Quattro omosessuali (due uomini e due donne) decidono di sposarsi tra di loro invertendo le coppie: l’amica omosessuale sposerà l’amico omosessuale, e i due compagni si sposeranno tra di loro, per ottenere il diritto alle genitorialità. Questa l’idea di base di Sarebbe stato facile, opera prima del comico toscano Graziano Salvadori, prodotta da Mediterraneo Productions e in uscita il 26 settembre in 20 copie.
Commedia leggera che sfocia nel mélo soltanto in fase finale, casca a fagiolo in un momento in cui perfino il Vaticano, con le dichiarazioni di Papa Francesco, sembra aprirsi alla problematica: “’Chi sono io per giudicare un gay’, ha detto il papa – sottolinea il regista e interprete Salvadori – è stata una delle frasi più belle che ho sentito negli ultimi tempi. L’idea del film mi è venuta una sera che ero a cena con un mio amico omosessuale. I miei bimbi stavano facendo un gran casino e io li ho sgridati. Lui mi ha ripreso, dicendomi che dovevo stare più attento a non farli rimanere male, che ero fortunato a poter avere dei bambini. Non serve una legge sull’omofobia, serve insegnare ai figli fin da piccoli che esistono tanti tipi d’amore”. Salvadori, come Carlo Conti, Pieraccioni, Ceccherini e tanti altri esempi di comicità toscana, viene dalla scuola del programma Vernice Fresca, varietà televisivo di grande successo andato in onda negli anni ’90 su Teleregione Toscana, e origine anche del suo partner di recitazione nel film, Niki Giustini. “Abbiamo scritto un po’ tutto insieme – continua Salvadori – nella sceneggiatura non ci sono battute perché sapendo di lavorare con comici di prim’ordine sapevo che ce le avrebbero aggiunte loro. Da Katia Beni a Mario d’Imporzano, famoso vignettista del ‘Vernacoliere’ che ha recitato e anche scritto parte del suo personaggio, un prete gesuita”.
La tematica, per un’opera prima, non è delle più semplici: “Mi sembrava un tema importante – conclude Salvadori – mi scrivo i film da solo, mi faccio anche i provini e mi piaccio. Ne avevo due già pronti, Le farfalle hanno le ali e Parliamone, ma ho scelto questo perché ritengo che il tema dell’omosessualità non sia ancora stato trattato in maniera consona. Il vizietto è un grande capolavoro, ma visto oggi mi sembra un po’ pesante e irrispettoso. Del resto la superficialità è in ciascuno di noi, specie nei piccoli paesi. Si sceglie sempre il bar con la barista scollata piuttosto che quello col barista gay. C’è anche tanta ipocrisia. A via Traversania a Viareggio ci saranno trenta o quaranta transessuali, e tutti si divertono ad andare a prenderli in giro. Ora, mi pare strano che questi trans restino lì sulla via solo per farsi prendere in giro. Sicuramente qualcuno si fa un ‘secondo giro’, quando nessuno vede, chiedendo la prestazione e pagando il servizio”.
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