Le figure femminili segnano uno degli aspetti di maggiore evoluzione nel cinema di un autore che ama ripetersi e ne ha fatto una cifra stilistica consapevole.
E così anche nel suo film più recente, Il sol dell’avvenire, c’è un personaggio, quello interpretato da Barbora Bobulova, ovvero la sartina comunista che mette in discussione la scelta del Partito Comunista Italiano rispetto ai fatti d’Ungheria, che rompe le righe e contesta, anche la scelta di un film politico e non romantico. E c’è un altro personaggio, quello della moglie del regista Giovanni, produttrice impegnata su un set, interpretata da Margherita Buy che vuole cambiare i termini della relazione con il marito e anche rompere il matrimonio con un uomo graniticamente attaccato ai suoi rituali e con cui è impossibile parlare davvero. Ma c’è anche una giovane figlia (Valentina Romani) che ironizza su di lui e che lo spiazza con la scelta di un partner molto più anziano.
Le donne, nel cinema di Nanni Moretti, ormai splendido settantenne, vanno dalla proiezione fantasmatica di Bianca (1984) alle donne soggetto, in grado di prendersi la scena o almeno una parte di essa, dei film più recenti.
La vera e propria svolta è segnata in qualche modo dal suo film più personale, Caro diario (1993). Con questo film e con Aprile, in cui compare la moglie Silvia Nono nel ruolo di se stessa e in cui vengono raccontati in un intreccio di privato e politico tipicamente morettiano la nascita del figlio Pietro (il 18 aprile) e le elezioni politiche anticipate, tutto cambia. E con gli anni Duemila, fanno il loro ingresso nel suo cinema così autoriale e autoreferenziale gli sceneggiatori, anzi soprattutto le sceneggiatrici a sottolineare una tabella di marcia davvero diversa.
Francesca Marciano, Federica Pontremoli e Valia Santella sono le coautrici del Sol dell’avvenire: Marciano qui è la new entry mentre le altre due hanno lavorato anche a Tre piani, l’unico film non da un soggetto originale ma ispirato al romanzo di Eshkol Nevo.
Mia madre è stato sceneggiato da Valia Santella con le scrittrici Gaia Manzini e Chiara Valerio, Habemus papam da Pontremoli con lo scrittore Francesco Piccolo come pure Il caimano, infine il magnifico La stanza del figlio – Palma d’oro a Cannes – si deve alla penna e alla immaginazione di due sceneggiatrici di estrema sensibilità come Linda Ferri e Heidrun Schleef.
Nell’universo Moretti le figure femminili – presenze dai nomi ricorrenti come Silvia e Valentina – via che Nanni si avvicina alla maturità tendono a distaccarsi dall’epicentro egocentrico e fagocitante della narrazione e trovano configurazioni autonome, a volte sorprendenti.
E le attrici danno un contributo decisivo a questo quadro che viene costantemente rimesso a fuoco. Sono attrici a cui Moretti si affeziona, che ritornano da un progetto all’altro, che fanno parte della “famiglia” e che vediamo tutte – con l’eccezione di Laura Morante – nella sfilata ai Fori che conclude Il sol dell’avvenire. La Jasmine Trinca scoperta con La stanza del figlio e ritrovata ne Il Caimano, l’Alba Rohrwacher di Tre piani, la Mariella Valentini indimenticabile giornalista ingenua e importuna di Palombella rossa (quella de “le parole sono importanti”), dove c’era anche Asia Argento nel ruolo della giovanissima figlia di Michele Apicella, la Giulia Lazzarini anziana e malata genitrice di Mia madre. E poi, naturalmente, c’è Margherita Buy, in pratica il suo alter ego femminile: con un doppio ruolo ne Il Caimano, la giustiziera senza pietà Aidra e la ex moglie del produttore Bruno Bonomo (Silvio Orlando, altro attore ricorrente, icona del cinema di Moretti), quindi psicoanalista del pontefice in Habemus Papam più brava ed efficace del marito psichiatra, quindi la regista e sorella di Giovanni in Mia madre, infine la moglie magistrato posta di fronte a un dilemma morale in Tre piani. E di sicuro la galleria di donne di Nanni si arricchirà ulteriormente nelle prossime puntate.
di Cristiana Paternò
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