‘L’uomo nel bosco’: il tema della misericordia secondo Alain Guiraurdie

Dopo Cannes, il film esce il 16 gennaio con Movies Inspired

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Jérémie ritorna nel tranquillo villaggio di Saint-Martial per partecipare al funerale del panettiere, suo ex datore di lavoro e figura a cui era profondamente legato. Decide di trascorrere qualche giorno presso Martine, la vedova del defunto, che nutre un sincero affetto per lui. Tuttavia, la permanenza di Jérémie riaccende antichi conflitti: la gelosia feroce di Vincent, figlio di Martine e amico d’infanzia di Jérémie; la tensione palpabile con Walter, un uomo solitario; e l’interesse discreto ma penetrante di Philippe, il parroco del villaggio.

Tra legami ambigui e rivelazioni inattese, riaffiora un passato oscuro destinato a trasformare il presente in modo imprevedibile.

Dal 16 gennaio al cinema con Movies Inspired L’uomo nel bosco – Nulla è come sembra, di Alain Guiraurdie, già al Festival di Cannes nella selezione ufficiale 2024.

“Il titolo – dice il regista – è emerso spontaneamente durante la scrittura della sceneggiatura.
Per me, la misericordia travalica la questione del perdono, rappresenta l’idea di empatia, di comprensione dell’altro al di là di qualsiasi morale.
È uno slancio verso l’altro. È una parola un po’ antiquata, che oggi non si usa più tanto, ma si adatta perfettamente al film, al suo carattere senza tempo, e soprattutto a uno dei grandi personaggi della storia: il prete. In questo film, ancora più che nei miei precedenti, mi sono dedicato a sviluppare il mistero.
Ho cercato di far sì che lo spettatore si ponesse delle domande e si sentisse coinvolto nella storia.
È il modo migliore per non annoiarsi, ma anche la maniera più efficace per rappresentare il desiderio, che per me resta il grande mistero della vita.

Si capisce piuttosto in anticipo che il protagonista resta nel villaggio per un desiderio verso qualcuno. Anche se tutto cambia continuamente. Lui stesso diventa oggetto di desiderio.

Inoltre, mi interessa molto il turbamento che può provocare un estraneo dalle intenzioni poco chiare. Mi piace che non si sappia chi è il “cattivo” e da quale parte sia giusto schierarsi”.

La pellicola sembra avere caratteri autobiografici:

“Sì, mi sono molto soffermato sulla mia adolescenza – continua Guiraurdie – ho inserito in questo film molte sensazioni di quegli anni che mi erano rimaste impresse: la rivalità tra ragazzi, il desiderio latente, lo sguardo che si posa sulla madre di un amico e, naturalmente, sul padre.

E, come sempre, un film mi permette di mescolare la mia esperienza personale con la grande storia del cinema e del mondo. È un modo per universalizzare la mia storia intima. È anche un modo per imparare e scoprire.

Amo molto citare una frase di Michel Schneider:

Tutti i romanzi sono storie in cui si racconta allo stesso tempo ciò che si è, ciò che si vorrebbe essere e ciò che non si sa di essere. Questo vale anche per i film”.

Infine, chiude: “I film che mi interessano cercano di scuotere, di osservare e mostrare il mondo da una prospettiva singolare.
In questo caso ho scelto di rimettere in discussione o di sovvertire alcune regole morali consolidate, soprattutto su temi come la colpa, il rimorso, il perdono e, naturalmente, sul limite a cui può (o debba) spingersi l’amore per il prossimo. Sono domande che spesso si considerano risolte una volta per tutte, ma non lo sono per me.

Bisogna davvero mettere gli assassini in prigione? Siamo davvero innocenti rispetto ai disastri del mondo?

E di questi interrogativi (e ribaltamenti) se ne fa carico il parroco. Di fatto, è lui a farsi carico delle mie domande e riflessioni personali.

L’uomo nel bosco non offre risposte definitive, ma spero che queste domande e queste inquietudini possano risuonare nello spettatore”.

 

autore
02 Gennaio 2025

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