Luisa Ranieri: “Quella prima volta a Venezia con Antonioni”

Il primo ricordo del Lido è quello vissuto come interprete dell’ultimo film di Antonioni. Dieci anni fa venne presentato fuori Concorso l’episodio da lui diretto in Eros. Il filo pericoloso delle cose


VENEZIA. Non si è tanto preparata per il ruolo di madrina della 71ma Mostra del cinema e Luisa Ranieri si comporterà domani per la serata d’apertura sul palco della Sala Grande un po’ come la padrona di casa che accoglie gli ospiti e li fa sentire a proprio agio. “Le cerimonie spesso sono lunghe e faticose, così farò un discorso breve su quel che rappresenta per tutti noi il cinema. Non parlerò di quand’ero bambina. Indosserò naturalmente abiti di stilisti italiani, perché si tratta di un grande evento nazionale innanzitutto”.
Al Lido ci è venuta in passato accompagnando i film da lei interpretati ma non è stata un’assidua frequentatrice. Il primo ricordo del Lido, oltre al Premio Kineo come Miglior attrice non protagonista per Gli amici del bar Margherita (2009), è quello vissuto come interprete dell’ultimo film di Michelangelo Antonioni.
Dieci anni fa, venne presentato fuori Concorso l’episodio da lui diretto in Eros. Il filo pericoloso delle cose, gli altri due erano firmati da Wong Kar-wai e Steven Soderbergh. “In quell’occasione vissi la Mostra con leggerezza, mentre tutti erano qui per Antonioni. Ora che sono cresciuta, sono più consapevole e va benissimo che non sia interprete di un film in concorso”.

Luisa Ranieri deve il suo incontro e la sua passione per il cinema alla professoressa di lettere, moglie di un critico cinematografico, che la coinvolse, dopo l’orario scolastico, in cineforum e workshop: “Inizialmente volevo fare altro, giurisprudenza”. Un film che ha amato? L’amore molesto di Mario Martone. “La sua nuova opera Il giovane favoloso, in Concorso a Venezia, la vedrò a Roma, qui non me la godrei, perciò preferisco anonima in una sala buia”.
Non starà per tutto il periodo della Mostra, ma ci sarà per vedere anche Perez (fuori Concorso) nel quale il marito Luca Zingaretti indossa i panni di un mediocre avvocato d’ufficio costretto, nella Napoli del Centro Direzionale, a rompere un equilibrio faticosamente costruito. “Con il regista Edoardo De Angelis ho lavorato in Mozzarella Stories e questo suo nuovo film è un po’ anche mio avendolo in parte coprodotto insieme a Luca”.

Progetti futuri? No comment per scaramanzia, ma in autunno si conosceranno. Quest’anno ha recitato in due miniserie tv: Gli anni spezzati-Il commissario di Graziano Diana e Il giudice meschino di Carlo Carlei e nel film di Ferzan Ozpetek Allacciate le cinture.
E’ convinta che rispetto al cinema, il nostro Paese viva di rendita, dopo aver veicolato in passato un’immagine vincente dell’Italia. “Ci sono maestranze e artigianato che il mondo ci invidia. Spesso si è guardato al cinema come a un’opera esclusiva di intellettuali, eppure grazie ad esso un tempo si è venduto un sistema paese fatto di turismo, moda, automobili, arredamento. Occorre oggi allora investire di più”. 

Venezia 71

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Segnalazione ‘Cinema for Unicef’ a ‘Beasts of No Nation’

"Una pellicola schietta e a tratti brutale - si legge nella motivazione - che proietta lo spettatore in un dramma spesso ignorato: quello dei bambini soldato, derubati della propria infanzia e umanità"

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"Non è assolutamente un mio pensiero che non ci si possa permettere in Italia due grandi Festival Internazionali come quelli di Venezia e di Roma. Anzi credo proprio che la moltiplicazione porti a un arricchimento. Ma è chiaro che una riflessione sulla valorizzazione e sulla diversa caratterizzazione degli appuntamenti cinematografici internazionali in Italia sia doverosa. È necessario fare sistema ed esprimere quali sono le necessità di settore al fine di valorizzare il cinema a livello internazionale"

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“Non possiamo permetterci di far morire Venezia. E mi chiedo se possiamo davvero permetterci due grandi festival internazionali in Italia. Non ce l’ho con il Festival di Roma, a cui auguro ogni bene, ma una riflessione è d’obbligo”. Francesca Cima lancia la provocazione. L’occasione è il tradizionale dibattito organizzato dal Sncci alla Casa del Cinema. A metà strada tra la 71° Mostra, che si è conclusa da poche settimane, e il 9° Festival di Roma, che proprio lunedì prossimo annuncerà il suo programma all'Auditorium, gli addetti ai lavori lasciano trapelare un certo pessimismo. Stemperato solo dalla indubbia soddisfazione degli autori, da Francesco Munzi e Saverio Costanzo a Ivano De Matteo, che al Lido hanno trovato un ottimo trampolino
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Munzi e Costanzo all’incontro post-Venezia del Sncci

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