“L’uomo può essere imprigionato, carcerato, perseguitato, torturato, deportato, trasferito, gasato. Ma non puoi togliere all’uomo la libertà di fare musica”. Con queste parole Francesco Lotoro, pianista e compositore di Barletta, porta avanti con pazienza e passione da oltre venti anni un lavoro, che è anche una missione: quella di cercare, rintracciare, archiviare ed eseguire la musica composta nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua appassionata ricerca è ora anche un film documentario, Maestro di Alexandre Valenti, che arriva nelle sale italiane con Luce Cinecittà in occasione del Giorno della Memoria il 23 gennaio, con un’uscita evento in oltre 80 cinema, per poi essere proiettato dal 27 gennaio in una serie di matinée speciali con incontri per le scuole. Anteprima a Barletta il 19 gennaio al Cinema Paolillo (ore 20:00) alla presenta del regista e del maestro Lotoro.
Una storia di uomini che scelsero la musica come atto di resistenza per opporsi all’annientamento e non lasciarsi abbattere da chi voleva la loro morte fisica e intellettuale. Come modo per sentirsi degli esseri umani e non solo dei pezzi di carne; da scuoiare, da squartare, da sezionare. Come avveniva nell’orribile laboratorio di patologia di Buchenwald. Lì dove il musicista Josef Kropinski con le sue composizioni, nate in condizioni disumane, ridava vita, linfa e ossigeno al carbonio mortale dei corpi in putrefazione che ogni giorno lo circondavano. Melodie, canzoni, sinfonie, concerti, creati da ebrei, zingari, prigionieri politici, soldati; musicisti che componevano mentre il mondo intorno a loro era una prigione e una fabbrica di morte, da cui la maggior parte non tornò viva. Sono documenti straordinari, musica scritta su qualsiasi mezzo di fortuna: sacchi di iuta, carta igienica, ritagli di stoffa o magari impressa solo nella memoria dei sopravvissuti e lì caparbiamente custodita. Lotoro ne cerca le tracce presso i pochi sopravvissuti e i loro discendenti, da Barletta ad Auschwitz, Praga, Berlino, Gerusalemme, da un mercato delle pulci a una soffitta, a un museo agli archivi dei campi. Una ricerca avvincente ma anche una lotta contro il tempo: ogni mese, un altro sopravvissuto muore, e con lui un pezzo di musica scompare per sempre. “L’ingiustizia che ha subito il compositore non deve subirla la sua musica. Nel momento in cui la suoniamo, anche una sola volta, è come se avessimo riscattato quella melodia”, sottolinea il maestro Lotoro che ha raccolto finora un repertorio di oltre 4mila spartiti, eseguendoli dal vivo con la sua Orchestra in teatri e sale concerti di tutto il mondo. Appuntamenti in cui, per usare una sua espressione, queste musiche “vengono finalmente liberate”.
Maestro è una co-produzione Italia-Francia, prodotta dalle italiane DocLab e Intergea, e dalle francesi Intuition Films & Docs e Les Bons Clients, e si avvale dell’alto patrocinio dell’UNESCO e la collaborazione dell’UCEI – Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Per sostenere la lotta di Lotoro, e della memoria contro l’oblio, è stata creata l’onlus Last Musik con l’obiettivo di permettere la nascita della prima grande enciclopedia di musica concentrazionaria. Per informazioni sul progetto e sulle proiezioni del film: www.lastmusik.com
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