VENEZIA – Marilyn Monroe non ci ha tragicamente lasciati nella notte del 4 agosto 1962, ha deciso invece di sparire dalle scene, senza dare alcuna spiegazione, e di vivere per cinquant’anni lontana dal suo pubblico. Almeno fino al giorno in cui una lettera ricevuta in occasione del suo novantesimo compleanno la convince, sorprendentemente, a rompere il silenzio e a rilasciare un’ultima intervista. È proprio questa inaspettata intervista immaginaria al centro del corto animato Goodbye Marylin di Maria Di Razza, tra gli eventi speciali delle Giornate degli Autori, dove le voci della storica doppiatrice Maria Pia Di Meo (Marylin) e di Gianni Canova (giornalista) danno vita ad una realtà alternativa in cui vediamo la grande diva di Hollywood, che gli anni hanno reso saggia e distaccata, ripercorrere alcuni episodi della propria biografia, lasciandoci così una sorta di testamento spirituale.
Il giornalista cerca di decifrare il mistero di mito che, all’apice del successo, rinunciò alla fama in nome della propria libertà. “Perché amiamo tanto le stelle? Perché sono bellissime e irraggiungibili”, dichiara Marylin, e al cronista che le fa notare quanto al giorno d’oggi le distanze tra pubblico e divi sembrano essersi parecchio accorciate, ribatte: “Io credo ancora in due cose: il valore della distanza e la bellezza del mistero”, rivelando così tutto il carisma di un mito d’altri tempi. “Una volta la star era un oggetto distante dal quotidiano, mentre oggi il divo deve essere uguale al pubblico. Il divismo ha guadagnato in democrazia ma perso in mitologia”, rimarca Gianni Canova che rivela di aver immediatamente accettato a prendere parte al progetto. “È stata la più bella intervista della mia vita- continua – e anche una curiosa coincidenza: qualche giorno prima di incontrare Maria di Razza avevo proposto a un’emittente televisiva, che non ha accettato, un progetto per un programma ispirato a Le interviste impossibili che andavano in onda negli Anni’ 70.
Il corto è ispirato all’omonima graphic novel, edita da Beccogiallo, scritta da Francesco Barilli e disegnata da Roberta Sacchi “SAKKA”, un regalo di Antonietta De Lillo alla regista “Mi è piaciuto l’aspetto profondo e maturo di Marylin che ne emerge, una persona forse fragile schiacciata dal peso del successo. Mi piacerebbe che se fosse ancora viva desse le stesse risposte che ci sono nel libro”, sottolinea Maria Di Razza che ha raccontato di aver selezionato, rispetto alla trama originaria del fumetto, quegli episodi che potessero meglio aiutarla a tracciare il ritratto di questa donna che rifiuta lo stereotipo in cui il pubblico voleva ingabbiarla e d usa l’isolamento come scappatoia, vivendo la lontananza dalle scene non come sofferenza, ma con la serenità di una donna che si è volutamente messa da parte per osservare il mondo.
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