Marco Giallini, principe di Roma

L'istrionico attore che è il mattatore assoluto del film di Edoardo Falcone Il Principe di Roma, in anteprima nella sezione Grand Public alla Festa


Marco Giallini “principe di Roma”, tra Scrooge e Gigi Magni. ‘”Ricordo che mio padre, quando ero ragazzino, passava per le vie di Trastevere e i signori, seduti fuori sulle sedie a chiacchierare, si alzavano, e dicevano ‘buongiorno’, salutavano. Adesso ormai Roma è morta, non c’è più niente, c’è solo l’ego, la persona che pensa solo a mettersi sui social. Ci hanno fottuto”, così l’istrionico attore che è il mattatore assoluto del film di Edoardo Falcone Il Principe di Roma, in anteprima nella sezione Grand Public alla Festa. 

“Ho scritto pensando proprio a lui, scelta obbligata – chiarisce il regista – Perché incarna una romanità popolare. E dopo la terza volta che lavoro con lui, posso dire che sono proprio recidivo. Lui ha delle caratteristiche a livello attoriale, quel certo tipo di ironia cattiva, che fanno sì che a livello cinematografico Giallini è Roma”.

Il film è un racconto morale ambientato nella Roma papalina del 1829. Protagonista Sor Meo, un commerciante ricco e arido che aspira a diventare nobile. Glielo permetterà un accordo scellerato con il principe Accoramboni (Sergio Rubini) che gli darà la mano di sua figlia in cambio di una cassa piena di denaro per risanare i suoi “buffi”. Ma sulla scorta del Canto di Natale di Dickens, la coscienza torna ad affacciarsi per tramite di alcuni fantasmi illustri che si aggirano per la Città Eterna: Beatrice Cenci (Giulia Bevilacqua), Giordano Bruno (Filippo Timi) e il Papa Borgia (Giuseppe Battiston), a loro il compito di ricordare che la vera nobiltà è quella dell’animo.

“Ho sempre voluto fare un film ambientato nella Roma del Papa Re – racconta Falcone, specialista in commedie come come Se Dio vuole (2015), Questione di karma (2017) e Io sono Babbo Natale (2021) – Questo desiderio ha origine nella mia infanzia quando, in una lontana estate di tanti anni fa, mia madre mi portò in un’arena a vedere Nell’anno del Signore di Luigi Magni. Proprio dalla visione di quel film così evocativo è nata in me una passione per la storia e le tradizioni della mia città. Avevo però bisogno di trovare un’idea giusta per far rivivere quel mondo così particolare, senza dover rinunciare a trattare temi universali, come ho sempre cercato di fare nelle mie regie precedenti”.

Marco Giallini erede di una tradizione che va da Sordi a Gassman, tra comicità, presenza scenica e (rari) tocchi di umanità. “Sognavo di fare un personaggio così, mi sono commosso, il finale mi ha toccato”, afferma Giallini. “Faticoso ma bellissimo e poi – scherza – c’è solo un ‘li mortacci tua’ in tutto il film”. E aggiunge: “Non è un film sociale, tema trito e ritrito, è piuttosto un film di redenzione”.

Un film “esistenziale” per il regista, che ha scritto il soggetto insieme a Marco Martani e la sceneggiatura con Paolo Costella. “L’essere umano è convinto di essere immortale, ma ad un certo punto sbatte contro la realtà e si rende conto che non è così”. E cita tra le fonti del suo lavoro maniacale di ricostruzione storica, i sonetti del Belli, miniera inesauribile di lingua, curiosità e tradizioni popolari, le stampe del Pinelli e le litografie di Thomas, mentre Michele Braga ha lavorato a comporre musiche coerenti con l’epoca, compresa la canzonetta Tutte le notti in sogno.

Un pensiero va a Gigi Proietti, a partire dal cognome del personaggio di Giallini. “Proietti lo porto nel cuore – chiarisce Falcone – e ho chiamato nel cast la figlia Carlotta perché è una brava attrice e perché so quanto Gigi fosse legato e lei. Ma il cognome Proietti veniva dato ai trovatelli, come viene spiegato nel film”. E il Sordi del Marchese del Grillo? “Non penso mai a nessuno quando lavoro, ma è chiaro che assimili certe cose anche non volendo”, puntualizza Giallini. “Del resto Sordi è il più grande di tutti”.

Sulla romanità è Falcone a puntualizzare: “Non volevamo fare un film di macchiette, ma dare un po’ di respiro alla romanità vista sempre e solo come ‘coattagine’. E gran parte dei riferimenti alla tradizione sono veri, come il metodo per levarsi il malocchio”.

Infine sulla crisi del cinema e al ritorno nelle sale (Il Principe di Roma uscirà il 17 novembre distribuito da Lucky Red che co-produce con Rai Cinema in collaborazione con Sky Cinema): “Bisogna combattere, provarci perché la sala è un’altra cosa. Questo è un film popolare, divertente che parla non solo a Roma ma a tutti. Gran parte degli attori non parlano romano, e temi sono universali. Spero che la gente lo capisca, e torni in sala a vederlo”.

15 Ottobre 2022

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