Thibaut, direttore d’orchestra di fama internazionale, scopre improvvisamente di essere stato adottato e di avere un fratello, Jimmy. Quest’ultimo conduce una vita semplice nel nord della Francia, lavorando come addetto in una mensa scolastica e suonando il trombone in una banda locale.
Nonostante le loro vite sembrino incompatibili, i due sono uniti da una passione comune: la musica. Colpito dal talento di Jimmy, Thibaut decide di offrirgli un’opportunità per riscattare ciò che il destino gli ha negato, accendendo in lui il sogno di una vita nuova e piena di possibilità.
In sala dal 5 dicembre L’orchestra stonata di Emmanuel Courcol, distribuito da Movies Inspired.
“Di solito affronto temi che mi sono cari e che ho già trattato nei miei film precedenti – dice il regista – come i legami fraterni, il caso, il determinismo sociale, e li riunisco nello stesso racconto. Sono partito da un’idea che avevo avuto molto tempo fa durante una consulenza per un film che non ha mai visto la luce, ambientato a Tourcoing nel mondo delle majorette. Mi ero recato sul posto per incontrare una fanfara con il suo gruppo di majorette: le “Cht’is lutins”.
Nessuno sapeva leggere la musica, nemmeno il direttore. Tutto il repertorio della banda era composto da brani che lui adattava ad orecchio. Scomponeva le parti per sezione strumentale e gli altri riproducevano ciò che avevano sentito. Dopo le prove, siamo andati tutti insieme a bere un bicchiere a casa sua e, vedendo queste persone di tutte le età riunite in un’atmosfera tanto calorosa, ho potuto capire l’importanza della musica e della banda come legame sociale e affettivo: è una famiglia, uno stile di vita, un rimedio contro l’isolamento, l’onnipresenza degli schermi e il nostro mondo dematerializzato. Guardando il loro direttore, mi chiedevo quale sarebbe stato il suo destino se fosse nato in un ambiente più favorevole. Da lì mi è arrivata l’immagine di un grande direttore d’orchestra classica che scopre l’esistenza di un fratello che suona in una fanfara: uno shock culturale, affettivo, sociale e musicale”.
La sceneggiatura è stata scritta da Courcol in collaborazione con Irène Muscari. “Fin dall’inizio – dice – avevo voglia di scrivere insieme a una sceneggiatrice. Ho conosciuto Irène durante la realizzazione di Un triomphe, il mio film precedente. Lei lavorava come coordinatrice culturale in ambito carcerario presso il Centro Penitenziario di Meaux e mi aveva dato ottimi consigli sulla sceneggiatura e sulla realizzazione del film. Quando abbiamo iniziato a discutere del mio film successivo, è stata lei a suggerirmi la geniale idea del trapianto di midollo osseo. Non aveva mai scritto una sceneggiatura, ma il suo punto di vista femminile mi sembrava indispensabile, così ci siamo lanciati. Mi ha davvero sorpreso: ha imparato molto velocemente e ho scoperto in lei una vera sceneggiatrice. Ha un occhio molto acuto: con lei le idee sgorgano spontaneamente e siamo complementari. Io ho dalla mia parte l’esperienza tecnica, il senso della struttura generale e dei dialoghi, mentre lei ha un approccio molto delicato alla psicologia dei personaggi e alle dinamiche umane. Inoltre siamo affini nei gusti e nella passione per il cinema. Alla fine, quello che doveva essere solo un punto di vista opposto, un contrappunto, si è trasformato rapidamente in una collaborazione a quattro mani”.
In genere la musica è un elemento che arricchisce la messa in scena, ma in questo caso è uno dei temi principali del film: “Per l’orchestra – dice Courcol – volevamo andare oltre la semplice registrazione di un concerto, immergendoci nel cuore dell’esecuzione. Volevamo adottare dei punti di vista e delle visuali che di solito non abbiamo quando assistiamo a un concerto. Desideravo che lo spettatore fosse immerso insieme a Thibaut e che potesse vedere le sue mani e le sue espressioni. Per la banda è stato più semplice perché l’atmosfera è maggiormente spontanea e lo spettacolo è più caotico, ma anche più coinvolgente”.
Anche i silenzi hanno molta importanza…
“Sì – conclude l’autore – ma inserire i silenzi è molto intuitivo e deve seguire dei movimenti. Del resto, ho seguito la struttura drammatica di una partitura: allegretto, andante, adagio, ecc. Tutti movimenti a cui sono sensibile. Anch’io mi sento, modestia a parte, come un direttore d’orchestra”.
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