Natalie Portman: “Todd Haynes è a suo agio con l’ambiguità”

A colloquio con l’attrice, protagonista insieme a Julianne Moore di 'May December', film candidato all’Oscar in uscita il 21 marzo nelle sale italiane. "Tra i miei riferimenti Natalia Ginzburg ed Elena Ferrante"


“È stata una cosa bellissima realizzare un film indipendente diretto da Todd Haynes. È sempre stato un mio sogno poter lavorare con lui. Sono sempre stata un’ammiratrice, follemente innamorata del suo lavoro”. A quasi un anno dall’anteprima a Cannes, Natalie Portman torna a parlare con la stampa italiana del suo ultimo film, May December, in arrivo nelle italiane dal 21 marzo con Lucky Red e in anteprima il 16 marzo all’apertura del Bif&st di Bari. Un film “con un piccolo budget, girato in appena 23 giorni”, ma che ha convinto un po’ tutti, facendo collezione di premi in giro per il mondo fino alla candidatura agli Oscar 2024 per la miglior sceneggiatura originale.

Proprio quel copione, scritto in maniera “delicata e sottile” da Samy Burch, che la stessa Portman ha consegnato ad Haynes, acclamato regista di film come Lontano dal paradiso e Carol: “Gli ho sempre mandato idee, ma finora non c’era stata l’opportunità di collaborare. Sono stata felicissima quando lui ha risposto con entusiasmo e interesse a questa sceneggiatura. Per nessun altro sarebbe stato possibile realizzare un film in queste condizioni, ma Todd ha una tale visione, una tale capacità di leadership, che invece di farci sentire come se non avessimo tempo e soldi, al contrario, la sensazione è che avessimo tutto il tempo e che non avessimo limiti. È stato così bravo e capace nello strutturare ogni singola inquadratura, in maniera così precisa, che pensavamo di avere tutto il tempo che volevamo e anche la libertà creativa per potere dare il meglio di noi stessi. Era come partecipare a uno sprint: dovevamo dare tutto, subito e bene”.

May December si ispira alla storia vera di Mary Kay Letourneau, insegnante statunitense arrestata per avere avuto rapporti sessuali con un 13enne, con il quale, dopo avere trascorso anni in prigione, ha creato una famiglia. Nel film Portman interpreta Elizabeth, un’attrice che vuole studiare il ruolo del suo prossimo film, entrando nella vita della persona reale da cui è tratto. Quella persona è Gracie (Julianne Moore), una donna sessantenne che vive con il marito 36enne Joe (Charles Melton) e con i tre figli, la prima dei quali nata da una relazione illegale, visto che all’epoca Joe era solo un ragazzino.

“Essere un’attrice che interpreta un’attrice che deve interpretare un altro personaggio è stato molto stimolante. – dichiara Portman – Il mio modo di approcciare il ruolo è molto diverso da quello di Elizabeth nel film. Il rischio che si corre è quello che correte a volte anche voi giornalisti, cioè quello di interferire con la storia che state raccontando. Il rischio, dal punto di vista etico e morale, di ferire le persone che state cercando di rappresentare. Elizabeth non fa granché per evitarlo”.

La grande efficacia drammatica di May December sta proprio nel triangolo che si genera tra i tre protagonisti, in un ambiguo gioco di rispecchiamenti, in cui le due donne si scambiano spesso il ruolo di vittima e carnefice ai danni di un sempre più spaesato Joe. “Todd sembra trovarsi a suo agio con l’ambiguità. – rivela Portman – Spostando sempre l’asse d’identificazione del film, la persona che ti guida nel paesaggio di emozioni è sempre diversa. Gli piace provocare lo spettatore, scuoterlo. La storia che vediamo raccontata ha molto di umano, perché non è chiaro ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, nella realtà le situazioni non sono mai così evidenti e chiare. Nei suoi film entrambe le parti hanno sempre un po’ ragione, ma hanno anche un po’ torto”.

Un ruolo come quello di Elizabeth ha fatto riflettere molto Natalie Portman sul suo ruolo nella società. Proprio lei che si è sempre distinta per il suo impegno politico “Per me essere attrice è una specie di esplorazione dell’empatia. Cercare di entrare nella vita di una persona è entrare anche nel suo cuore, in maniera empatica. Non è poi così diverso dall’essere interessata alle cause politiche, cercando in qualche modo di aiutare gli altri. Sono stata molto interessata ai diritti delle donne, all’eguaglianza. Una fonte d’ispirazione molto grande sono stati i libri di alcune scrittrici italiane come Natalia Ginzburg ed Elena Ferrante, che sono state in un certo senso centrali nella mia riflessione riguardo a queste questioni”.

“Essere un’attrice vuol dire potere vivere molte vite ed essere molte cose diverse, – conclude – da attrice hai modo di sperimentare mentre le persone seguono un solo percorso, puoi mettere le mani in pasta con diverse cose e testare la vita degli altri. Puoi esplorare tutti i ‘What if’ della vita. Penso che sia una grande fortuna. A volte non scelgo neanche consapevolmente, voglio sempre sperimentare cose nuove e quindi poi mi trovo invischiata in cose improbabili come quella di avere una squadra di calcio femminile”.

 

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24 Febbraio 2024

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