“Il mio film nasce dall’inquietudine collettiva lasciata dall’attacco alle Twin Towers e che ho provato l’11 settembre 2011 quando quella terribile notizia arrivò mentre ero impegnato negli studios di Cinecittà nella post produzione di Vajont. Quell’episodio ci ha costretto a prendere consapevolezza di una cultura e di un mondo che avevamo dimenticato o rimosso”. Renzo Martinelli spiega così la genesi del suo kolossal epico Undici settembre 1683, un coproduzione Italia (Rai Cinema, MiBAC, Regione Friuli Venezia Giulia e Film Commission Torino Piemonte) e Polonia che all’inizio avrebbe dovuto coinvolgere anche Austria e Turchia, ma queste ultime due nazioni hanno poi lasciato il progetto, la Turchia in particolare per ragioni politiche.
Il film, costato circa 9 milioni e mezzo e girato al confine tra Romania e Bulgaria, a Torino (Palazzo Reale) e Mantova (Palazzo Te e Palazzo Ducale), è stato già venduto in Canada, Stati Uniti, Inghilterra e Corea. Verrà distribuito dall’11 aprile in 90 copie da Microcinema, ma in un primo tempo l’uscita era prevista per il 31 gennaio con 01 come annunciato dal listino 2013 di Rai Cinema. Spiegazione ufficiale: il film non era pronto in quella data, perciò l’uscita e il distributore sono cambiati.
La vicenda storica raccontata da Undici settembre 1683 vede due civiltà l’una contro l’altra armate: la Lega Santa delle nazioni cristiane e l’Impero ottomano, l’Occidente e l’Islam. La partita decisiva si gioca nei dintorni di Vienna assediata da due mesi da un preponderante esercito islamico che, una volta espugnata la città, è pronto a muovere verso la capitale della cristianità, Roma, forte della neutralità dei francesi avversari degli Asburgo.
A motivare e a infiammare le truppe della Lega cristiana, inferiori per numero, guidate dal re polacco Jan III Sobieski (Jerzy Skolimowski), è un frate cappuccino Marco d’Aviano (F. Murray Abraham, per la quinta volta diretto da Martinelli) che ha svolto con passione e impegno l’incarico delicato ricevuto da Papa Innocenzo XI: quello di ricreare la Lega Santa delle nazioni cristiane. E Marco D’Aviano, consigliere e guida spirituale dell’Imperatore Asburgico Leopoldo I (Piotr Adamczyk), con un ultimo appassionato sermone incita le truppe cristiane che, dopo risultati alterni e un gioco strategico di avanzate e ritirate, sbaragliano i 300mila guerrieri musulmani che, guidati dal Gran Visir Karà Mustafà (Enrico Lo Verso), puntano alla sottomissione dell’Europa cristiana.
“L’idea è nata una decina di anni fa all’anteprima del mio Vajont, all’aperto in prossimità di quella diga che aveva cancellato la valle del Vajont – racconta il regista – Nel luogo dove si stava preparando la proiezione il giorno prima pioveva a dirotto, un vero diluvio. Vedendomi molto preoccupato sulla buona riuscita dell’anteprima, si era avvicinato l’imprenditore Diotisalvi Perin, che mi disse ‘Non c’è problema, abbiamo pregato Marco D’Aviano. Spiove’. E così accade il giorno dopo, quando il cielo tornò all’improvviso azzurro”.
Martinelli chiese allora a un amico storico chi fosse Marco d’Aviano e venne a conoscere la storia di questo difensore della cristianità, di questo sacerdote cristiano che aveva salvato l’Europa dall’assalto delle truppe musulmane, raccogliendo nei luoghi dove predicava, folle di fedeli.
“Io e lo storico Valerio Massimo Manfredi per la sceneggiatura siamo partiti dal romanzo di Carlo Sgorlon ‘Il taumaturgo e il predicatore’ e abbiamo poi attinto a tanti libri di parte occidentale e musulmana. Abbiamo così trovato nell’Europa del Seicento, debole e sfinita dalla Guerra del trent’anni, un’analogia agghiacciante con l’Europa odierna”.
Se il film ribadisce senza mezzi termini la necessità di difendere e affermare l valori e l’identità cristiani allora sotto la minaccia degli islamici, il regista alla presentazione smorza invece quei toni un po’ bellicosi e declamatori e ricorda che quell’ultima inquadratura con il frate disperato in mezzo al campo di battaglia pieno di morti testimonia l’insensatezza delle guerre di religione. “Oggi dallo scontro si deve passare al confronto con le altre fedi religiose, al rispetto reciproco, ribadendo tuttavia la nostra identità cristiana. Spero che il nuovo Papa dia alla comunità quell’orgoglio e quella forza che sono andati smarriti di recente, basta pensare alle chiese vuote, alla crisi delle vocazioni e a quella Costituzione europea dove nelle 90mila parole che la compongono non compare mai il termine cristianesimo”.
Undici settembre 1683 che ha richiesto un’impegnativa lavorazione digitale – 180mila ore di lavoro e oltre 2mila inquadrature con effetti digitali – per non parlare dei 3mila cavalli impiegati, ha anche una versione televisiva, due puntate da 100 minuti l’una che andranno in onda su Rai Uno a fine 2014.
L’instancabile Martinelli ha già in cantiere il prossimo film che affronterà la strage di Ustica, quando un DC-9, in volo da Bologna a Palermo, improvvisamente si squarciò e precipitò in mare con i suoi 81 passeggeri. Dal 1980 un mistero di Stato rimasto irrisolto. “Finora tre sono state le ipotesi in campo: cedimento strutturale, scoppio di una bomba nella toilette, un missile. Io credo a una quarta ipotesi, frutto dell’analisi dei tracciati radar, dell’inchiesta del giudice Rosario Priore, delle intercettazioni telefoniche, delle conversazioni dei piloti con le varie torri di controllo”, conclude il regista lombardo.
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