190 lungometraggi e ben 31 italiani, tra cui sette opere prime, due donne esordienti in concorso: Monica Stambrini che dal romanzo di Elena Stancanelli ha tratto Benzina, e Carola Spadoni che ha terminato il suo attesissimo Giravolte (storie romane), film dalla vicenda produttiva tortuosa, dove Raz Degan, Dreena De Niro (la figlia di Robert), Alberto Grifi e Victor Cavallo (attore feticcio della Spadoni, qui purtroppo nella sua ultima apparizione) si perdono nella notte romana, non quella patinata del Colosseo o di Piazza di Spagna, ma quella viva e nervosa che si nasconde tra gli argini del Tevere, Porta Portese o i Mercati Generali.
Ma Torino non è solo l’ufficialità del concorso, è cinema al lavoro: nel documentario di Daniele Gaglianone su tre lenti imbianchini che colorano di blu un palazzo apparentemente disabitato; nei situazionismi di Monica Repetto e Pietro Balla; dietro i tifosi del Napoli messi in scena da Vincenzo Marra (reduce dai successi lagunari) ed i Garrincha di Paulo Cesar Saraceni, così come nei corti di Giuseppe Gaudino o Fabio Segatori.
Torino è il riscoprire un “cinema novo”, ossia autori che dall’America Latina trovano finanziamenti e suggestioni qua in Italia. Oltre a Saraceni, Julio Bressane che racconta i giorni di Nietzsche in Italia. Ed al loro fianco altri autori che a quelle suggestioni si riferiscono: Tonino De Bernardi, che a Torino ci vive, ma che per raccontare la nostra realtà gira con macchina digitale sempre accesa per le strade brasiliane (Ruas de Sao Paolo) o che indaga l’amore tra Roma e Napoli e le campagne laziali, in un triangolo che è sia di paesaggi che di corpi; e poi Silvano Agosti che si confronta con la ragione pura, o l’imperdibile omaggio a Jean Marie Straub e Daniele Huillet, curato da Enrico Ghezzi e Roberto Turigliatto.
E poi, ancora, Gianni Minà con Maradona, Fernanda Pivano presente in due lavori, Ciprì e Maresco e Daniele Segre assieme all’ex porno divo Rocco Siffredi protagonista di Amorestremo di Maria Martinelli. O Cecilia di Antonio Morabito che da un suo corto premiato alla scorsa edizione del festival ha tratto la storia realistica e ridicola di una famiglia di fronte alla fuga della figlia.
Un percorso complesso e carico di contraddizioni, dove si trovano Francesca D’Aloja e Stefania Rocca accostate a Elisabetta Sgarbi (con Belle di notte, curioso ed intrigante incontro tra il fratello – e ministro – Vittorio e Luciano Emmer) e Carlo Lizzani con il suo Roberto Rossellini. Fino ai carcerati di San Vittore coordinati da Davide Ferrario, ai 99 Posse, o alle immagini del Genoa Social Forum raccolte da Marco Giusti, Sal Mineo e Roberto Torelli.
È questo il più chiaro segnale della rinascita del cinema italiano. La presenza disordinata di mille modi di raccontare le immagini. Il resoconto di un cinema che non si stanca di esplorare le diverse forme, che cerca anche fuori dai propri confini idee ed autori. Testimonianza di un risveglio che non coinvolge solamente gli “artisti”, ma si confronta con il mercato, con le produzioni che hanno un po’ meno paura di rischiare, che lentamente aprono gli spazi anche alle opere meno commerciali, trampolino di lancio per sguardi inattesi, nella fiction e nel documentario.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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