Cattive acque di Todd Haynes, in sala dal 20 febbraio con Eagle, è un film green, ma anche un legal-thriller ispirato a una storia vera, quella di Robert Bilott (Mark Ruffalo) avvocato ambientalista protagonista di una estenuante battaglia legale durata diciannove anni contro il colosso chimico DuPont. Si trattava di rappresentare 70mila cittadini dell’Ohio e della Virginia, la cui acqua potabile era stata contaminata dallo sversamento incontrollato di PFOA (acido perfluorooctanico). Tutto inizia il 6 gennaio 2016, quando il ‘New York Times’ dà la notizia che Bilott, socio dello studio legale Taft Stettinius & Hollister LLP, ha scoperto la contaminazione delle acque che andava avanti da anni ai danni di una comunità rurale. Il film ha la cadenza di un horror: i Tennant, proprietari agricoli da generazioni, iniziano a perdere il bestiame. La loro pelle si riempie di lesioni, gli occhi si cerchiano di rosso, una bava bianca gocciola dalla bocca e i denti diventano neri. Convinto che la causa sia una fuoriuscita tossica dalla vicina discarica di Dry Run, dove l’impianto Washington Works di proprietà della DuPont scarica i suoi rifiuti, Wilbur Tennant, grazie anche al sostegno del suo superiore nello studio Tom Terp (Tim Robbins, premio Oscar per Mystic River), prova per anni a ottenere inutilmente delle risposte.
“Quello che Mark Ruffalo non poteva sapere, è quanto io fossi un fan segreto di questo genere di film – dice Haynes -. Dubito di essere l’unico ad avere una così grande ammirazione per ‘la trilogia della paranoia’ degli anni ’70 di Alan Pakula (e Gordon Willis) – Una squillo per l’ispettore Klute, Perché un assassinio e Tutti gli uomini del Presidente – o per i film che sono seguiti nei decenni successivi, come Silkwood di Mike Nichols e Insider – Dietro la verità di Michael Mann. Ad attirarmi verso questo genere c’è sempre stato qualcosa, che va ben oltre lo scoprire come i potenti possano fare una brutta fine”.
“In Cattive acque – continua il regista – tutto si fonda sul personaggio di Rob Bilott, non-eroe per eccellenza, le cui idee sulle normali pratiche aziendali vengono ribaltate dalle sue scoperte sulla DuPont. Diffidente, imparziale e circospetto di natura, Bilott, come molte tipiche ‘talpe’, è già una figura solitaria quando inizia la storia. E come sempre accade l’isolamento, come un virus, s’insinua nell’evoluzione della storia, e riguarda non solo Wilbur Tennant, ma tutti i personaggi, intrecciando classi differenti, affliggendo la vita pubblica, la vita familiare e, nella sua scia, la vita religiosa. La verità è che, pur avendo legami solidi – conclude Haynes -, sfidare potenti gruppi d’interesse, finisce comunque con il creare isolamento, oltre a mettere in seria discussione facoltà e valori personali. Un film come Cattive acque descrive – nei minimi dettagli – questo processo”.
Nel cast, oltre Ruffalo già interprete di due film di denuncia come Foxcatcher – Una storia americana e Il caso Spotlight, Anne Hathaway (nel ruolo di sua moglie) e Bill Pullman.
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Diretto da Giovanna Gagliardo, il film incentrato sul celebre scrittore è prodotto e distribuito da Luce Cinecittà