Marina Spada


Marina SpadaEsistenze invisibili in una Milano multietnica, praticamente deserta: Come l’ombra  di Marina Spada, girato in digitale e presentato nell’ambito dell’ultima edizione dei Venice Days, sezione indipendente della 63a Mostra, arriva in sala il 22 giugno distribuito dall’Istituto Luce. Aiutoregista nel film Non ci resta che piangere con Roberto Begnini e Massimo Troisi nel ’79, la regista ha già realizzato, sempre in digitale l’opera prima, Forza cani, oltre a corti e documentari con una particolare attenzione all’arte e alle biografie d’artista (Arnaldo Pomodoro, Fernanda Pivano, Francesco Leonetti, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Mario De Biasi). Come l’ombra è scritto e prodotto da Daniele Maggioni (Pane e tulipani) per l’Associazione Culturale Ombre in collaborazione con Francesco Pamphili per Film Kairós. Nel cast Anita Kravos, Karolina Dafne Porcari e Paolo Pierobon.

 

Qual è la trama del suo film?
Una trentenne, Claudia, vive a Milano. Apparentemente vive una vita normale e sembra felice. Ma sente un certo disagio che non riesce a definire. Spera di riuscire a colmare questo vuoto e a cambiare la sua vita grazie all’incontro con un uomo, Boris, insegnante di russo in una scuola serale che sembra innamorato di lei. Inaspettatamente Boris le porta a casa una cugina, l’ucraina Olga e questo soggiorno, benché breve, si rivela più importante di quanto si potesse immaginare. Claudia finisce per riempire il vuoto della sua esistenza in un altro modo, diverso da quello che aveva immaginato. E’ una storia che potrebbe accadere a chiunque, anche se sembra abbastanza eccezionale.Come l'ombra

C’è una forte presenza straniera nei personaggi e nei luoghi del film: voleva mostrare un volto multietnico dell’Italia?
C’è il fidanzato russo e la cugina ucraina. I personaggi si muovono nel quartiere cinese di Milano. E’ un’immagine internazionale, multietnica della città ma vissuta con armonia, qualcosa che secondo la Lega di Bossi non dovrebbe esistere. Milano è la mia città, lì ci sono le mie radici, lì era ambientato anche il mio primo film. Ho voluto mostrare un volto della mia città inedito al cinema.

Ha lavorato a stretto contatto con Gabriele Basilico, uno dei fotografi più quotati per il suo lavoro sul paesaggio urbano.

Seguo il lavoro di Basilico da molti anni a ho realizzato un video su di lui. La sua visione dell’ambiente urbano è stata definita di una “bellezza morbosa” per l’uso di luoghi decandenti e disintegrati. Questo mi attrae. Basilico aveva apprezzato la mia visione di Milano in Forza cani, ha trovato elementi comuni e per questo ha accettato di collaborare a Come l’ombra.

Il titolo del film riprende un verso della poetessa russa Anna Achmatova.

Sì, è l’ultimo verso di una sua poesia del ’22 intitolata ‘A molti’, che recita:
“Come vuole l’ombra staccarsi dal corpo,
come vuole la carne separarsi dall’anima,
così io adesso voglio essere scordata”.

Ho scelto questa frase perché il film mostra persone che vivono per proprio conto, persone che sembrano quasi essere invisibili. Riecheggia anche Milano in estate, una città che sembra deserta, vuota. Amo la poesia, che ha un ruolo importante nella mia vita. I legami tra cinema e musica sono risaputi, mentre l’uso della poesia è meno comune, ma la poesia può avere un impatto altrettanto forte.

autore
11 Giugno 2007

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