Tre i titoli italiani in Concorso alla 76esima Mostra di Venezia. E’ diretto da Pietro Marcello (La bocca del lupo, Bella e perduta): Martin Eden, interpretato da Luca Marinelli, Jessica Cressy e Denise Sardisco. “Un film rischiosissimo, coraggiosissimo, dal capolavoro letterario di Jack London. Marcello reinventa il libro, lo trasferisce in Italia, spazia dal 1910 al 1980 fino ai giorni nostri. Un film all’altezza delle sue ambizioni”, così lo ha presentato, in conferenza stampa, il direttore della Mostra Alberto Barbera.
Dopo aver salvato da un pestaggio Arturo, giovane rampollo della borghesia industriale, il marinaio Martin Eden viene ricevuto in casa della famiglia del ragazzo e qui conosce Elena, la bella sorella di Arturo, e se ne innamora al primo sguardo. La giovane donna, colta e raffinata, diventa non solo un’ossessione amorosa ma il simbolo dello status sociale cui Martin aspira a elevarsi. A costo di enormi fatiche e affrontando gli ostacoli della propria umile origine, Martin insegue il sogno di diventare scrittore e – influenzato dal vecchio intellettuale Russ Brissenden – si avvicina ai circoli socialisti, entrando per questo in conflitto con Elena e con il suo mondo borghese…
“Martin Eden – spiegano il regista e lo sceneggiatore Maurizio Braucci – racconta la nostra storia, la storia di chi si è formato non nella famiglia, o nella scuola, ma attraverso la cultura incontrata lungo la strada. È il romanzo degli autodidatti, di chi ha creduto nella cultura come strumento di emancipazione e ne è stato, in parte, deluso. Ma è anche un libro in grado, specie ad una seconda lettura, di rivelare – al di là del melodramma – la capacità di Jack London di vedere come in uno specchio le fosche tinte del futuro, le perversioni e i tormenti del Novecento. Per questo Martin Eden è un romanzo di grande attualità politica, e per questo abbiamo immaginato il nostro Martin attraversare il Novecento, o meglio una ‘crasi’, una trasposizione trasognata del Novecento, libera da coordinate temporali, ambientata non più nella California del romanzo ma in una Napoli che potrebbe essere una qualsiasi città portuale (non solo) d’Italia”.
Altro italiano in competizione è Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone, con Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo e Roberto De Francesco, “un lavoro di ammodernamento del testo teatrale è alla base del film, che però non è lo spettacolo teatrale portato sul grande schermo. Un risultato notevole”, sempre nelle parole del direttore. Presenza quella di questo film che non sorprende, perché i rumors anticipavano questo titolo come possibile e l’annuncio non s’è fatto attendere. Si rinnova la presenza dell’autore napoletano per il secondo anno consecutivo: Martone era infatti nella medesima sezione lo scorso anno con Capri Revolution.
Il cineasta napoletano dichiara: “Sono onorato di partecipare per la seconda volta di seguito in concorso alla Mostra. Questo film nasce da lontano, quando ho diretto a teatro Il Sindaco del Rione Sanità al Nest di San Giovanni a Teduccio, una sala di cento posti ma molto agguerrita; lavorare in seguito all’adattamento per il cinema è stato quasi un passaggio naturale. Per quella che è stata un’esperienza per certi aspetti sperimentale, sono felice che anche il film possa intraprendere un percorso di distribuzione alternativo come quello della uscita evento”. Il film sarà infatti in sala per tre giorni, 30 settembre e 1 e 2 ottobre con Nexo Digital.
Il terzo titolo in Concorso è La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco, distribuito da Luce Cinecittà: a 25 anni (2017) dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, Maresco trova impulso in un suo recente lavoro dedicato a Letizia Battaglia, la fotografa ottantenne che con i suoi scatti ha raccontato le guerre di mafia, definita dal ‘New York Times’ una delle “undici donne che hanno segnato il nostro tempo”. Nelle celebrazioni dei martiri dell’antimafia, il disincanto di Maresco si confronta con la passione di Battaglia.
Fuori Concorso ci saranno Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores, con Claudio Santamaria e Valeria Golino, e Vivere di Francesca Archibugi con Micaela Ramazzotti. In anteprima mondiale anche le serie The New Pope di Paolo Sorrentino e Zerozerozero di Stefano Sollima, dal best seller di Roberto Saviano. Due episodi per ciascuna serie, non consecutivi nel caso di Sorrentino (si vedranno infatti il 2 e il 7).
Italiani anche nella sezione Orizzonti, con Nevia di Nunzia De Stefano, ex moglie di Matteo Garrone, un romanzo di formazione di una ragazzina dell’hinterland napoletano, tra situazioni di grave emarginazione e ambiente circense e Sole di Carlo Sironi, un dramma in co-produzione con la Polonia, oltre al documentario Supereroi senza superpoteri di Beatrice Baldacci.
C’è il nostro paese anche in alcune coproduzioni, tra cui Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra con Johnny Depp e J’accuse di Roman Polanski.
E' da segnalare una protesta del Codacons con annessa polemica circa la premiazione di Luca Marinelli con la Coppa Volpi a Venezia 76. L'attore aveva rilasciato una dichiarazione a favore di "quelli che stanno in mare e che salvano persone che fuggono da situazioni inimmaginabili". "In modo del tutto imprevedibile - si legge nel comunicato del Codacons - il premio come miglior attore non è andato alla splendida interpretazione di Joaquin Phoenix"
Venezia 76 si è distinta anche per una ricca attività sul web sui social network. Sulla pagina Facebook ufficiale sono stati pubblicati 175 post che hanno ottenuto complessivamente 4.528.849 visualizzazioni (2018: 1.407.902). Le interazioni totali sono state 208.929 (2018: 64.536). I fan totali della pagina, al 6 settembre 2019, sono 360.950, +4.738 dal 24 agosto 2019
Nel rituale incontro di fine Mostra Alberto Barbera fa un bilancio positivo per il cinema italiano: “In concorso c’erano tre film coraggiosi che osavano – ha detto il direttore - radicali nelle loro scelte, non scontati, non avrei scommesso sul fatto che la giuria fosse in grado di valutarne le qualità"
Luca Marinelli e Franco Maresco, rispettivamente Coppa Volpi e Premio Speciale della Giuria, ma anche Luca Barbareschi per la coproduzione del film di Roman Polanski J'accuse. Ecco gli italiani sul podio e le loro dichiarazioni