Lilian T. Mehrel: “La commedia è una questione di contrasti”

La regista newyorkese sta partecipando al ComedyLab di Torino con il suo prossimo progetto cinematografico, la commedia Honeyjoon, incentrata sul rapporto tra una madre di origini iraniane e sua figlia, in viaggio nelle isole Azzorre per superare un lutto


TORINO – Dopo la dolorosa perdita di un marito e di un padre, una madre di origine iraniana e sua figlia statunitense intraprendono un viaggio verso le paradisiache isole Azzorre. Circondate da coppie in luna di miele, i caratteri delle due donne, così diversi e complementari, si scontrano in una danza piena di energia, desiderio e voglia di vivere. Honeyjoon è il progetto presentato al ComedyLab di Torino dalla pluripremiata autrice e regista newyorkese Lilian T. Mehrel. Una commedia di stampo autobiografico che ha fatto innamorare gli organizzatori del progetto e che è tuttora in fase di sviluppo.

Dopo aver scritto e diretto diversi cortometraggi, video musicali e spot pubblicitari, Honeyjoon sarà il primo lungometraggio della cineasta statunitense, che lo presenterà al Meeting Event del TorinoFilmLab, in programma a novembre.

Lilian, la sinossi del tuo film ha molto potenziale drammatico. Perché hai deciso di farne una commedia?

Quando abbiamo iniziato con il ComedyLab, ci siamo subito chiesti cosa fosse la commedia. Quello che ho iniziato a capire è che per me la commedia è fatta di quei momenti cosi sinceri, così imbarazzanti, così umani che rivelano la nostra più profonda umanità, i nostri egoismi, i nostri desideri. La commedia sta nei contrasti. Una madre e una figlia in un viaggio romantico è un contrasto. La madre che prova a affrontare il proprio lutto, mentre la figlia lo rifugge per nascondersi nel piacere: contrasto! La madre e la figlia sono circondate da coppie in luna di miele in questa isola paradisiaca: contrasto! Sentirsi miserabili e infelici in una splendida isola soleggiata: ancora contrasto. C’è un potenziale comico in ogni modo in cui noi collidiamo con quello che vogliamo. Il motivo per cui ho scelto la commedia è che quando accadono cose davvero difficili, a volte le cose dolorose e quelle divertenti vanno assieme. Penso che la vita sia un mix di luce, tenebra e assurdità.

Come è stata l’esperienza di condividere un laboratorio con dei comedian?

Beh, abbiamo fatto degli esercizi molto divertenti. Ad esempio uno dei tutor ha finto di essere un terapista che parlava in una seduta con i nostri personaggi. E loro dovevano improvvisare, rispondendo alle domande sulla loro vita privata. Il mio personaggio era la guida turistica delle Azzorre. In queste sedute psicoterapiche abbiamo scoperto un sacco del suo passato, del suo rapporto con la madre e della sua vita lì, tutte cose che si collegano molto con la storia. Abbiamo scoperto che è un surfer, con quella classica filosofia da surfer. Cose del tipo: ‘devi cavalcare l’onda’. Abbiamo scoperto che sua madre l’ha abbandonato e che è stato cresciuto da sua nonna. Ora vorrebbe lasciare l’isola ma non può abbandonare la nonna a sua volta. E dato che ha subìto questa mancanza, è molto attratto dal personaggio della madre. Si crea, quindi questo triangolo, perché la figlia che sta cercando di fuggire dal dolore vuole flirtare con lui, ma lui vuole parlare con sua madre, che a sua volta vorrebbe stare vicino alla figlia.

Sei emozionata di tornare in Portogallo per il prossimo appuntamento del ComedyLab?

Questo film è stato ispirato da un vero viaggio che ho fatto con mia madre in Portogallo e nelle Azzorre. L’idea di tornare lì a causa di questo film è davvero speciale. È bello andare lì e incontrare persone che hanno ricordi di quell’isola. Crei connessioni, una cosa tira l’altra e non si sa mai. Ti indicano posti dove girare, i luoghi reali dove trovare ispirazione.

Cosa ti porterai a casa da questa esperienza?

Credo che sto imparando tantissimo: sulla commedia, sulla narrazione. Ho imparato che devi fidarti del fatto che tu hai un particolare modo di vedere il mondo, che è unico, e puoi connetterti con le persone in maniera davvero onesta e specifica. Penso che più sono onesta, più sono significativa, profonda e anche divertente. Quando ammetti la realtà, per quanto imbarazzante, fai ridere le persone, le fai sentire unite. Ho imparato che la commedia, in particolare, si costruisce con la collaborazione. È per questo che gli show televisivi hanno una grande writer room con tantissimi autori. La commedia ha un effetto diverso anche quando la guardi in gruppo, è un’esperienza di condivisione. Credo che sia lo stesso nel creare commedia: è stato grandioso avere dei comedian capaci di improvvisare e portare i personaggi in vita.

A quali registi e autori ti ispiri?

Ci sono tante cose che ho amato che sono diverse le une dalle altre. Come hai sottolineato questo film potrebbe essere una commedia o un dramma. Mi piace il mix di humor ed emozioni. Adoro i film di Ruben Östlund e Aki Kaurismäki. Ma anche serie televisive con un tono e un senso estetico molto diverso, come Insicure di Issa Rae. Penso che tutti i suoi elementi di onestà e vulnerabilità, messi insieme, mi rappresentino.

Sai già chi potrebbe interpretare i tuoi personaggi?

Non ho ancora i nomi, ma nei miei sogni io voglio essere autentica. Voglio che la madre sia un’immigrata iraniana, e per la figlia è importante per me che consideri il suo essere in un corpo curvy come una qualità. Ma di base sono aperta. Per la guida turistica vorrei qualcuno del posto, penso che ci siano un sacco di stelle emergenti in Portogallo tra le quali scegliere per rendere tutto più autentico. Per tutti gli altri componenti del cast vorrei dei non attori, persone della città. C’è una scena molto felliniana, con una processione religiosa, e voglio che i cittadini stessi la mettano in scena esattamente come l’ho vissuta io. Nessun attore. Sono molto ispirata dalle persone reali.

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