Marco Muller


Il giorno dopo la consegna del 63esimo Leone d’Oro il Lido cerca di riconquistare faticosamente la sua tranquilla quotidianità. Il lungomare Marconi, per 11 giorni teatro della kermesse, sembra il set di un film in dismissione. In questa atmosfera un po’ surreale e malinconica fra travi smontate, cavi elettrici attorcigliati e guide rosse segnate dalle orme degli operai, il direttore della Mostra Marco Muller tira le somme di questa edizione rispondendo alle domande dei giornalisti accorsi negli uffici del palazzo del cinema. Accanto a lui il presidente della Biennale, Davide Croff che prende subito la parola perché costretto a lasciare la riunione presto causa inaugurazione dell’esposizione d’Architettura.

“Siamo soddisfatti di come si è svolta la Mostra. La macchina organizzativa ha funzionato bene. Nonostante i controlli non ci sono state code né vistosi ritardi – ha commentato Croff prima di andarsene – L’idea di mettere insieme accrediti e biglietti per alcune proiezioni ha dato ottimi risultati: non ho mai visto le sale piene come quest’anno. Certo merito va dato anche all’offerta molto ricca della Mostra che ha fatto sembrare il palmares un vestito un po’ stretto a seconda dei momenti: alle volte tirava un pò la giacca, altre i pantaloni. Vorrà dire che prenderemo in considerazione la possibilità di riflettere su una sua eventuale riformulazione. Ma è stata una grande edizione – ha continuato Croff – che ha visto anche la presenza, molto discreta, dei rappresentanti del nuovo governo venuti a testimoniare pieno appoggio alla Mostra. Spero sapranno coniugare l’economia con la cultura in un paese come il nostro che gode di un patrimonio di bellezze unico. E poi il Lido quest’anno ha ribadito anche la sua funzione di porta fortuna: Valentino Rossi è venuto qui e ha vinto il Gp della Malesia!” – si congeda scherzando il presidente della Biennale.

Si apre con un po’ di imbarazzo invece il the day after di Marco Muller. Questa riunione in cui l’argomento Festa di Roma è bandito, promette di chiarire un paio di cose, tra cui certi ragionamenti della giuria, non prima però che Muller abbia idealmente risposto alla pioggia di ringraziamenti piovutigli addosso dalle bocche di tutti i vincitori, o quasi, ieri sera.

Cosa si sente di dire ai molti produttori, registi e attori internazionali che l’hanno lodata durante la cerimonia?
Innanzittutto li ringrazio. Poi ci tengo a specificare che non sono complimenti indirizzati a me in prima persona quanto alla Mostra. Se tanti nomi importanti si sentono a casa quando tornano a Venezia oppure scelgono questa manifestazione per lanciare un nuovo film, come nel caso di Lynch, o si sentono semplicemente più liberi di vivere la kermesse senza essere coinvolti in tutti gli immancabili aspetti festivalieri e mondani è tutto merito della Mostra. Vuol dire che Venezia ha qualcosa in più.

Sarebbe a dire?
C’è un modo particolarissimo di partecipare a questo festival da parte sia del pubblico che degli artisti. Ad esempio giorni fa qualche ragazzo sarà partito chissà da dove con il dvd di un film di Lynch e un pennarello indelebile nella speranza quantomeno di vedere il regista che ama. E invece con tutta probabilità si sarà ritrovato nel gruppone di giovani che hanno festosamente assediato Lynch all’entrata del Nikki Beach dov’è rimasto un’ora a firmare autografi. Ecco questo sarebbe difficilmente possibile da un’altra parte. Per non parlare di tutti quei registi che ho visto seguire le proiezioni dei film dei loro colleghi.

Come le è sembrata la presidente Deneuve?
Straordinaria. Ha investito tantissimo in passione e intelligenza permettendo a tutti di esprimere le proprie preferenze. Grazie a lei è emersa un’idea di cinema che incarna tutte le varie anime della Mostra.

La riunione della giuria di ieri mattina fa pensare ad un collettivo che non riesce a mettersi d’accordo. E’ così?
No. La riunione è servita a chiarire alcune parti del regolamento. Volevano un Leone d’argento alla regia ex aequo per Alain Resnais e Emanuele Crialese, ma le regole lo vietano. Così la giuria aveva pensato alla Coppa Volpi per Vincenzo Amato protagonista di Nuovomondo ma quando i giurati hanno saputo della possibilità di usare il Leone Rivelazione, previsto dal regolamento, hanno optato per questa scelta. Successivamente l’iter è stato quello di proporlo a Croff il quale ha accettato dopo aver ricevuto il parere favorevole del cda della Biennale.

Quindi non sono vere le dichiarazioni del giurato Michele Placido secondo cui Crialese ha perso di un solo voto contro Still Life?
No. Il Leone d’Oro al film di Zang-Ke non è mai stato messo in discussione sebbene la giuria l’abbia anche visionato nella nostra sala peggiore, la Zorzi e in formato video pur trattandosi di un’opera girata in digitale.

Ci sono rivelazioni anche su gli altri premi? Ad esempio come mai non ci sono stati riconoscimenti per Bobby piaciuto moltissimo a tutti qui al Lido? E che ne pensa del leone per l’opera complessiva a Straub-Huillet?
Premettendo sempre la sovranità della giuria che ha svolto il suo lavoro nella massima autonomia, senza ingerenze, posso dire che erano molto dispiaciuti di non dare nessun premio al film di Estevez. Non è vero che non è mai stato preso in considerazione per ricevere qualcosa. Forse come accennava prima Croff va ampliato davvero il palmares della Mostra. Quanto al Leone per l’opera complessiva si tratta ancora un volta di un premio previsto dal regolamento andato a due maestri che quando parlano di terrorismo intendono un’accezione diversa da quella a cui siamo abituati. Parlano di un terrorismo artistico.

Nei giorni scorsi sui giornali si è parlato della sua volontà di dare le dimissioni. E’ vero?
Non ci penso proprio. Non ho mai detto niente del genere. E’ solo una voce che periodicamente viene messa in giro. Manca ancora più di un anno allo scadere del mio mandato.

Gli attestati di stima non le mancano. Pensa di essere riconfermato?
Sono un vecchio signore. Ci penserò quando sarà il momento.

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10 Settembre 2006

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