Lodo è un ventenne con grandi sogni, dubbi, paure e ha un rapporto conflittuale con il padre. Mentre Libero è un uomo di mezza età, una rockstar in forte crisi creativa e in attesa, più che in cerca, del grande rilancio. Due personaggi interpretati da Lorenzo Zurzolo e Giovanni Calcagno, protagonisti di Morrison, film diretto da Federico Zampaglione – frontman de I Tiromancino – e liberamente tratto dal suo romanzo Dove tutto è a metà (edito da Mondadori), scritto insieme a Giacomo Gensini.
Il film, girato in piena pandemia, è in arrivo nelle sale cinematografiche dal 20 maggio distribuito da Vision Distribution.
Morrison si apre con un’inquadratura di Roma, di notte, dall’alto, che guarda al Lungotevere e mira dritto verso un locale, un piccolo pub in cui una giovane band si sta esibendo. Una voce fuori campo introduce al leggendario Morrison, il locale appunto, che ha permesso a vari gruppi musicali nel tempo di affermarsi ed esordire sulla scena nazionale. Qui Lodo e i suoi amici, i MOB, si stanno giocando il futuro, in attesa che un discografico o un critico o semplicemente un buon numero di spettatori si accorga di loro. Sono giovani, credono nella musica ma soprattutto di questo vogliono vivere “da grandi”.
Un giorno, casualmente, la strada di Lodo incrocia quella di Libero Ferri, ex rockstar dalla carriera ingolfata, ferma, sospesa. Libero vuole ritrovare la creatività e la passione di un tempo ma non ci riesce e finisce con l’isolarsi, anche delle persone più care, rinchiuso nella sua villa lussuosa piena di ricordi appartenenti a un successo che non ha più. Lodo e Libero sono due persone molto diverse tra loro, con obiettivi e visioni differenti, nessuno è allievo o maestro, anche se così può sembrare al principio… Due solitudini si incontrano e tra loro si crea un legame, un’alchimia, per via di una passione comune, la musica. “Lodo ha difficoltà a relazionarsi con chiunque però con Libero si sente per la prima volta capito e accettato. Imparerà molto da questa relazione”, afferma Lorenzo Zurzolo.
A lui si aggiunge Giovanni Calcagno, che riflette come: “Nonostante la differenza di età non c’è nessun gap generazionale tra Libero e Lodo, perché si riconoscono subito, sentono subito le stesse passioni”.
Morrison è infatti un confronto tra generazioni, in cui tutti hanno da imparare, crescere e migliorare. Ci sarebbe da chiedersi quanto di Zampaglione ci sia in Lodo e quanto in Libero. Su questo aspetto è lo stesso Calcagno ad affermare: “credo di essere una parte di Federico in questo film, quella parte inondata della sua esperienza”.
Morrison in questo film è un nome di finzione ma fa riferimento a un luogo esistente. Federico Zampaglione non fa altro che rievocare i suoi tempi e quelli brillanti del Lian, club che tuttora è lì fermo sulle rive del Tevere. E facendo riferimento al Morrison, il regista ammette: “in quel locale c’è tutta la mia vita, riassume tutti i posti dove ho suonato e ascoltato musica”.
Morrison di Federico Zampaglione può essere definito come un omaggio alla musica autentica, sanguigna, che oggi forse un po’ manca.
Fanno parte del cast del film anche Carlotta Antonelli (Bangla, Suburra – La serie), Giglia Marra (Una serata speciale, Squadra antimafia – Palermo oggi), Riccardo De Filippis (Giorni, Romanzo criminale) e Adamo Dionisi (Suburra, The Shift), oltre due camei di Ermal Meta e Alessandra Amoroso.
La produzione è di Pegasus Entertainment e QMI in collaborazione con Vision Distribution, Sky e Amazon Prime Video.
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