VENEZIA – La Cina è vicina di Marco Bellocchio, che incantò la Mostra nel 1967, vincendo il Premio Speciale della Giuria, torna a Venezia in una nuova versione restaurata da Sony Pictures Entertainment e Cineteca di Bologna. Il regista accompagna al Lido questa nuova versione, e lo fa anche in veste di presidente della Cineteca, di cui riveste la carica dallo scorso marzo.
“Ora la Cina è davvero vicina – dice – era uno slogan scritto in quegli anni in opuscoli maoisti, uno slogan che mi aveva riferito mio fratello. Lo adorai subito come titolo, perché creava quella distanza siderale che volevo rappresentare nel mio film, che raccontava di una politica piccola e provinciale. Era, insomma, una cosa ironica, provocatoria e grottesca, un modo per dire che ci poteva essere una ventata rivoluzionaria che poteva spazzare via i parassiti politici di allora. Fui accusato di essermi venduto al mercato, perché il film ebbe un grande successo, ma va detto che era un lavoro che nasceva da una certa Italia, in cui si immaginava ancora che la politica potesse cambiare. Ogni partito aveva la sua ideologia e anche se il Partito Comunista veniva considerato revisionista, ancora gli si dava fiducia per una possibile futura rivoluzione”.
Riguardo alla nuova nomina, il regista dichiara invece: “Il ruolo mi è arrivato per caso, ma metto volentieri a disposizione la mia esperienza. Sul fronte del restauro la Cineteca è già una macchina formidabile che lavora da sé. Vorrei cercare di scoprire e potenziare nuovi centri di formazione cinematografica, e magari cominciare un’attività di produzione, naturalmente su progetti che lo consentano, sperimentali e originali. So bene che esiste una Film Commission Emilia Romagna che dovrebbe agire come in altre regioni, e che per una serie di motivazioni è stata assente. La Cineteca non deve approfittarne ma può concorrere allo scopo comune di agevolare i giovani autori, in regime di collaborazione. Mi interessa anche il discorso sulla formazione, che sto esplorando da diversi anni con il Bobbio Film Festival”.
Sulle motivazioni del restauro de La Cina è vicina interviene anche Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca: “Fa parte di quei film che considero profetici. E’ una commedia crudele sulla politica italiana, che fu in concorso a Venezia nel 1967. La critica era esterrefatta per la durezza di questa commedia, la cosa paradossale è che in Italia non c’era alcuna pellicola, in quanto il film era stato acquistato dalla Columbia, che lo distribuì”. Infine, sempre Farinelli sulla poca attenzione italiana nel restauro dei film, ha sottolineato: “Nessuno come il nostro Paese trascura il restauro. Forse peggio di noi c’è solo l’Egitto”. Infine interviene Davide Pozzi, direttore del laboratorio L’Immagine Ritrovata, che si occupa dei restauri per la Cineteca: “Ben venga il digitale che è legato all’oggi, alla tecnologia del momento, ma dobbiamo anche preservare, per cui ci impegniamo comunque a realizzare e mantenere delle copie di conservazione in 35 millimetri”.
"Una pellicola schietta e a tratti brutale - si legge nella motivazione - che proietta lo spettatore in un dramma spesso ignorato: quello dei bambini soldato, derubati della propria infanzia e umanità"
"Non è assolutamente un mio pensiero che non ci si possa permettere in Italia due grandi Festival Internazionali come quelli di Venezia e di Roma. Anzi credo proprio che la moltiplicazione porti a un arricchimento. Ma è chiaro che una riflessione sulla valorizzazione e sulla diversa caratterizzazione degli appuntamenti cinematografici internazionali in Italia sia doverosa. È necessario fare sistema ed esprimere quali sono le necessità di settore al fine di valorizzare il cinema a livello internazionale"
“Non possiamo permetterci di far morire Venezia. E mi chiedo se possiamo davvero permetterci due grandi festival internazionali in Italia. Non ce l’ho con il Festival di Roma, a cui auguro ogni bene, ma una riflessione è d’obbligo”. Francesca Cima lancia la provocazione. L’occasione è il tradizionale dibattito organizzato dal Sncci alla Casa del Cinema. A metà strada tra la 71° Mostra, che si è conclusa da poche settimane, e il 9° Festival di Roma, che proprio lunedì prossimo annuncerà il suo programma all'Auditorium, gli addetti ai lavori lasciano trapelare un certo pessimismo. Stemperato solo dalla indubbia soddisfazione degli autori, da Francesco Munzi e Saverio Costanzo a Ivano De Matteo, che al Lido hanno trovato un ottimo trampolino
Una precisazione di Francesca Cima
I due registi tra i protagonisti della 71a Mostra che prenderanno parte al dibattito organizzato dai critici alla Casa del Cinema il 25 settembre