Martone: “Non demonizzo l’AI. Come diceva sempre Bertolucci: l’evoluzione è interessante”

L’autore, dopo dieci anni dalla sua ultima volta, torna al Giffoni Film Festival, e parla del suo rapporto con la generazione “nata dopo il 2000”, della questione del CSC, commentando lo sciopero USA


GIFFONI – (La) Nostalgia è la più recente sua ammirata opera per il cinema, per cui sta preparando – con Ippolita Di Majo – un film dedicato a Goliarda Sapienza, mentre a teatro è (ancora) Shakespeare a sedurlo (dopo Falstaff e Riccardo II): probabilmente sono l’essenza del “senso del tragico” e la sua epica a sedurlo.

Eppure, a #Giffoni53 Mario Martone arriva certo di una platea che non è scontato sia quella che s’immagina per i suoi racconti su grande schermo, spesso più adulti dell’anagrafe dei Giffoners, ma – nell’animo sempre affamato di curiosità e sfida – l’autore napoletano s’approccia con agio e complicità allo spirito del Festival e lo fa partendo dal suo Romeo e Giulietta, teatrale, che porta in scena proprio “coetanei” di quelli che animano le giornate festivalierie di Valle Piana.

“Sempre mi è piaciuto avere un rapporto con altre generazioni; da ragazzino avevo la fortuna che artisti più grandi di me non mi trattassero da ragazzino, c’era uno scambio orizzontale, e così, diventando grande io, mi sembra giusto restituire lo stesso. Di chi è nato dopo il 2000 m’interessa sia protagonista di un mondo con una mutazione totale, quella digitale: io mi sento un uomo spaccato in due, del secolo scorso, ma anche dentro il presente. Questo può dar vertigini o preoccupare, ma chi è nato dopo il 2000 è chi fa il mondo che verrà: certo, non gli consegnamo il miglior mondo possibile quindi non possiamo metterci in cattedra, così ho fatto Romeo e Giulietta e proprio al Piccolo Teatro ho voluto portare questo insieme di giovanissimi, che vivono Shakespeare in modo completamente nuovo, al contempo un modo nuovo anche per me”.

Martone, stando sull’attualità più stretta, viene interpellato sulla situazione americana in corso, sullo sciopero degli autori, ma lui ha prima l’urgenza di metter luce su una questione “di casa nostra” e infatti risponde che “prima dello sciopero di Hollywood mi preoccupa il Centro Sperimentale di Cinematografia: legittimamente le cose cambiano, ogni governo deve aver la possibilità di nominare i vertici delle istituzioni, possibilmente però quando è il momento e dialogando. Se penso ad un’idea di pluralismo totale, penso al CSC: per governare realtà del genere bisogna ascoltare ma non pensare di calpestare”.

Per Martone, la questione “italiana” nell’essenza non è disgiunta da quanto accade in terra americana, e spiega così che “le persone è bene che siano vigili a un mondo che cambia rapidamente, senza fare lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia. L’Intelligenza Artificiale personalmente non la demonizzo, tutto ciò che è evoluzione è interessante, me lo diceva sempre il mio amico Bernardo Bertolucci: mai avere paura di ciò che si trasforma, ma sempre capire come mettersi in relazione. L’AI può essere usata molto bene o molto male: bisogna capire chi la usa, con quali fini? Per cui fanno bene gli americani a chiederselo, e sarebbe bene lo facessimo anche noi”. 

di Nicole Bianchi

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