Martin Scorsese è tornato al lavoro. O meglio, non si è ancora fermato. Dopo Killers of the flower moon, in piena campagna Oscar, il regista 81enne si prepara al prossimo progetto. In un intervista con il Los Angeles Times è infatti tornato a parlare del film su Gesù, a lungo bramato e, sembra, pronto a entrare in produzione entro la fine dell’anno.
Il film adatterà il romanzo A life of Jesus di Shusaku Endo, già autore di Silence, trasposto proprio da Scorsese nell’omonimo lungometraggio del 2016. La prima stesura della sceneggiatura sarebbe già pronta, firmata da Scorsese assieme al regista e critico Kent Jones.
“Sto cercando di trovare una strada per rendere il tema più accessibile, e togliere il peso negativo di ciò che è stato associato alla religione organizzata. Per come stanno le cose ora, di ‘religione’ e tutti si agiteranno, perché è una cosa che ha fallito in molti modi. Ma ciò non significa necessariamente che l’impulso iniziale fosse sbagliato. Torniamo indietro. Pensiamoci. Poi magari si finisce a rifilarla comunque. Ma pensarci potrebbe fare la differenza, potrebbe cambiare il modo in cui viviamo le nostre vite. Non dobbiamo respingere il pensiero a priori. È di questo che sto parlando. E lo dice uno che compirà 81 anni tra qualche giorno”.
Scorsese ha dichiarato di volere una durata ridotta per questo film, intorno agli 80 minuti. Il regista aveva anticipato l’intenzione di dedicarsi a questo film già l’estate scorsa, quando ospite di un’incontro sull’immaginario cattolico aveva dichiarato di aver incontrato Papa Francesco e di averglielo anticipato. Un film diverso da qualsiasi altra opera sulla vita di Gesù, certamente diverso da L’ultima tentazione di Cristo, diretto da Scorsese nel 1988.
Disinteressato a prendere le parti delle diverse organizzazioni religiose e a far proselitismi, Scorsese ha scelto un romanzo davvero peculiare, nato per raccontare la figura di Cristo al popolo giapponese. Così lo presentò il suo autore: “Dopo aver terminato il romanzo Silenzio, per molti anni ho coltivato la decisione di tratteggiare un’immagine di Gesù così come il popolo giapponese può comprenderla. In questo libro non ho presentato la figura dell’ebreo che porta a compimento l’Antico Testamento. Ho scritto come semplice romanziere, senza pretese teologiche”.
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