. C’è un problema di visibilità. Le donne non pensano di poter diventare registe, perché mancano i modelli. Bisogna farsi vedere, ispirare. Il rischio è di essere invisibili. L’importante oggi è parlare, comunicare. La discriminazione è subliminale”. Costanza Quatriglio ha raccontato: “Una volta un bambino mi ha detto di non aver mai visto un regista femmina. Fare la regista è un atto di coraggio. Io l’ho fatto con un po’ di incoscienza. Questo è un mestiere che si fa in condivisione, ci va coraggio. Troppe volte questa professione viene delegittimata. Linda Gilli: “Poche donne diventano manager. E purtroppo ci sono gap salariali. Ma affermarsi vuol dire valorizzare se stesse, sostenendo anche meglio la famiglia. Dobbiamo lavorare insieme agli uomini, per creare condivisione e armonia”.

 Anna Maria Bernini: “Le donne vengono spesso attaccate anche rete. Dietro a uno schermo sono tutti leoni da testiera. In alcune realtà è stata raggiunta una parità, in altre bisogna lavorare ancora molto. I problemi sono noti a tutti. Sull’insulto c’è poco da fare, alcuni scaricano così la loro frustrazione. Voglio rispetto, restando me stessa. In politica per tanti anni hanno lavorato in una situazione di minoranza, unendosi. Oggi sono molte di più. Ma i numeri non corrispondono al loro peso decisionale. La mia soluzione è culturale. In America il problema non si pone, perché la parità è acquisita. Bisogna educare i bambini, partendo dalla famiglia e dalla scuola. L’obiettivo è eliminare gli stereotipi di genere. Sia nel privato che nel pubblico servono supporti alla maternità, per permettere alle mamme di tornare a lavorare”. Alessandra Zedda: “I casi di violenza e femminicidio aumentano di giorno in giorno. In Sardegna abbiamo varato all’unanimità una legge che tutela le vittime. Serve una rivoluzione culturale che vogliamo parta dalla famiglia e dalle scuole. Servono luoghi di accoglienza. Le istituzioni devo intervenire, con accordi e protocolli. Bisogna supportare il reinserimento lavorativo. Questa deve diventare una legge a livello nazionale”. Emma Petitti: “Serve una nuova consapevolezza, una trasversalità politica che va oltre il colore. Abbiamo bisogno di investimenti. In Emilia Romagna si è investito tantissimo sui centri educativi. Abbiamo il 63% di occupazione femminile. Queste non sono solo questioni femminili, ma riguardano tutti”.

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03 Settembre 2018

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