Per la prima volta insieme sul grande schermo il Freddo di Romanzo criminale, e il boss Savastano di Gomorra, anche se in precedenza Vinicio Marchioni e Fortunato Cerlino già si erano incrociati più di una decina d’anni fa al Centro Teatrale Santacristina, la scuola fondata da Luca Ronconi. Ora in Socialmente pericolosi di Fabio Venditti, un passato di inviato Rai e caporedattore di Mediaset, Marchioni e Cerlino sono i protagonisti di una storia vera, vissuta dal regista in prima persona: l’amicizia fraterna tra un giornalista televisivo e un camorrista ergastolano.
Fabio/Fabio Venditti e Mario/Mario Savio si conoscono in occasione di un reportage sul penitenziario di Sulmona, balzato alle cronache per l’alto numero di suicidi, soprattutto tra gli agenti. “Un’intesa istintiva, forse anche una (preoccupante) affinità di carattere. L’incontro con Mario Savio ha completamente cambiato la mia vita professionale e i miei equilibri quotidiani – spiega Venditti – Persona di grande intelligenza e dal carisma indiscutibile, Mario ha catturato la mia curiosità di giornalista”.
L’intensa frequentazione spinge Fabio a scrivere un libro sulla guerra di camorra degli anni ’80 grazie ai racconti del ex boss Mario. Il successivo passo è quello di realizzare insieme il progetto di studio e lavoro, “Socialmente pericolosi”, per i ragazzi di strada dei Quartieri Spagnoli di Napoli, progetto che porta il giornalista a immergersi in un mondo dove violenza e sopraffazione sono all’ordine del giorno. “Ho cominciato a confrontarmi con dei ragazzi cresciuti nella certezza che soltanto la prepotenza vince”.
Quando a Mario viene diagnosticata una malattia allo stadio terminale, l’amico giornalista si batte perché riceva cure adeguate fino al punto di ospitarlo in casa propria, agli arresti domiciliari, causando una breve crisi familiare che coinvolge la moglie/Michela Cescon e le due figlie/Blu Yoshimi e Eleonora Pace. Alla fine il rapporto tra Fabio e Mario sembra sempre più solido ma il ritorno ad azioni più o meno criminose è dietro l’angolo sia per un pregiudicato di lunga data sia per giovani con poche opportunità di costruirsi un futuro diverso.
Socialmente pericolosi si svolge alla fine su due piani narrativi. Uno di finzione sul rapporto tra Fabio e il boss camorrista, a cui si aggiungono parti ambientate in carcere tutte scritte dagli stessi detenuti – coordinati da Antonio Turco che dirige la Compagnia Teatro Stabile Assai – che interpretano se stessi insieme agli agenti penitenziari.
L’altro piano, quello documentaristico, utilizza frammenti delle interviste di due speciali Tg2 andati in onda nel 2013 con i ragazzi che raccontano la loro vita senza prospettive.
“Il mio è un film che nasce dalla strada – spiega l’autore – che utilizza vari linguaggi e una sceneggiatura in continuo divenire”. Per Vinicio Marchioni è stato semplice affrontare questa storia perché vissuta dal regista, “la preparazione è stata semmai quella umana, richiesta dal confronto e dal lavoro con attori non professionisti”.
Per Fortunato Cerlino si è trattato di raccogliere una sfida, “perché non volevo più interpretare film sulla camorra, sapendo che spesso per un attore non è facile liberarsi di un’etichetta. Di fronte a questo materiale narrativo che proviene dalla realtà ho cercato di essere autentico e credibile”.
Socialmente pericolosi ha alcune uscite programmate nelle sale Uci: il 24 gennaio a Casoria, il 25 a Venezia e il 26 a Milano. Il programma delle prossime proiezioni si può consultare su www.socialmentepericolosi.it
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