TORINO – Marcorè il camaleonte. Diventa un barbiere catalano geloso della ex moglie nella commedia di Anna Di Francisca Como estrellas fugaces (Come stelle cadenti) al TFF in Festa mobile, prossimamente in onda sulla Rai anche se nata per il grande schermo. Un film italiano ma spagnolo, prodotto da Carlo Bernabei e Sonia Raule con Rai Cinema, interpretato da Maribel Verdù, Miki Manojlovic, Serena Grandi.
E’ la storia, sulla scorta di tante pellicole che mescolano musica e sentimenti, di un compositore di mezza età in piena crisi (Manojlovic). E’ stato lasciato dalla moglie, il lavoro non lo soddisfa più, la figlia adolescente lo snobba, ha il colesterolo a mille. Decide così di partire per un piccolo villaggio della Spagna dove si troverà a dirigere il coro parrocchiale, in un intreccio di vicende amorose da opera buffa.
“Il film – spiega la regista di La bruttina stagionata – partiva dall’idea di raccontare un intellettuale in crisi col proprio paese di adozione, uno che sente quello che l’Italia ha dato ben poco, in questi anni, a chi fa cultura. Ho scelto Miki per il ruolo perché mi piaceva parlare di uno straniero, mezzo francese, mezzo ungherese”. Marcorè è entrato nel progetto per l’amicizia che lo lega da tempo ad Anna. “Avevamo già lavorato insieme. Mi ha divertito recitare in spagnolo. Ho studiato le lingue alla scuola interpreti, ma non questa, pero l’orecchio mi aiuta, qui come nelle imitazioni”.
La regista, che ha lavorato con Amelio e con Giuseppe Bertolucci, definisce Como estrellas fugaces una “commedia terapeutica”. “Il canto ha effetti benefici sulle persone. Sia sul protagonista, afflitto da tanti problemi, personali e di identità, sia sui membri del coro che trovano nuovi stimoli in un maestro per giunta straniero”. Ma aggiunge, “oltre che terapeutica direi che questa commedia è soprattutto romantica, con modelli come Calendar Girls e Grazie, signora Thatcher“. Mentre la scelta delle musiche di Paolo Perna varia dal colto al popolare, con citazioni della Carmen di Bizet, canzoni tradizionali e canti di chiesa stonati.
Per Marcorè è in arrivo un week importante: questa è la sua prima volta al Festival di Torino, ma da juventino sente molto anche il clima agonistico che prelude al derby col Toro. In più “a Torino c’è un fermento culturale continuo, Roma è più caotica e dispersiva”. Suo prossimo impegno Una Ferrari per due girato a ottobre proprio tra Torino e Porto Venere. “E’ una puntata secca per la tv, ispirata a un film francese. La storia di un ex manager licenziato dal tagliatore di teste Gianpaolo Morelli che si ritrova a viaggiare insieme a lui a bordo di una macchina di lusso che devono portare in Liguria a un calciatore. Una commedia ironica che affronta il tema grave della perdita del lavoro in tempi di crisi, anche perché il mio personaggio evita di dire la verità alla famiglia e continua a pagare un cospicuo assegno alla ex moglie Anita Caprioli“. Con la regia di Fabrizio Costa, Una Ferrari per due si vedrà tra un anno in tv, mentre arriverà in primavera sugli schermi
Mi rifaccio vivo di Sergio Rubini con Emilio Solfrizzi, Margherita Buy e Vanessa Incontrada.
“Oggi non si fa più tanta differenza tra cinema e fiction – dice ancora Marcorè – non c’è più lo snobismo verso la televisione. Il cinema è in crisi per tanti motivi: perché i film si possono scaricare appena usciti, perché la gente ha meno voglia di uscire di casa, perché il cinema, come un tempo la fiction, si gira in poche settimane e perché non esiste più la totale libertà creativa dei registi, che sono molto condizionati dalla committenza e dal diritto d’antenna. Perciò la cosa fondamentale, sul piccolo come sul grande schermo, è la bontà del progetto e la bravura delle persone che ne fanno parte”. Soluzioni alla crisi? “Per il cinema la strada è quella della Francia, la protezione del prodotto nazionale, l’obbligo alle tv di trasmettere una quota di film nazionali e gli incentivi agli investimenti. Negli anni ’60 eravamo i più forti insieme agli americani e Cinecittà era il secondo stabilimento al mondo. Poi sono state fatte scelte di facili arricchimenti, pensando che il giacimento fosse inesauribile. Ora bisogna ripensare tutto”.
Una battuta sul gran rifiuto di Ken Loach? “Non ne so niente, ma il tema del lavoro è angosciante e tragico, insieme alle disgrazie naturali che continuano a colpire questo paese è la grande emergenza. C’è stata poca prevenzione e grandi sprechi, ora ci svegliamo da un bel sogno e la doccia fredda ci costringe a prendere coscienza”. Cosa possono fare i cittadini? “Facciamo attenzione a chi votiamo”.
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