Maestrelli, il maestro del calcio resistente e colorato

Gli autori Cordio e Manni, insieme a Massimo Maestrelli, il figlio dello storico Mister della Lazio, parlano del docufilm coprodotto da Luce Cinecittà: 'Maestro - Il calcio a colori di Tommaso Maestrelli'. La dedica di Claudio Lotito


“Io ho un fratello gemello, Maurizio, che è mancato il 28 ottobre del 2011, proprio lo stesso giorno in cui, lo scorso anno, abbiamo iniziato le riprese del film. Quando passammo gli esami di maturità, ci dicemmo che dovevamo fare due cose per babbo, un libro e un film: ecco, finalmente ce l’abbiamo fatta”.

Così Massimo Maestrelli, il figlio dello storico allenatore che portò la Lazio al suo primo clamoroso scudetto del 1974, ci racconta la genesi del film documentario Maestro – Il calcio a colori di Tommaso Maestrelli, scritto e diretto da Francesco Cordio e Alberto Manni, presentato in prima assoluta alla 19ma Festa del Cinema di Roma il 25 ottobre: una produzione Grøenlandia e Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Intrattenimento, Rai Teche, Il Corriere dello Sport  e la Società Sportiva Lazio.

“Vogliamo cercare, sulle orme di tuo padre, Tommaso Maestrelli, di portare avanti non solo il suo ricordo, ma quel modo di fare calcio all’insegna dei valori dello sport e della capacità di emozionare le persone”, ha dichiarato il presidente della Lazio Claudio Lotito nel corso della presentazione del film al Teatro Olimpico, rivolgendosi a Massimo Maestrelli. “Nel momento in cui il calcio emoziona, significa che entra nel cuore della gente e trasmette valori. Noi vogliamo sì ottenere risultati, ma anche rimanere nella storia come coloro che proseguono in quel solco di passione e di sentimenti autentici, per portare un sorriso nelle persone che sono state meno fortunate, per dar loro la forza di superare le problematiche quotidiane all’insegna dei nostri colori, perché il calcio deve essere questo, al servizio della gente”.

“Il libro lo facemmo e fu un successo che tornò in libreria tante volte, poi però quando Maurizio ci ha lasciato, mi ha ricordato che mancava un’altra cosa da fare per babbo: il film”, continua Maestrelli. “Quindi io sono rimasto sempre col pensiero fisso di questo progetto, anche perché, essendo mancate anche le altre due mie sorelle, l’ultima memoria storica della famiglia ero io, e la mia grande paura era che nessuno avrebbe mai più potuto raccontare la sua storia, se non l’avessi fatto io.

Una storia che non è solo quella di un allenatore di calcio.

“Di calcio c’è molto poco in questa storia”, continua. “Pensa che l’anno scorso è uscita una serie televisiva su Sky che hanno visto in un milione di persone: è stata la loro serie sportiva più vista. Ho creduto di dover raccontare la storia di mio padre ai figli e ai nipoti, alla gente che non l’ha conosciuto: a chi domenica andrà allo stadio col figlio e gli dirà ‘ora ti spiego la storia della Lazio’. E si innamora della Lazio grazie alla storia di babbo. Il desiderio nasce da qui. Poi siamo stati fortunati, abbiamo avuto tante richieste per produrlo in questi anni, ma non trovavo mai le persone giuste, che mi piacevano, fino ad oggi, nell’anno che coincide proprio con il 50mo anniversario dello scudetto. Sono certo che in qualche modo ci sia stato lo zampino dei miei genitori”.

Tommaso Maestrelli con i due gemelli Massimo e Maurizio

 

A quasi 50 anni dalla scomparsa (1976), l’unico figlio vivente di Tommaso Maestrelli, che con il suo gemello era stato scelto come mascotte ufficiale della Lazio, realizza finalmente il suo progetto: un film che non si ferma al lato sportivo, quindi, ma ripercorre in toto la straordinaria avventura umana di suo padre, al quale ovviamente, essendo nato a Pisa, si rivolge come ‘babbo’: dall’approccio rivoluzionario e ‘colorato’ al gioco del calcio a quella capacità unica del ‘Mister gentiluomo’ di educare eticamente alla ‘democrazia’, nei rapporti di squadra e nella vita. Senza dimenticare la scelta di non andare ad allenare una squadra che era già in serie A: perché la serie A se la voleva conquistare sul campo con la sua squadra, non con la ‘scorciatoia’ di un contratto. Il tutto anche grazie alla preziosa esperienza della lotta partigiana in Jugoslavia, che lo vide protagonista nella guerra di liberazione della Dalmazia dai nazisti, in quel caso alla guida di una ‘squadra’ molto numerosa, e con degli obiettivi irrinunciabili.

 

“La figura di Tommaso Maestrelli è per lo più conosciuta per il fatto di essere stato l’allenatore che ha portato a questo storico primo scudetto della Lazio”, sottolinea Alberto Manni, uno dei due autori-registi del film. Ma che lo abbia fatto con una squadra che era una banda di matti, degli ‘underdogs’ assoluti, è una sorta di vero e proprio miracolo sportivo. Di lui si conosce poco, ma oltre al fatto di essere un grande psicologo, che sapeva tenere a bada questi caratteri così forti, queste ‘botte di testosterone’ che c’erano negli spogliatoi… lui faceva giocare la squadra in un modo meraviglioso: ed è stato un allenatore visionario, perché è stato il primo a portare il ‘calcio totale’ in Italia. La sua squadra faceva delle cose che poi abbiamo visto fare ai mondiali di calcio del ’74 alla nazionale di calcio olandese, che stupì il mondo intero. Ma Michels, l’allenatore dell’Olanda di Cruijff, che aveva dei giocatori straordinari, faceva le stesse cose che aveva fatto Maestrelli sia nella Lazio, che ancora prima nel Foggia”.

Tommaso Maestrelli con Giorgio Chinaglia, attaccante della Lazio

 

Cosa rendeva ‘meraviglioso’ il nuovo gioco del calcio di Tommaso Maestrelli?

Lui porta i colori del ‘calcio totale’ – per questo lo abbiamo chiamato Il calcio a colori di Tommaso Maestrelli – che vanno a illuminare e ‘colorare’ il calcio italiano, che fino a quel momento era in bianco e nero, perché si giocava al ‘catenaccio’, al ‘calcio del contropiede’ tanto caro a Gianni Brera…”, continua Manni: tant’è che il giornalista, grande fautore del calcio italiano, a un certo punto definisce il calcio di Maestrelli  un’‘eresia’ podistica, ‘con tutti quei giocatori che corrono da una parte all’altra del campo senza un’apparente motivazione’. Non capendo che c’era in atto una rivoluzione sportiva e culturale: perché il calcio di Maestrelli era un calcio ‘democratico’, perché correvano tutti! Poi per di più, abbiamo giocato sul doppio binario del ‘calcio a colori’ contrapposto al calcio in bianco e nero del catenaccio e del contropiede, ma anche il calcio delle prime immagini a colori che arrivano quegli anni in tv”.

Un titolo, il ‘calcio a colori’, che è una metafora, ma non solo.

“Negli anni ’70, oltre al fatto che Tommaso Maestrelli porta in campo questo calcio vivace, atletico, e in questo senso ‘colorato’… siamo anche nel periodo esatto in cui le televisioni cominciano a trasmettere a colori il calcio”, ricorda Francesco Cordio, l’altro regista del film. “O meglio, ci sono le prime tracce di Super8 di calcio a colori sono proprio sulle partite di calcio della Lazio allo Stadio olimpico. Quindi ci piaceva un po’ questo: ha portato ‘il calcio a colori proprio mentre il calcio stava diventando a colori in televisione”.

“Io mi sono molto appassionato all’età giovanile di Tommaso Maestrelli, soprattutto al suo periodo partigiano”, continua Cordio. Grazie allo storico Massimiliano Desiante, siamo arrivati a capire come lui sia stato in grado di ‘governare’ uno spogliatoio così spaccato. Perché lo spogliatoio della Lazio nel 1974 era popolato di disgraziati che se le davano di santa ragione, ma lui aveva la capacità di tenerli a bada. Quando dopo l’8 settembre del ‘43, infatti, Maestrelli fu fatto prigioniero di guerra dai tedeschi, riuscì a scappare e ad unirsi ai partigiani: partecipò attivamente alla Resistenza e alla liberazione di Belgrado, al comando di una brigata ‘Garibaldi’ composta da 360 uomini. Attenzione, perché il suo ruolo non era quello di comandante militare, ma del commissario politico: ovvero quello che cerca di trasmettere quali sono le cose da fare, su cui ragionare, ma senza dare ordini, anche ascoltando le proposte degli altri. Era molto portato al dialogo, per fare arrivare alle soluzioni i suoi stessi compagni. E con molte probabilità quest’esperienza gli è tornata molto utile quando ha avuto a che fare con degli spogliatoi, dove doveva governare tante persone diverse”.

Il più anziano dei giocatori intervistati nel film, Beppe Tomasini, dice: per me Maestrelli è stato come un padre.

“Sì, la cosa bella è che lui, oltre al fatto che leggeva due giornali al giorno, non solo sportivi, con i suoi giocatori non parlava solo di calcio: gli dava consigli davvero quasi ‘paterni’, per la famiglia, per i problemi con i figli o con le mogli…”, precisa il regista. “Quegli anni ’70, poi, anche a Roma furono un periodo molto caldo, c’era molta attenzione a quello che succedeva tra le giovani generazioni, e lui cercava di calmare i suoi giocatori per quanto poteva, perché alcuni di loro, tra l’altro, partecipavano attivamente alle manifestazioni schierate a destra… e dunque gli scontri negli spogliatoi acquisivano anche sfumature decisamente politiche”.

Alla fine del documentario c’è Andrea, suo nipote, che parla del nonno.

“Sì, Andrea è il figlio del mio gemello, nato a tre giorni di distanza da mio figlio, stesso mese e stesso anno”, svela ancora Massimo Maestrelli: “le nostre mogli hanno partorito quasi insieme, è la prima storia di ‘cugini gemelli’! (ride). Se ci fosse stato Maurizio, mio fratello, io questo film lo avrei raccontato a metà con lui, e dato che non c’è, ho voluto che ci fosse Andrea al suo posto. Anche perché lui sta facendo un percorso da attore, sta studiando, e io vorrei che quando lui diventerà un attore conosciuto gli chiederanno ‘qual è il primo film che hai fatto?’ lui potrà rispondere ‘il film sul nonno!’. E poi c’è la scena finale, quando lui e mio figlio vanno in motorino insieme, come facevamo io e Maurizio”.

Maestro – Il calcio a colori di Tommaso Maestrelli

Regia Francesco Cordio e Alberto Manni

Soggetto e Sceneggiatura Francesco Cordio e Alberto Manni

Montaggio Elisabetta Abrami

Fotografia Lorenzo Di Nola

Musiche  Luca Bussoletti

Produttore editoriale Damiano Fiocchetti

Responsabile Post Produzione Giovanna Ventura

Direttore di Produzione Giovanni Sabatini

Producer Cecilia Passa

Produttore Associato Giannandrea Pecorelli

Produttore Delegato Federico Gillam

Una Produzione Groenlandia e Cinecittà

Prodotto Da Matteo Rovere e Leonardo Godano

Durata 93’

 

Intervengono:

Massimo Maestrelli / Andrea Maestrelli / Nicolò Maestrelli / Giancarlo Oddi / Luigi Martini / Bruno Giordano / Antonio Guido / Guido De Angelis / Riccardo Cucchi / Stefano De Grandis / Enrico Bendoni / Mercedes Catalano / Giacomo Massimiliano Desiante / Massimo Tecca / Mauro Mazza / Duccio Casini / Fabrizio Tontodonati / Albertino Bigon / Giuseppe Tomasini / Tonino Raffa / Giovanni Pirazzini / Franco Ordine / Edoardo Albinati

autore
25 Ottobre 2024

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