In una Bari che sembra uscita da una cartolina, c’è una donna all’apparenza perfetta che porta il peso della responsabilità nei confronti della comunità che la circonda. È la brillante vicequestore protagonista della serie Le indagini di Lolita Lobosco, che l’8 gennaio torna su Rai 1 con il primo dei sei episodi della seconda stagione. L’attrice napoletana Luisa Ranieri torna a vestire i panni di questo personaggio che, a dispetto della diversa provenienza regionale, sembra calzarle letteralmente a pennello. Lolita Lobosco è una donna invidiabile, non solo per la giunonica bellezza che tutti riconosciamo all’attrice, ma per la sua ironia e solarità e, soprattuto, per le sue innate capacità di detective, che – all’inizio di questa seconda stagione – le impediranno di prendersi una meritata pausa dal lavoro. Un nuovo crimine, infatti, è avvenuto in città e tutti fanno affidamento su di lei per risolverlo.
“Questo personaggio ha di bello che il lavoro nella sua vita è centrale ma non lo è nel nostro racconto. – spiega l’attrice – Lei si identifica col suo lavoro perché è una donna moderna, però quello che interessa di più al pubblico è il mondo di questa donna. Una donna del sud con forti radici nella sua cultura, ma che, al tempo stesso, è proiettata in avanti, nella sua carriera. Da una parte c’è il coraggio, la determinazione, la forza e l’autorevolezza; dall’altra, c’è una donna con delle fragilità, imperfetta, disfunzionale a livello sentimentale. Una donna come tutte noi, una donna di oggi”.
Caratteristica fondamentale de Le indagini di Lolita Lobosco è l’impostazione, scelta dagli autori e dal regista Luca Miniero – ispirati anche ai romanzi originali di Gabriella Genisi – di concentrarsi molto sulla vita privata dei personaggi. A differenza del modello televisivo a cui palesemente ci si ispira – ovvero quello del commissario Montalbano di Luca Zingaretti (qui in veste di produttore) – la parte sentimentale ed emotiva di Lolita Lobosco prende una buona metà del racconto, in un percorso “orizzontale” che lega tutti gli episodi e che continua la trame della precedente stagione. I casi, insomma, sono più un contraltare della crescita della protagonista, divisa tra gli impegni e le responsabilità lavorative e il desiderio di una stabilità sentimentale.
“Era molto interessante raccontare la fragilità di una donna che si trova, superati i 40 anni, a fare un bilancio della propria vita – continua Luisa Ranieri – È un personaggio aspirazionale, è come vorremmo essere, come vorremmo diventare. Qualcosa sta cambiando e Lolita porta con sé la modernità di una donna a cui tante vorrebbero assomigliare, anche se non se lo dicono. È per questo che anche molte ragazze giovanissime si identificano in lei. Non si nasce solo per essere madre e mogli, ma si nasce per vivere una vita in cui potrai anche scegliere di non esserlo e, in questo, secondo me Lolita è un personaggio immenso”.
“Quello che ha me piace di Lolita – rivela Luca Miniero – è che è una donna che sbaglia sempre e non si arrende mai, è questa la malinconia del personaggio”. Non è un caso che la voce narrante della protagonista nelle prime battute riveli quanto per lei “l’amore è un problema quando non c’è e anche quando c’è”.
Insieme, a Lolita, ai suoi familiari, ai suoi colleghi e ai vari personaggi su cui si costruiscono le indagini, c’è infine un altro grande protagonista, Bari e la Puglia intera. Più che una semplice cornice, un motore pulsante che dà carattere all’intera narrazione. “Bari è davvero centrale. – dichiara Giovanni Ludeno, interprete del fido Antonio Forte – La prima stagione l’abbiamo girata durante il covid, la città era deserta, eravamo tutti blindati, mentre questa volta abbiamo vissuto la città in piena esplosione, nella sua bellezza più totale. L’aria di quella città ci ha guidato nel raccontare queste storie”.
“Io sono barese, sono andata via da Bari a 19 anni. – rivela Lunetta Savino, che torna a vestire i panni della madre di Lolita – È rimasto un conto aperto per tanto tempo, perché al di là dei legami affettivi, dei ricordi, non è una città che mi ha dato la possibilità di realizzare il mio sogno, bisognava andare via. Tornare dopo tanto tempo per girare una serie come questa, non solo me l’ha fatta riscoprire e amare, ma mi ha ridato l’orgoglio di appartenere a questi luoghi, a un sud molto speciale, molto dinamico. È una città che si è trasformata in meglio. Mi ha emozionato tantissimo lavorare nei luoghi nella mia infanzia”.
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