“Un autore il cui sguardo è stato capace di unire l’arte del racconto all’italiana con la maestria produttiva dei più grandi maestri internazionali, attraverso una sensibilità e un’autenticità rare, un’impronta personale al nostro cinema.” È questo l’inizio della motivazione letta da Giorgio Gosetti, Delegato Generale delle Giornate degli Autori, poco prima della consegna a Luca Guadagnino del Premio SIAE, intitolato per la prima volta al recentemente scomparso Andrea Purgatori, al cui ricordo il pubblico della Sala Perla del Palazzo del Casinò ha dedicato un lungo e caloroso applauso. “Dagli anni ’90 a oggi, Luca Guadagnino è il regista e sceneggiatore che ha raccontato le passioni e gli eccessi, – continua la motivazione – ha svestito la borghesia ed esplorato le possibilità del cinema di genere. Un autore che si è misurato con il cinema in tutti i suoi formati e declinazioni, dai cortometraggi al documentario, dal lungometraggio fino alla serialità. Film come The protagonist, Melissa P., Io sono l’amore, Chiamami col tuo nome sono espressione del cinema italiano contemporaneo già diventati classici di riferimento firmato da un vero e proprio orgoglio per il made in Italy”.
Tra gli applausi di un pubblico entusiasta, Luca Guadagnino si è alzato per ricevere il premio, una riproduzione anastatica della targa della prima iscrizione del regista alla SIAE. Il regista, con indosso una felpa che riporta la scritta Challengers, titolo del film inizialmente scelto per aprire Venezia 80 salvo poi essere stato ritirato dalla produzione a causa dello sciopero, ha ringraziato le Giornate degli Autori, la SIAE e la Mostra di Venezia. “È il 20° delle Giornate degli Autori, ma è il 30° che io ho messo piede alla Mostra del Cinema, era il ’93. – ha dichiarato in seguito – Questo premio lo dedico al me di 30 anni fa e ai ragazzi che vengono alla Mostra del Cinema a vedere i film a scoprire i registi, a vedere i classici e a vedere i nuovi classici del futuro. Non è un dettaglio che il premio venga intitolato quest’anno ad Andrea Purgatori, una persona straordinaria che ho conosciuto brevemente ma che nei momenti in cui ci siamo incontrati il suo affetto, il suo modo di guardarmi ed essere guardato è sempre stato così pieno di ispirazione per me. Un grande giornalista, un grandissimo sceneggiatore. Oggi abbiamo letto queste dichiarazioni di Amato su Ustica, che danno ragione a Purgatori dopo tanto tempo. Non che Purgatori debba avere ragione da Amato”.
“Un premio che arriva dalla società degli autori e degli editori e mi fa pensare alla cosa più importante di tutte: che cosa significa essere un autore e qual è la responsabilità o la possibilità di un autore. – continua il regista – Non penso che autorialità coincida necessariamente con la volontà di mettere se stessi davanti a ciò che viene fatto, ma al contrario, corrisponde al compito che uno deve darsi, provare sempre a fare dei prototipi, a spostare in avanti la propria ricerca e, contemporaneamente, a valorizzare al massimo il ruolo dello spettatore. Secondo me lo spettatore non è un soggetto passivo che vede un film, ma è colui che lo completa quel film. Mi auguro che chi fa cinema, chi fa musica, chi esprime un punto di vista – sempre nella collaborazione con un gruppo di persone, perché senza non siamo niente – mai pensando altrimenti che all’indipendenza assoluta, e alla possibilità di inventare cose nuove o ricodificare cose nuove. Ci sono diversi colleghi che sono ancora detenuti in Iran, a cui penso costantemente, e quindi dedico questo premio a loro”.
Poco dopo la dedica ai cineasti iraniani da parte di Guadagnino sul red carpet del Palazzo del Cinema si è tenuto un flash-mob con lo scopo di sensibilizzare i media, i governi e le organizzazioni umanitarie mondiali sulla situazione del popolo iraniano. Un gesto dovuto che cade in occasione della proiezione del film della sezione Orizzonti Tatami, di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi, collaborazione fra un regista israeliano e un’attrice iraniana, che firmano una co-regia che ricostruisce l’autentica vicenda di una giovane lottatrice di judo, che le autorità iraniane vorrebbero costringere a ritirarsi dalla competizione, per non dover combattere contro un’atleta israeliana.
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