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“Ogni volta che ci si mette in pubblico bisogna avvertire la responsabilità di quello che si fa, sapendo che, necessariamente, produrrà anche un effetto di natura politica” spiega Toni Servillo nell’intervista con Fulvia Caprara de La Stampa. “L’impegno del recitare significa offrire allo spettatore l’occasione di riflettere su alcuni grandi temi.” Come nel caso del suo ultimo film Iddu diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza dal 10 ottobre al cinema: “Non si può cercare il silenzio su certi argomenti”.
Non si riferisce ai grandi eroi dell’epica Martin Scorsese ma ai piccoli eroi del quotidiano di Paisà, Roma città aperta, Sciuscià e Ladri di biciclette di De Sica e Rossellini. In Italia per ricevere il Premio Stella della Mole al museo del cinema di Torino e per seguire come produttore esecutivo un documentario sui naufragi nel Mediterraneo nel primo e secondo secolo dopo Cristo, spiega: “Avevo cinque anni. Era il 1948 e i vostri film venivano trasmessi in tv il venerdì sera per la comunità italo-americana di New York. Sul quel piccolo schermo in bianco e nero, passavano film che lasciavano affiorare un altro tipo di realtà. Il cinema di De Sica e Rossellini mi sconvolse come un’epifania, una verità profonda che mi veniva rivelata. “Guardando osservavo le reazioni dei miei familiari, i loro commenti in siciliano, le lacrime sui loro visi. Quei personaggi sullo schermo eravamo noi” riporta La Stampa.
Come riporta Daniela Cotto de La Stampa, il documentario sarà presentato il 18 ottobre al Festival del Cinema di Roma. Negli anni ’70, la Valanga Azzurra ha rivoluzionato lo sci mondiale, trasformando uno sport d’élite in una disciplina popolare. Il docufilm La Valanga Azzurra, diretto da Giovanni Veronesi, racconta la storia della squadra italiana, capitanata dal silenzioso Gustavo Thoeni e dal ribelle Piero Gros. Attraverso immagini inedite e testimonianze, il film ripercorre le vittorie e le rivalità interne, celebrando l’amicizia e lo spirito di competizione che univa il gruppo.
Ospite al 20° Zurich Film Festival dove ha ricevuto il prestigioso Golden Icon Award alla carriera, l’attrice premio Oscar racconta il suo nuovo nei panni della fotografa di guerra Lee Miller dal titolo Lee, che segna l’esordio alla regia di Ellen Kuras. Come spiega Alessandra De Luca su Avvenire, il film che rende omaggio alla Miller, racconta i dieci anni della fotografa: “È stato subito chiaro che sarebbe stato impossibile realizzare un biopic vero e proprio. Il film si concentra su dieci anni della vita di Lee, i più significativi, e abbiamo quindi necessariamente lasciato fuori la prima parte della sua esistenza e l’ultima” spiega Winslet. “Le sue fotografie di guerra sono uniche perché era una donna e decise di puntare l’obiettivo non su quello che gli uomini di solito fotografavano, i soldati e la battaglia, ma su ciò che era nascosto dietro le quinte, immortalando le vittime, donne e bambini.”
“Era finito sul lastrico, il commercialista lo aveva truffato, spendeva troppi soldi ed era “costretto” a girare film orrendi pur di sanare i debiti” scrive Alessandra Menziani di Libero. Nella sua autobiografia, appena uscita “Sonny Boy” edita da Penguin Random House, l’attore 84enne parla di tutto: “Jack e Jill. È arrivato in un momento della mia vita in cui ne avevo bisogno, perché è stato dopo aver scoperto che non avevo più soldi. Il mio commercialista era in prigione e avevo bisogno di fare soldi rapidamente. Così ho accettato”.
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Tra le pagine dei giornali oggi una rocambolesca lite tra Vanzina e Eastwood per un parcheggio, l'accusa di Variety contro la serializzazione a Hollywood, un'intervista a Paola Minaccioni e il doc di Giovanna Gagliardo su Cesare Pavese
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