Una vita dedicata a registi e attori, eppure questo è il suo primo red carpet. Giovanna Cau, l’avvocato del cinema italiano, ha il suo strameritato momento di gloria al Festival di Roma con Diversamente giovane, il documentario di Marco Spagnoli, prodotto in collaborazione con Cinecittà Luce, fuori concorso a Extra. Nel suo studio sono passati tutti, da Mastroianni a Fellini, da Moravia a Calvino. Molti di loro appaiono nel film, che raccoglie le voci di varie generazioni, dai veterani Scola, Lizzani, Montaldo, Tonino Guerra ai più giovani Giancarlo De Cataldo e Paolo Virzì, ai produttori Nicola Giuliano e Riccardo Tozzi, Roberto Cicutto e Luciano Sovena. “L’idea – racconta Spagnoli, giornalista e autore di film di montaggio come Hollywood sul Tevere – mi è venuta al Festival di Bari, ho sentito tre diverse persone chiedersi ad alta voce ma perché non fanno un film su Giovanna Cau? e mi è sembrato un segno del destino. Lei mi ha dato la sua fiducia ma ha posto due condizioni: mi concedeva un’unica intervista da sola mentre le altre sarebbero state chiacchierate a ruota libera con vari amici”. In linea perfetta con il suo considerarsi “una persona normale”.
88 anni portati con intelligenza, eleganza e la consapevolezza che “continuare a lavorare a quest’età è un privilegio”, Giovanna è un esempio di donna indipendente ad oltranza, fin dagli inizi, quando si batteva per il voto femminile con molte madri della patria. “Raccontarla è stata la mia reazione alle donnine di Arcore – dice ancora Spagnoli – della sua classe al Liceo Tasso di Roma solo due donne arrivarono a laurearsi, lei e la mamma di Nanni Moretti, Agata Apicella. E quando iniziò a fare l’avvocato, nel ’56, erano solo cinque le presenze femminili in questa professione”.
Figura chiave nella sua formazione, il padre, che fu trasferito a Ginevra presso la Società delle Nazioni per il suo scarso entusiasmo verso il fascismo. Era il portinaio di Via Rubicone a rimproverarlo quando usciva senza il distintivo all’occhiello. Così Giovanna fu istintivamente di sinistra, come di sinistra era il cinema italiano specialmente in quegli anni. Proprio da lei partirono battaglie importanti, dal diritto d’autore all’abolizione della censura, ma anche un forte impegno sociale, ad esempio per l’abbattimento dei pregiudizi verso l’handicap.
Con una sigaretta perennemente tra le labbra, Giovanna non si è limitata a preparare contratti di ferro per i suoi protetti. “Il suo studio era l’agenzia matrimoniale del cinema”. “Ci andavamo anche solo per fare due chiacchiere”, raccontano i testimoni. Al corrente di tutto, l’avvocato Cau sapeva anche serbare qualche segreto e nascondere qualche scappatella, come quella volta che coprì Federico Fellini: “Andava a fare i sepolcri, cioè a trovare tre amiche piuttosto mature, una dopo l’altra, ma ufficialmente era in riunione con me e con un produttore. E così dissi a Giulietta”. Tra i tanti che sono passati dal suo studio, un nome ricorre più degli altri, quello di Marcello Mastroianni. Ne esce il ritratto di un uomo mite, pigro e persino ignaro della sua bellezza. Ma anche, nonostante il riserbo di Giovanna, il vago sospetto di un amore speciale, seppure platonico, tra loro due. “Lo dice bene Jean Sorel – chiarisce Spagnoli – con Marcello c’è stato un rapporto di amicizia, amore e complicità che la Cau non ha avuto con nessun altro. Erano due paraculi che si sono amati senza illusioni”. E poi la dura Giovanna che considera come il peggior tradimento quello professionale, si commuove ricordando il suo compagno Emilio Benincasa, morto per un cancro troppo presto.
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