“Non si comprende che il PNRR è il futuro, perché va a costruire le opportunità di mercato per le prossime generazioni. Cinecittà non è stata scelta a caso. Rappresenta il passato, con la storia gloriosa del cinema italiano, ma anche le possibilità per il futuro. Oggi è in attivo, con la piena occupazione dei teatri. Il nostro presente prescinde dagli investimenti del PNRR”. Lo ha detto l’AD di Cinecittà, Nicola Maccanico, intervenendo mercoledì 19 aprile ad un incontro, ospitato dall’Associazione Civita, sul Recovery Plan nell’ambito dei settori Turismo e Cultura proprio mentre alla Camera si votava la fiducia sul decreto PNRR.
Civita ha presentato i risultati di un’analisi in chiave comparata a cura di Studio Valla sullo stato di avanzamento delle misure programmate per i due settori nei principali paesi europei (Italia, Francia, Spagna e Portogallo). La presenza del ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha dato particolare valore all’incontro.
Il panel ha visto la partecipazione anche di Simonetta Giordani, segretario generale di Civita, Stefania Radoccia, managing partner SLT EY e Valerio Valla, Ceo dello Studio Valla. Salutando gli intervenuti, il presidente di Civita Gianni Letta, ha ricordato come la presentazione del PNRR sia stata fatta proprio a Cinecittà. E Cinecittà è stata più volte chiamata in causa, nei vari interventi, come esempio virtuoso di messa a terra del PNRR. “Cinecittà è un’infrastruttura, un luogo fondamentale per l’industria di domani nel quadro di una visione della cultura e dei beni culturali come fonte di sviluppo e non come finanziamento a fondo perduto – ha detto Maccanico – Inoltre, rappresenta bene il ruolo dell’Italia nel mondo”.
Maccanico ha fatto riferimento alla visita di ieri del ministro Sangiuliano a Cinecittà e ha concluso con un invito alla coesione: “Cinecittà non può vincere da sola, ce la possiamo fare solo insieme. Abbiamo un governo che ha deciso di investire, abbiamo una fiscalità favorevole e l’Italia è particolarmente competitiva. Abbiamo autori importantissimi ma anche un sistema che aiuta. Lavorare sul PNRR è molto complesso, avremo successo solo se sappiamo portarlo avanti con un elevato grado di trasparenza, dentro un sistema di controlli. L’Italia sta accelerando, sappiamo reagire meglio di altri paesi”.
“Dalla rimodulazione del PNRR avremo più capacità fiscale, più capacità di spesa pubblica per sostenere in nostro sistema economico e imprenditoriale”, ha detto il ministro Fitto. “Nessuna inadempienza” sul rispetto delle date e in particolare quella del 30 aprile che “come hanno spiegato i Commissari non sta scritta da nessuna parte. Il PNRR è stato scritto prima dell’invasione dell’Ucraina, quando c’erano altri costi delle materie prime e dell’energia: questo fa capire quanto sia importante rimodularlo. Ce lo dice anche l’Europa con il Repower EU che quindi, di fatto, diventa un capitolo aggiuntivo del PNRR. Se dobbiamo rimodulare è perché c’è un cambiamento rispetto alla situazione preesistente”.
“La flessibilità ottenuta dal governo sull’uso delle risorse dei fondi della Coesione e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci consente oggi di poter rimodulare il PNRR e ci permette di recuperare capacità fiscale (capacità di spesa dei finanziamenti pubblici) per sostenere il nostro sistema imprenditoriale che vive una grandissima difficoltà. Penso che sia importante lavorare in modo che nella rimodulazione si possano trovare le condizioni per potenziare i settori della Cultura e del Turismo, stiamo già lavorando con il ministro Sangiuliano e il ministro Santanché in questo senso”, ha concluso il ministro.
Dal canto suo, Valerio Valla ha sottolineato come i numeri siano positivi rispetto alla scadenza nel 2026. “Nel settore Turismo e Cultura si sta portando avanti il PNRR al 70%. Su 723 miliardi di euro l’Italia ha il 26% delle risorse globali, quindi un piano che impatta in maniera importante sul PIL. Ogni paese ha la sua visione: la Spagna ha puntato sull’audiovisivo, la Francia sul rilancio dei centri storici e della lingua francese nel mondo”.
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