Massimiliano Caiazzo: “Il crollo alle Vele di Scampia: un colpo allo stomaco”

L’attore consacrato da 'Mare Fuori' e la sua sensibilità sociale. Presto interprete nelle serie 'Uonderbois', in uscita su Disney+, con Serena Rossi e la regia di Andrea De Sica; 'Storia della mia famiglia' di Claudio Cupellini; e nel film 'Nelle migliori famiglie' di Paolo Costella: “un piccolo ruolo, che mi permette di portare la sensibilità in scena”


GIFFONIMassimiliano Caiazzo. Un nome e un cognome che fanno rima con Mare Fuori, questa è la serie che l’ha consacrato, con il personaggio di Carmine. È cosa nota, come nota ormai è la certezza che l’attore napoletano non sarà nel gruppo d’interpreti della quinta stagione.

Massimiliano Caiazzo, però, non significa solo Mare Fuori, addirittura non significa solo “cinema”, perché – sulla scia di quello che è l’impegno sociale nelle corde di Giffoni – lui stesso è stato coinvolto nel progetto Casa del Sorriso, che a Napoli ospita attività a favore di minori, adolescenti e donne. È così che l’attualità morde e Caiazzo, ospite a #Giffoni54, non chiude gli occhi né si tace di fronte alla tragedia delle ultime ore a Scampia – il cedimento di un ballatoio della Vela Celeste, che ha provocato la scomparsa di tre persone, e più di dieci feriti – testimonianza ennesima di una Napoli che ancora viaggia a due differenti velocità, troppo distanti: “la dinamica di Scampia mi ha toccato tanto, mi sento vicino alle persone. Non vivo più a Castellammare, ormai abito a Roma, ma le mie radici sono quelle; è stato un colpo allo stomaco. Non mi ritengo un attivista, il mio impegno sociale è figlio di un’esigenza creativa, lo faccio quando ci sono dei messaggi da veicolare, vicini alla mia etica di portare avanti il mio lavoro”.

Sempre sul binario del “sociale”, Massimiliano Caiazzo è stato anche tra gli interpreti di Unfitting di Giovanna Mezzogiorno, l’unico personaggio capace di empatia, in questo cortometraggio centrato sul body shaming: “il termine ‘sensibilità’ è chiave e se scelgo di interpretare certi temi è anche perché dal punto di vista empatico li sento un po’ addosso. Io stesso in adolescenza ho avuto complessi sulla fisicità, per poi scoprire fossero più di ordine emotivo, per cui quella del film è stata anche un’occasione per scioglierli un po’”.

Caiazzo, a Giffoni, è un po’ di casa, e Giffoni, a suo modo, è anche uno sportello sociale: l’attore, riconnettendo tutti i fili del discorso, quello artistico e quello civico, ricordando anche la partecipazione a Valle Piana lo scorso anno, come talent della quarta stagione di Mare Fuori, ha portato dentro la riflessione anche lo spettacolo teatrale con Anna Foglietta, Una Nessun Centomila all’Arena, centrato sul tema della violenza sul femminile, commentando che sia stata “un’occasione per creare un confronto fondamentale, in primis con la Polizia Postale, che ci ha fornito materiale importante per scrivere quel testo: da lì il mio punto di vista sul tema, un punto di vista maschile, perché la violenza sulle donne arriva dall’uomo! Ripeto spesso che vada squarciato quel buio, per capire se ci sia un po’ di luce, altrimenti si rischia la retorica, che non è utile a questi messaggi”.

È certo che se ciascun essere umano è come una sfera perfetta dentro la cui rotondità sono abbracciate tutte le sfumature dell’animo umano Caiazzo, a #Giffoni54, abbia dato conferma di questa sua sfericità piena, ma in cui – necessariamente – il fuoco centrale rimane quello del mestiere d’attore, per cui torna inevitabile il ruolo di Carmine, un personaggio chiamato a misurarsi con un arcobaleno di emozioni. “Quando lessi la sceneggiatura della prima stagione – e penso alla scena sulla spiaggia, poi quella dell’ospedale, e ancora al nome di mia figlia, Futura – ricordo che piansi: il personaggio aveva in sé un’irrefrenabile visione positiva, nonostante il contesto; per Carmine, sono voluto partire pensando da dove nascesse quella luce così potente, nonostante il suo tunnel, e Carmine è stato indubbiamente più maturo di me. Poi, nel tempo, l’ho cercato con la mia curiosità, per raccontare la sua crescita, da adolescente fino al giovane adulto”. Quando un ruolo consacra esiste anche il rischio che l’attore possa essere cristallizzato, almeno nell’immaginario del pubblico, questione su cui Caiazzo conferma sia “inevitabile riflettere, ma il mio modo di fare questo lavoro, la mia etica, il mio approccio, non cambiano. Ci sono personaggi e progetti che ti calzano di più, certo, ma non posso avere il controllo pieno, per cui cerco di affidarmi a chi mi sta intorno e mi segue”.

Caiazzo, che si dichiara “fan di Marlon Brando”, racconta di essere spesso guidato “da istinto, istinto, e istinto: mi fido delle percezioni, bisogna non aver paura di sbagliare, però questo è qualcosa su cui devo lavorare, perché a volte si vive un’aspettativa, ma poi – anche nel recitare una scena – non è detto succeda come ti sembra di sentire; allora mi ripeto: ‘ascolta, respira, osserva quello che succede’”.

Massimiliano Caiazzo è sì un attore, ma nel tempo corrente impossibile non riconoscere ci sia un doppio nodo che connette il mestiere e il mondo social, e lui stesso ammette che a volte “capita anche a me di esserne risucchiato, altrettanto vero è che – altre volte – i social siano strategicamente costruiti. È capitato abbia dovuto cancellare Tik Tok perché mi rendevo conto di volerci stare cinque minuti e poi finiva ci passassi un’ora: mi rendevo conto mi rendesse meno produttivo, è un po’ l’effetto che fa il gioco alle slot machine. Però non li demonizzo, i social: esistono, l’onda è forte, va cavalcata, non bisogna andarci addosso, ma capire il miglior modo lavorativo per usarli, cosa su cui mi interrogo tantissimo”.

Uonderbois, in uscita su Disney+, con Serena Rossi e la regia di Andrea De Sica “è stato un bel banco di prova” e uno dei tre progetti imminenti dell’attore, così come Storia della mia famiglia, serie diretta da Claudio Cupellini, “uno spazio di confronto importante”; accanto a Nelle migliori famiglie di Paolo Costella: “un piccolo ruolo, che mi permette di portare un po’ di sensibilità in scena”.

 

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