Maccio Capatonda: uccelli di Rovio

Il comico è a Cannes, alla vigilia del Festival, per presentare 'Angry Birds', il film d'animazione tratto dal celebre videogioco per cellulari, al cui protagonista presta la voce


La pellicola debutterà nelle sale italiane il 12 maggio. Sembrava impossibile trarre una pellicola di senso compiuto da un puzzle game per cellulari ma i registi Clay Kaytis e Fergal Reilly, prodotti dalla stessa Rovio che ha ideato il videogame di successo mondiale, sono riusciti nell’impresa riuscendo a costruire attorno al semplicissimo e surreale concept (degli uccelli rotondetti vengono scagliati contro dei maiali con una mazzafionda) una trama ben congeniata, divertente e sagace al punto giusto. La presenza del comico, al secolo Marcello Macchia, autore della serie TV Mario e dei corti presentati dalla Gialappa’s Band oltre che del lungometraggio Italiano Medio, buon successo nelle sale, è un valore aggiunto. Il film viene presentato alla vigilia dell’apertura del Festival di Cannes, da un Maccio in smoking e comprensibilmente entusiasta con cui abbiamo scambiato volentieri due chiacchiere.

Che effetto fa essere sulla Croisette?

Un sogno che si realizza. Chi mai avrebbe pensato che un mio film sarebbe arrivato a Cannes? Beh, più o meno. Fatto sta che sono qui vestito tutto elegante a presentare tra l’altro un film che mi ha permesso di realizzare un’altra cosa che sognavo fin da bambino: essere un doppiatore. Con il mio videoregistratore a due testine avevo ridoppiato tutto Ritorno al Futuro, facendo la parte di Marty. Ero andato in fissa.

Ma è stato un lavoro difficile?

Mi ha aiutato molto il direttore Marco Mete, io tendevo a imparare le battute e a farle ‘a vuoto’, mentre invece bisogna guardare lo schermo, trasferire sé stessi nel personaggio e il personaggio in sé stessi. Bisogna stare dietro alle sue intenzioni, hai solo un momento per rendere la battuta al meglio. Certo, puoi rifarla, ma non è la stessa cosa. Ho rispettato le battute, di mio c’è solo qualche inflessione, qualche sporca tura, diciamo.

L’umorismo del film è molto efficace, ma diverso dal suo, così surreale…

Vero, non è esattamente il mio stile ma immedesimarmi non mi è stato difficile. E’ un umorismo classico ma pungente, tipico dei film di animazione intelligenti, c’è una bella scrittura per cui si può dire che è stato un po’ come recitare, anche se usando solo la voce.

Conosceva il videogioco? E’ un appassionato?

Non tantissimo, a dirla tutta. Da bambino mi hanno regalato un Commodore 128 e ho fatto un po’ di giochi semplici. Ero nerd ma giusto un po’. Giocavo a Snake, cose così. Poi ho saltato una fase e sono arrivato direttamente all’epoca dei PC, i Pentium 486 su cui girava Alone in the Dark, ma non posso dire di essere un gran giocatore. Poi il film va oltre il gioco, prende spunto per raccontare una cosa diversa, rielaborando a fini narrativi gli elementi di base, rendendoli utili al racconto di una storia interessante.

Chi è il suo personaggio?

Un uccellaccio rosso che ha continui attacchi d’ira e viene mandato in una clinica per smaltirli, ma poi capisce che la rabbia può essere utile e necessaria, la converte in qualcosa di buono, diventa un leader e salva il suo popolo dal pericolo di un’invasione. All’inizio è visto come uno da curare, ma poi fa un percorso di crescita, si evolve, e lancia anche un messaggio: svegliatevi, arrabbiatevi, perché il mondo va a rotoli. E’ un po’ un rivoluzionario.

E lei, si arrabbia?

Io non ho avuto mai grossi motivi per essere arrabbiato. Vengo da una famiglia benestante, mi hanno insegnato che tutto era bello. Quelli della generazione precedente avevano fatto il ’68, noi eravamo i teledipendenti. Oggi ci sono gli Internet-dipendenti, ma è importante anche impegnarsi nel sociale. Lei però a Internet deve molto della sua popolarità.

Che rapporto ha con la tecnologia?

Sono nato in tv, con i corti diffusi dalla Gialappa’s, che solo successivamente sono passati in rete. E, sì, devo dire che mi hanno dato il successo. Uso tantissimo i computer ma non per giocare. O meglio, il mio gioco è anche il mio lavoro. Uso Photoshop, i programmi di montaggio, la color correction. Ma lo facevo anche prima, con i videoregistratori. Certo il digitale ha dato una svolta al tutto. La rete è come una grande enciclopedia. Forse sono stato uno dei primi YouTuber, inconsapevole però di esserlo. E’ difficile trovare l’equilibrio, spesso la rete è anche una dipendenza, siamo sempre connessi, sempre col cellulare in mano.

E il suo rapporto con i cartoon?

Mi piacciono, quelli Disney mi hanno cresciuto, ma non ne vedo tantissimi. Solo i capisaldi, come Shrek.

Le piacerebbe provare a fare un film con un tono diverso?

Sicuramente mi voglio migliorare e fare film sempre più belli. So che posso ancora fare meglio. Non farei un film drammatico, non mi riuscirebbe. Al limite, come attore. Però vorrei provare a fare un film con un umorismo più cinico, o velato. Poi vorrei fare teatro, per ora non ci sono mai riuscito, per via dei miei impegni.

E nel futuro più immediato, cosa c’è per Maccio?

Sto finendo di girare dei video per Infinity, che stanno andando molto bene in rete, e sempre per quella piattaforma è in vista la serie di Mariottide, prodotta con Mediaset. Dovrebbe andare in onda in autunno. Poi c’è il mio secondo film, le riprese dovrebbero iniziare a settembre, sarà una storia originale e non ispirata a miei corti precedenti, ci sarà satira sociale e di costume, ma forse rispetto a Italiano medio sarà anche più leggero.

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10 Maggio 2016

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