Mancano solo Margherita Buy e Silvio Orlando, la coppia che scoppia nell’Italia del magnifico cinquantenne. Nanni Moretti rilassato (anche per gli ottimi incassi della prima giornata) e insolitamente disponibile è accanto a Jasmine Trinca, Angelo Barbagallo, gli sceneggiatori: siamo a Milano, al Cinema Anteo, per la prima uscita pubblica del regista romano dopo l’anteprima del suo attesissimo film, Il Caimano. La platea di morettiani dedica una lunghissima standing ovation al suo beniamino e poi parte con le domande.
Perché non è lei il protagonista, ma Silvio Orlando?
Spesso ho pensato che prima o poi avrei scelto un attore diverso da me: un protagonista di età diversa o una protagonista femminile. Mentre stavamo scrivendo il film, gli sceneggiatori si sono accorti che lavoravo sulle battute come se le pronunciasse Silvio Orlando. Ed era vero. Orlando è un fuoriclasse. Se gli affido la parte, pensai, sarò meno coinvolto e potrò occuparmi meglio del film, sarà tutto più facile. Il mio coinvolgimento, invece, non è mai diminuito. Ho fatto il provino a Orlando, anche se non era necessario. Una sera, mi chiama Barbagallo e mi dice: ‘Mi ha telefonato Silvio, dice che se non avrà questa parte s’ammazza’. Lo chiamo e gli dico di non prenderla così. E lui: ‘Scegli liberamente, per carità. Se viene un attore straniero, non c’è problema. Se decidi di fare tu la parte, sono felice. Ma se il protagonista è italiano e non sono io, mi ammazzo. Però decidi liberamente.
I Berlusconi del “film nel film” sono tre, De Capitani, Placido e Moretti. Era prevista la sua apparizione finale o è stata una scelta dell’ultimo minuto?
Non l’ho detto a nessuno, ma l’avevo deciso subito. Soltanto Jasmine, Margherita e Orlando avevano la sceneggiatura completa. Volevo un colpo di scena. Tutti credevano che il film si sarebbe fermato al momento in cui la regista dice: motore, azione!
Perchè è proprio lei il Caimano che pronuncia le parole finali, dopo la sentenza?
Per creare un forte spiazzamento. Chi si occupa di cronaca giudiziaria sa che sono battute pronunciate dal Presidente. Ma con la mia faccia si distaccano dalla persona che le ha pronunciate, ed emerge più forte il contenuto culturale di quelle espressioni. Questo è soltanto un film. Non sposterà un solo voto, perché tutti più o meno hanno già deciso. E non è un film ‘su’ Berlusconi.
E’ sempre convinto che sia opportuna l’uscita a due settimane dalle elezioni?
La data di uscita l’ho decisa un anno e mezzo fa quando ho annunciato il film: ci sono le dichiarazioni sui giornali che lo confermano. Non mi faccio condizionare da queste cose. Sia Aprile che La stanza del figlio sono usciti alla fine di marzo. E se ci fossero state le elezioni anticipate? Avrei anticipato il film? O forse dobbiamo dare credito a quell’eminente leader dell’Unione che vedrà il film soltanto dopo le elezioni. Per caso teme di restare influenzato e cambiare idea?
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