L’Academy of Motion Picture Arts & Sciences ha annunciato che tra gli Oscar alla carriera assegnati quest’anno c’è anche la statuetta per la regista italiana Lina Wertmüller. Novant’anni, è stata la prima donna candidata all’Oscar come migliore regista, per il film Pasqualino Settebellezze nella cerimonia del 1977. I quattro premiati – oltre alla Wertmüller ci sono David Lynch, Wes Studi e Geena Davis – saranno presentati il 27 ottobre agli 11/i Annual Governors Awards dell’Academy.
“Sono molto grata per la decisione di assegnarmi questo premio. Un premio che non mi aspettavo affatto e che per questo è tanto più gradito, mi fa tanto più piacere. Certo gli americani, grazie a Dio, mi hanno sempre voluto bene – questo il commento della regista alla ‘Repubblica’ – “Mi fa piacere dedicarlo a Enrico Job, compagno di una vita e di lavoro e a nostra figlia Maria… Nel mio cinema ho sempre avuto un certo gusto per il grottesco che ho proposto nel mio cinema: distorcere la realtà è sempre stato il mio modo di raccontarla”.
La Wertmüller iscrittasi ai corsi di regia dell’Accademia Pietro Sharoff nel 1951, dopo un’intensa attività di sceneggiatrice, dialoghista e regista (per il teatro di burattini di Signorelli, il cabaret, la commedia musicale di Garinei e Giovannini e la televisione, realizzando tra l’altro la regia della trasmissione Canzonissima), dopo avere esordito nell’aiuto regia di Fellini in 8½ (di cui collabora anche alla sceneggiatura), nel 1963 realizza un film d’autrice, I basilischi, tenera satira dei giovani delle province del sud, apprezzato sia in Italia sia all’estero, che ottenne la Vela d’argento e il premio Fipresci al Festival di Locarno nel 1963 e il premio della giuria dei giovani al Rencontres del Films pour la jeunesse.
Con Nino Manfredi, gira nel 1965 Questa volta parliamo di uomini, vincitore della Maschera d’argento. Negli stessi anni diresse per la televisione Il giornalino di Gian Burrasca, adattamento dal romanzo di Vamba che fu subito un grande successo di pubblico, e due commedie musicali con Rita Pavone, sotto lo pseudonimo di George H. Brown, Rita la zanzara e Non stuzzicate la zanzara.
Ottiene grande fama negli anni Settanta scrivendo e dirigendo una serie di commedie aggressive: Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), Film d’amore e d’anarchia (1973), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974), Pasqualino Settebellezze (1975), interpretati da Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, che caratterizzano subito il suo stile particolare di fare regia: toni grotteschi, stravaganti, racconti macchinosi e abbondanti. I film successivi, sempre marcati dal suo stile ironico e da titoli molto particolari, lunghi, baroccheggianti sono Sotto… sotto… strapazzato da anomala passione (1984), Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (1985), Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico (1986), In una notte di chiaro di luna (1989), Io speriamo che me la cavo (1992), Ferdinando e Carolina (1999).
Dal 1988 al 1993 è stata commissario straordinario del Centro sperimentale di cinematografia. Nel 1996 dal romanzo di Domenico Rea ha realizzato Ninfa plebea e Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica, sul tema sempre presente nei suoi lavori del conflitto di classe, tra un operaio comunista e una parrucchiera leghista.
Qui il commento di Giancarlo Giannini.
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