Medio Oriente, Maghreb e Golfo in cifre


L’arrivo di una nuova generazione di giovani filmmaker sta rivoluzionando gli equilibri del settore audiovisivo nei paesi dell’area mediterranea, del Medio Oriente e del Golfo. Questo è quanto si evince dai dati diffusi da Media Consulting Group in occasione del World Forum on strategy and finance for cinema, tavola rotonda sui rapporti tra Europa e Medio Oriente che si è tenuto al Mercato del Film di Roma.

 

Nell’area mediterranea, il settore è altamente frazionato. Gli accordi di cooperazione internazionale, così come i dati statistici, sono piuttosto rari.

Ma in Algeria, Palestina, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Siria, Tunisia e Turchia, sta emergendo un mercato molto promettente, con una popolazione giovane che sarà molto probabilmente in grado di trovare lavoro nel campo dell’audiovisivo.

I dieci paesi hanno una popolazione totale di 263 milioni di abitanti, il 34% dei quali è sotto l’età dei 14 anni e il 40-45% sotto i 25.
C’è dunque, stando ai dati demografici, una forte e costantemente crescente domanda per tutti i nuovi prodotti e servizi dell’audiovisivo.
Anche la popolazione del Medio Oriente è mediamente molto giovane, e la più giovane generazione di filmmaker sta esportando i propri servizi. Sempre più spesso, i giovani creativi fanno film all’estero e costituiscono un’audience attenta ai prodotti audiovisivi che vengono dal loro paese d’origine.

Ci sono molti professionisti del Mediterraneo che vivono in Europa e sono già preparati al mercato internazionale, come Faith Akin, Nadir Moknèche, Joseph Fares e Ferzan Ozpetek.
Il cinema arabo è dominato dall’Egitto, la terza più antica industria cinematografica del globo, con le sue star, i suoi generi, che hanno catturato audience nella regione per decenni.

Mentre Egitto e Libano hanno familiarità col cinema sin dalla sua invenzione, molti altri paesi mediorientali non hanno avuto sale cinematografiche fino agli anni ’60 (ad esempio la Libia), e altri, come l’Arabia Saudita e lo Yemen, hanno appena cominciato a fare cinema.

Altri paesi ancora non hanno le strutture per maturare un’industria cinematografica autoctona, anche se Tunisia e Marocco sono a uno stadio abbastanza avanzato.
Il cinema è stato sempre considerato un bene di lusso, e dunque non una priorità, specie in paesi in cui le principali preoccupazioni hanno a che fare con la stabilità politica ed economica.

Nel 2007 la Kuwait National Cinema Company (KNCC), la più grande compagnia in Kuwait, ha portato il primo cinema digitale nelle regioni mediorientali.
Il gruppo leader è però l’australiana Group Amalgamated Holding, con due circuiti cinematografici: Grand Cinemas e Greater Union/Cineastar. Grand Cinema prevede di convertire i suoi 179 schermi in digitale per il 2010.

Per ciò che riguarda produzione e distribuzione, sono circa 200 i film realizzati ogni anno nei paesi mediterranei, ma la produzione è concentrata in pochi paesi, e molti sono prodotti, di fatto, in Europa. Solo il 10% arriva sugli schermi europei, per lo più francesi.

 

L’Egitto, che un tempo era il centro di produzione dell’intera area, ha recentemente ridotto la produzione da 100 a 40 film all’anno, diminuendo le copie stampate per titolo a circa 8.
Ora è il Marocco a volersi imporre come centro per produzioni nazionali e internazionali. Il governo sta cercando il modo di raccogliere fondi sufficienti a incrementare il volume della produzione locale dagli attuali 10 a 40 film all’anno entro il 2017. Il Centre Cinématographique Marocain pianifica la costruzione di 150 nuove sale nei prossimi 5 anni, superando così il doppio di quelle attuali.

Uno dei problemi principali per i paesi del Golfo è proprio la carenza di sale cinematografiche. I registi dell’Arabia Saudita in particolare se ne sono spesso lamentati.

Nell’ottobre del 2008, Abu Dhabi ha lanciato un parco multimediale chiamato Twofour 54, con attrezzature di produzione e post produzione che dovrebbero essere pronte entro l’anno.
Anche il settore televisivo si espande rapidamente nei paesi mediterranei, soprattutto grazie al dinamismo dei settori privati, ma sono rare le organizzazioni professionali.

Non esistono associazioni, fatta eccezione per l’ABSU Arabian States Broadcasting Union, composta da canali televisivi pubblici e privati.
L’Egitto è in pole position per la produzione teatrale in Medio Oriente, ma il primato è molto contestato, dati i successi ottenuti ultimamente da altri paesi mediorientali come il Kuwait e la Siria, dove c’è molto sostegno da parte del governo.

autore
17 Ottobre 2009

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