LOCARNO 2000 #3


Foto di gruppo con cineasti italiani. I “giovani” Alessandro Piva e Lucio Pellegrini, la generazione di mezzo (Alessandro D’Alatri e Wilma Labate), il maestro (Dario Argento), l’outsider (Paolo Benvenuti). Dialogo a distanza con le interviste raccolte per Italia Cinema da Canale-Morri-Vezzoli – usciranno nel numero 6, quello di Venezia, della videorivista dell’agenzia del cinema italiano – che propongono punti di vista dei due Bertolucci (Bernardo e Giuseppe), di Wenders, Puglielli, Piva, Asia Argento, etc.
Così si va oltre i soliti pianti: il cinema italiano, in crisi o non in crisi. La promozione. Il rapporto con il pubblico, anche all’estero. Perché ci sono pure le frontiere tecnologiche: videocamere, immagine leggera, internet… rivoluzioni che non sono sfuggite alla riflessione di Dario Argento, al lavoro anche a ferragosto per montare rapidamente il nuovo film, Non ho sonno, ritorno al giallo e a Torino, l’ambientazione feticcio dai tempi di Profondo rosso , che uscirà per Natale. Ha interrotto brevemente quell’impegno per una puntata a Locarno, dove non era mai stato. E dove si è entusiasmato a discutere con Marco Müller anche della retrospettiva russa (Lignes d’ombre. Une autre histoire du cinéma sovietique 1926-1968) di cui tutti parlano e che fa il tutto esaurito nelle sale molto più dei film in concorso.
Piacciono molto anche a D’Alatri, i film sovietici. Lui deve scegliere tra due progetti, gli altri sono chi al lavoro (Pellegrini con Tandem che esce a novembre) o alla ricerca d’ispirazione. Alessandro Piva, per esempio, dopo il bagno di premi e festival, riflette su un modo per comunicare con i giovanissimi. I ventenni che rifiutano in blocco il cinema italiano e forse tutto il cinema. Muccino però è piaciuto, con i suoi amori adolescenti e fanno presa, sembra, le storie decentrate, in presa diretta con la realtà. Conquista più il dialetto con sottotitoli che l’immagine patinata. LaCapaGira è arrivato anche a Bassano del Grappa, dice un ragazzo tra il pubblico. Una cosa che potrebbe persino far notizia con la distribuzione disastrata di tanti non blockbuster italici. Paolo Benvenuti stava giusto raccontando della difficoltà di far circolare Gostanza da Libbiano. Ci riuscirà con la Lab 80 di Bergamo, la nuova K3 Films, la cattolica San Paolo per le videocassette. Alla Rai il film sulla strega di San Miniato non l’hanno voluto, forse lo prenderà Telepiù ma non fino a coprire il buco di 180 milioni rimasto nel piccolo budget (1 miliardo e mezzo). Il fondo di garanzia, concesso, non è ancora arrivato. E intanto gli interessi passivi corrono.
Anche LaCapaGira è piaciuto in Rai ma non è da prima serata. “Mi chiedono di lavorare per loro, ma intanto non lo comprano”, racconta Piva. E non è neanche tanto sconcertato. Wilma Labate, che dopo La mia generazione torna con Domenica, spiega che un’attrice straniera – italoamericana, per la verità – come Annabella Sciorra costa meno di una diva televisiva italiana (forse si riferisce alla varie Commesse, ma chissa?). Dice anche di aver scandagliato a fondo Napoli, in questo giallo tratto da un romanzo di Juan Marsé. E allora viene anche in mente che tutti, in un modo o nell’altro, a parte il manierista Argento, hanno ritrovato qualche elemento di documentarismo che male non fa. Mentre Benvenuti ha scelto, più che sempre, la strada del documento, con un film che ripete, parola per parola, il processo alla contadina Gostanza grazie alla recitazione senza trucco della toscana Lucia Poli. Li ritrovate, il verbale e la sceneggiatura, in un libro molto ricco a cura di Laura Caretti (Edizioni Ets-Il Prato Centro Cinema Paolo e Vittorio Taviani) che proprio qui a Locarno è arrivato fresco di stampa.

06 Agosto 2000

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