Esce il 1 ottobre in 40 copie (di cui 20 distribuite sul circuito campano), il film di Sergio Assisi A Napoli non piove mai, piccola commedia sentimentale partenopea, con Valentina Corti e lo stesso regista nei panni del protagonista. Il film è prodotto da Quisquilie, una società alla prima esperienza di produzione come del resto il regista, già attore, che qui esordisce dietro la macchina da presa. “Ho pensato che a quarantatré anni – dice Assisi – fosse ora di provarci. In questo paese a 40 sei giovane, hai appena iniziato. Credo che sia un film con più livelli, c’è tanta poesia e ci sono tanti riferimenti e citazioni, che possono essere colti in maniera conscia o meno, dal nome del politico sul manifesto che ricorda i film di Totò all’alternanza di foto alla chiesa delle ‘Cape morte’ con i bambini che giocano a calcio, come a creare un trait d’union tra vita e morte. Ho cercato dei rimandi al mondo dell’arte e delle cose belle e al lato chiaro di Napoli, che ormai è fin troppo spesso associata, cinematograficamente, ai suoi elementi negativi, Camorra e immondizia. Ci sono, per carità, ma c’è anche la Napoli bella. C’è sempre un po’ di autobiografia nei primi film, vedremo cosa mi esce fuori per il secondo. Volevo una protagonista milanese ma alla fine la romana Valentina mi ha convinto con la freschezza e la velocità dello sguardo”.
“Ho interpretato Sonia come una donna solare e indipendente – dice l’attrice – che non abbandona sogni e aspirazioni. E si innamora di Barnaba perché anche lui è un bambinone e sognatore. In fondo loro due e il terzo personaggio, quello di Ernesto Lama, si incontrano perché sono tre sfigati presi dalle loro sindromi. Lei ha quella di Stendhal, lui quella di Peter Pan, il terzo quella dell’abbandono, è depresso e si vuole suicidare”.
Importante e di livello l’apporto alla soundtrack del maestro Louis Siciliano, che dichiara: “Ho lavorato sulle sfaccettature della quotidianità e intorno a questi grandi attori. Ci sono in effetti molti livelli di interpretazione e questo mi ha ispirato anche nelle musiche. Io vivo tra Parigi, Londra, Milano, New York e Varsavia ma Napoli resta il mio centro, cuore e radice culturale. Ho sintetizzato duecento anni di musica napoletana, inserendo anche elementi operistici perché il film è molto teatrale. C’è dentro anche Rossini. In un brano ho simulato la voce di un castrato, per omaggiare Farinelli. I grandi cantanti partivano da Napoli alla conquista del mondo. E poi il mandolino, amato veramente in ogni paese, fino al lontano Oriente, alla Cina. Dovevo assolutamente inserire questo strumento nostrano meraviglioso, che ad esempio era stato usato molto bene anche da Nino Rota. Quando si parla di musica italiana all’estero non pensano certo ai grandi cantautori, pensano a ‘Torna a Surriento’ e ‘O’ Sole mio’. Quella è la vera musica internazionale, che piace”.
Nel film anche un’apparizione di Francesco Paolantoni.
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