“Tutti tengono gli altri all’oscuro di qualcosa”. Questo principio serpeggia nel futuro prossimo di Citadel: Diana.
Milano, anno 2030, per la serie Original italiana, seconda storia tratta dal mondo “Citadel”, con protagonista Matilda De Angelis, accanto a Lorenzo Cervasio (Edo Zani), Maurizio Lombardi (Ettore Zani) e Filippo Nigro (Gabriele).
Verità. Sicurezza. Utopia, e emozioni. Queste sono le fondamenta di questa storia che, pur appartenendo a una narrazione globale, è un racconto indipendente e radicato nel nostro Paese, con baricentro il capoluogo milanese perché “Milano è una città meno sfruttata come luogo italiano, lontana dalle immagini cliché, con un’architettura che si presta a ricostruire un prossimo futuro connesso al passato e in cui il Duomo era la chiave di partenza: quel Duomo distrutto è diventato un magnete che ha tenuto intorno a sé la creatività, perché diceva in modo inquietante che non viviamo in un posto sicuro. Cosa potrebbe succedere qui, tra non molto, se le cose dovessero andare davvero storte? Questa spinta ci ha portato a creare l’immaginario della serie”, spiegano la showrunner Gina Gardini e lo sceneggiatore Alessandro Fabbri, per cui “finché racconti una storia lasciando aperte domande, e stando sul personaggio, rimbalzi tra le linee del tempo”.
Citadel: Diana appartiene inequivocabilmente al “genere” e Arnaldo Catinari, regista, dichiara subito di essere “cresciuto con 007: dunque, raccontare una storia così… nel genere spy è una delle cose più interessanti. Non ho pensato a quello che avevano fatto i Fratelli Russo – è loro la produzione esecutiva della serie, prodotta da Cattleya e Amazon MGM Studios -, ma ho pensato a una versione con alle spalle la nostra tradizione, con scene quasi analogiche, con precise coreografie in cui l’attore diventa la chiave della sequenza action, che così diventa emotiva e tridimensionale. È una serie che parla di personaggi: girare l’action così aiuta alla tridimensionalità del racconto e Matilda è stata un’interprete pazzesca di questo, senza fermarsi di fronte a niente”.
Per l’attrice bolognese, pensando al genere, si tratta di “un discorso di rappresentazione: sono contenta di aver fatto una spia e essere per le bambine che saranno grandi domani un modo per appassionarsi al genere, appunto”. Un personaggio, il suo, che, proprio nel nome di un’impronta narrativa specifica, l’ha fatta misurare con una altrettanto specifica preparazione fisica: “mi sono allenata quattro mesi alla EASTUNT di Emiliano Novelli: ho un passato da ginnasta – 12 anni da ginnastica artistica – e così mi piaceva portare qualcosa del mio bagaglio personale nel personaggio. Sono arrivata all’allenamento entusiasta, misurandomi dal parkour al maestro d’armi: è davvero una serie quasi analogica, con pochissimi effetti speciali, per cui era importante io facessi realmente il 90% delle azioni”, tra cui quelle con armi alla mano, strumenti che per De Angelis “non è in assoluto piacevole maneggiare: hanno un peso specifico grande, fisico e emotivo: ricordo la sensazione della prima volta, mi sudavano le mani, mi batteva il cuore; è innaturale tenere in mano un piccolo oggetto ma così letale, ma il personaggio doveva avere un rapporto fluido con le armi, e alla fine della serie scaricavo come una pazza! È diventata quasi una cosa divertente, ma perché sapevo di non poter fare male a nessuno”.
Seppur la preparazione di Diana Cavalieri comporti anche un training per inscatolare le emozioni, Matilda De Angelis, per quel che può, si sbilancia e dice: “tutto, di questa serie, è il contrario di tutto. Il training – che pratica con Gabriele, l’uomo che la assolda per l’agenzia Citadel – è più un allenamento emotivo che fisico, e la cosa interessante è che ci sia però un’emozione su tutte impossibile da reprimere, l’amore, che creerà degli scompensi… “ e così si stuzzica la connessione con Edo, erede della più potente azienda di armi al mondo, figlio di Ettore, tra i fondatori dell’agenzia Manticor, per cui Diana formalmente è arruolata e, rispetto alla dinamica tra i due, l’attrice commenta che “il loro è un rapporto in evoluzione, all’inizio utilitaristico: Diana è brava a insinuarsi, è quello che fa di lei una grande spia, e questo convince lui a salire sul carro; forse, loro sono molto più simili di quel che pensavano e davvero – fino alla fine – tutto può essere il contrario di tutto”.
Per Lorenzo Cervasio: “Matrix è stato un’ispirazione” e, rispetto al suo personaggio, riflette che “Edo non è tagliato con l’accetta, è aperto a interpretazioni: mi sono posto domande sulla ‘scelta’, se il mondo debba – e come – essere governato; secondo lui, il mondo ha bisogno di una guida ma sul come… non è d’accordo con Ettore, suo padre: Citadel vorrebbe che il mondo fosse democratico, senza che nessuno imponesse le proprie forze. Edo è un ragazzo cresciuto in una famiglia ingombrante, con un passato irrisolto col fratello mancato, che vive in una gabbia dorata, finché arriva Diana: non si fida ma da subito l’accoglie, perché? Perché Diana è Diana o perché la proposta gli interessa? Come nella vita, sono sempre entrambe le cose”.
E così, Maurizio Lombardi, l’evocato padre Ettore, vertice di Manticor – al momento in fase tensiva con alcuni omologhi europei dell’agenzia – parla di “una serie molto tecnologica che si rifà però alla radice biologica dell’essere umano”, per cui l’attore sottilmente ironizza che “questa volta ho avuto la licenza di uccidere”. Rispetto al suo ruolo, racconta: “avevo la sfortuna di non avere davvero figli, per cui ho dovuto ricreare quell’emozione, e me ne sono ritrovato uno verso cui agire nel segno della responsabilità: mio figlio è la chiave di volta”.
Dulcis in fundo, tra gli uomini che ruotano intorno a Diana, dapprima ecco il Gabriele di Filippo Nigro, che definisce quello con Diana “un rapporto sincero, in cui lui è determinato a farla diventare una spia, pur consapevole di farle del male fisico e psicologico”.
“Ci serviva che Matilda indossasse una ‘corazza’ riconoscile: ci serviva una corazza iconica che la potesse vestire e Giorgio Gregorini, premio Oscar, ha ideato la sua parrucca. La serie vuole essere iconica per essere ricordata per immagini: c’è un grande rapporto con il paesaggio e l’architettura, anche per dare italianità alla serie; il Razionalismo e il Design sono alla base, con alle spalle un retro-Futurismo”, conclude Catinari.
I 6 episodi sono disponibili su Prime Video dal 10 ottobre.
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