ROMA – “È stato come tornare in famiglia. Una famiglia che si è allargata”. Ospite di Alice della Città 2024, Matilda De Angelis ha presentato la seconda stagione de La Legge di Lidia Poët al fianco del cast, i produttori e gli autori. “Mentre nella prima stagione c’è stato lo sforzo di trovare il tono, di trovare quell’equilibrio tra l’ironia e il crime, rispettando un messaggio politico che merita serietà, in questa seconda ci sentivamo padroni della scena, ci siamo proprio divertiti. – racconta l’attrice – È stato come il primo giorno di scuola, è grazie a questo gruppo se mi innamoro sempre più di Lidia e mi diverto come una matta”.
Diventata una delle serie in lingua non inglese più viste di sempre su Netflix, la serie procedurale che si ispira alla prima donna italiana a intraprendere la professione di avvocata torna sulla piattaforma dal 30 ottobre con una stagione che non solo conferma i punti di forza della precedente, ma aggiunge molto di più. “Lidia Poët è la serie del cuore – afferma Matteo Rovere, produttore con la sua Groenlandia e co-regista della serie insieme a di Letizia Lamartire e Pippo Mezzapesa – ci divertiamo a scriverla, a realizzarla e a lanciarla, con l’aiuto di Netflix. È stata un’avventura perché avevamo voglia di migliorare i risultati in termini artistici, per quanto riguarda la scrittura, le scenografie, i costumi. Il percorso di questa seconda stagione è stato speciale, perché Lidia cresce, le cose si complicano, la sua voglia di essere un’eroina che ha nell’intelligenza il suo superpotere si evolve”.
Estromessa ingiustamente dall’avvocatura, Lidia non è il tipo da arrendersi. Se la legge la punisce, lei semplicemente cambia quella legge, con l’unico scopo di essere libera. Alla solita struttura verticale che vede un caso crime da risolvere in ogni episodio, si aggiungono alcune linee verticali che arricchiscono non poco il succo del discorso. Non c’è solo un caso di stagione da risolvere, ma una questione molto più alta, che in qualche modo richiama uno dei più grandi successi cinematografici dello scorso anno: C’è ancora domani di Paola Cortellesi. Nel corso di questa stagione, infatti, Lidia Poët si fa sostenitrice della battaglia per dare il voto alle donne, e non solo. Una conseguenza inevitabile e coerente con il percorso da lei compiuto finora.
“La legge è stata fatta dagli uomini per gli uomini, come la medicina è stata studiata su parametri maschili. – dichiara De Angelis – Anche in questo ambiente si evidenzia sempre di più la discrepanza che c’è tra uomini e donne. I tempi stanno cambiando, c’è un’attenzione che non deve diventare morbosa e pornografica. I femminicidi, ad esempio, non devono essere trattati come qualcosa che va di moda, ma con rispetto. Purtroppo ci muoviamo ancora in una società pregna di maschilismo, patriarcato, misoginia, però c’è una consapevolezza e, in questo senso, penso che una serie come questa che, diciamocelo, è puro intrattenimento, riesca a sottolineare temi molto attuali. Perché la politica in senso lato è tutto quello che riguarda la società”.
Al fianco della protagonista, spigliata e carismatica come sempre, c’è uno stuolo di personaggi maschili. Al ritorno dello Jacopo interpretato da Eduardo Scarpetta, si aggiunge il personaggio del procuratore interpretato da Gianmarco Saurino, per formare un triangolo amoroso ricco di sorprese. Ma il personaggio che acquisisce più importanza nell’arco di questa serie è quello di Enrico, il fratello di Lidia che ha ancora il volto di Pier Luigi Pasino. È estremamente interessante notare la sua lenta trasformazione da incarnazione perfetta del maschio alto borghese di qui tempi a qualcosa di molto diverso. Il tutto grazie all’ispirazione di Lidia, alla sua personalità, alle sue idee e al modo in cui le mette in azione.
“Grazie al lavoro degli sceneggiatori, in questa stagione c’è qualcosa in più: un passo in avanti nel raccontare l’uomo, non solo la donna. – dichiara Pasino – Questa volta il mio personaggio è un uomo rivoluzionario, perché le cose cambiano per la donna solo se cambia anche l’uomo. Enrico fa un passo indietro, mette da parte le sue ambizioni per un progetto molto più grande che non fa solo il bene di sua sorella, ma di tutte le donne. Un esempio virtuoso di uomo contemporaneo”.
Con la sua leggerezza squisita, la sua messa in scena impareggiabile per il nostro contesto televisivo e le sue interpretazioni brillanti, La Legge di Lidia Poët si conferma come uno dei ritorni più lieti che ci potevamo aspettare in questa stagione. Un’eccellenza tutta italiana di cui sentiremo parlare ancora per tanti anni.
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