Ma il cinema non è un club per soli uomini

A Venezia Classici le prime quattro ore del documentario di Mark Cousins Women Make Film: A New Road Movie Through Cinema, un viaggio alla scoperta di autrici spesso misconosciute


VENEZIA – È ancora attraverso un approfondito lavoro di analisi e di studio che Mark Cousins prosegue la sua ricerca sulla storia del cinema. Dopo il libro e il relativo documentario The Story of Film infatti (a cui è seguito A Story of Children and Film), il regista irlandese arriva al Lido di Venezia con un nuovo lavoro sul tema: Women Make Film: A New Road Movie Through Cinema, presentato nella sezione di Venezia Classici.

Dal punto di vista della cronaca sembra quasi una risposta a chi ha polemizzato sulla scarsa presenza femminile nelle salezione ufficiale della Mostra: il regista appartiene al cosiddetto sesso forte ma il film racconta dettagliatamente quanto le donne abbiano avuto una presenza costante in tutta la storia del cinema. Il documentario è stato realizzato nel corso di molti anni e come il suo precedente fa parte di un progetto monumentale che prevede un totale di sedici ore di film. Per ora quelle presentate in anteprima al festival di quest’anno sono quattro, ma bastano per farci arrivare al cuore di questa opera ambiziosa attraverso la quale Cousins dimostra il suo amore per il grande schermo. Questa volta però si tratta di una forte presa di posizione sul cinema e su quanto importante sia stata la presenza femminile:

“Ho voluto raccogliere le opere di tutte quelle registe che dalla nascita del cinema hanno dato un contributo e un impulso fondamentale all’evoluzione della settima arte ma che a causa di una storia sempre raccontata dagli uomini – dice Cousins, sottolineando che il cinema è sessista per omissione – sono state puntualmente o volutamente dimenticate. Ho poi voluto farne una sorta di road movie, come si legge nel titolo, per evidenziare la vocazione internazionale di questo documentario, che fra i suoi obiettivi ha anche quello di viaggiare per il mondo attraverso il cinema”.

E il film infatti non si concentra né sulle biografie di queste registe né su una ricostruzione cronologica delle loro opere (l’attenzione è tutta focalizzata sulla loro abilità artistica), ma rappresenta proprio un viaggio, lungo diverse direttrici, all’interno dell’universo cinematografico; un percorso a cui Cousins riesce a dare il giusto risalto grazie ad una struttura in cui lo spettatore è guidato come uno studente in una scuola di cinema, alla scoperta di quanto e come si può scrivere con la macchina da presa.

Diviso in quaranta capitoli (i primi quattro sono narrati da una storica collaboratrice di Cousins, Tilda Swinton) Women Make Film: A New Road Movie Through Cinema si interroga su come si gira una grande sequenza di apertura, come si inquadra un’immagine, come si presenta un personaggio, come si gira una scena di sesso, di ballo e di morte, come sono rappresentati al cinema lavoro e amore, e come funzionano la commedia, il melodramma e la fantascienza. E singolarmente le risposte a queste domande arrivano solo attraverso spezzoni di film diretti appunto da donne. “In questo film – spiega Cousins – si trovano nomi celebri (come quelli di Agnès Varda, Kathryn Bigelow, Jane Campion, Samira Makhmalbaf, Mia Hansen Løve), accanto ad alcuni che lo sono molto meno, proprio per sottolineare quante poche registe siano riuscite effettivamente ad essere apprezzate dal grande pubblico. Molte di quelle che risultano sconosciute hanno vinto premi, hanno realizzato opere importanti, eppure non sono riuscite ad imporsi come avrebbero meritato, ma d’altra parte l’industria cinematografica mondiale è dominata da Hollywood, e a Hollywood le donne, si sa, sono state sempre molto poche. Lo stesso non si può dire ad esempio di un Paese come la Bulgaria, in cui il cui ruolo delle donne è stato di primaria importanza nel cinema, ma che ha sempre avuto una distribuzione ridotta. Ecco, io volevo dare spazio, finalmente, al lavoro di tutte queste professioniste, che non è stato certo meno importante di quello svolto dai loro colleghi uomini”.

A dimostracelo sono proprio le immagini scelte da Cousins (“io e i miei collaboratori abbiamo visto non so quanti film per selezionare quelli che si vedono nel documentario”), che riaffiorano sullo schermo come memorie antiche, regalandoci ancora l’emozione dei bambini che camminano sul tetto di Which Would You Choose? di Dinara Aasanova. O alcuni momenti bellissimi della commovente storia d’amore di We were young. Proprio questo film è firmato da una delle più importanti registe bulgare, una delle prime a fare film, Binka Zhelyazkova, autrice anche di Life Flows Quietly By…, e di The Last Word – Poslednata duma, senza dubbio la sua pellicola più importante, che fu in concorso a Cannes nel 1974.

Delle vere scoperte sono invece Alison de Vere, l’animatrice inglese autrice di Black dog, di cui si vedono diversi spezzoni o Wanda Jakubowska, regista polacca attiva prima e dopo la seconda guerra mondiale e sopravvissuta ad Auschwitz, o ancora l’attrice giapponese Kinuyo Tanaka, protagonista del celebre Vita di O-Haru, donna galante, di Kenji Mizoguchi, e a suo modo uno dei primi  esempi di approccio femminista al cinema. La Tanaka infatti negli anni ’50 scelse di passare anche dietro la macchina da presa, seguendo l’esempio, forse, della prima regista donna giapponese, Tazuko Sanake, nonostante fosse stata fortemente sconsigliata dallo stesso Mizoguchi.

“Dopo la presentazione a Venezia – assicura il produttore John Archer –  Women Make Film: A New Road Movie Through Cinema sarà visibile sia in sala, sia online. Stiamo cercando di sfruttare tutte le possibilità che si presentano, perché questo è un film per la gente, un modo per parlare di cinema con chi ne è appassionato ma anche con chi lo conosce poco. Ma soprattutto è un modo per ribadire che il cinema non è un club per soli uomini…”.   

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02 Settembre 2018

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