10 anni è durata la guerra di Achille e degli achei a Troia raccontata nell’Iliade, 10 anni è durato il viaggio di Odisseo, 10 anni anche quello di Achille Lauro nel mondo della musica. Almeno finora. Il documentario Ragazzi Madre – L’Iliade, “directed by Achille Lauro” e prodotto da De Marinis Group, in collaborazione con Prime Video, dove sarà disponibile dal 14 dicembre, celebra il primo decennio della carriera del cantante italiano, cresciuto nel quartiere romano di Monte Sacro. Proprio qui, al Cinema Antares, Lauro ha voluto presentare il film in una “secret screening” organizzata da Alice nella città davanti alla sua gente, ai suoi fan, ai suoi amici e collaboratori.
“Questo è il cinema dove siamo cresciuti. – ha dichiarato – Abbiamo costruito questa storia insieme, con i miei amici e con tutti voi. Questo quartiere ci ha permesso di diventare quello che siamo oggi e non è poco. Un grande bacino di tante cose, cose difficili ma in cui ci sono persone con una grande vena artistica. Non a caso è il quartiere di Rino Gaetano. Qui si chiude un cerchio con il passato, perché sto per entrare in un nuovo mondo che non vedo l’ora di presentare. Dove se non qui”.
Il documentario affonda le sue radici nell’adolescenza del musicista, all’anagrafe Lauro De Marinis, a partire da quando a 14 anni decide di trasferirsi dal fratello maggiore Federico, musicista e produttore, nonostante questo voglia dire vivere in povertà a contatto con persone pregiudicate, descolarizzate e violente. Una vita “al limite del burrone” da cui il giovane Lauro – ai tempi attaccabrighe e taccheggiatore – riesce a salvarsi grazie esclusivamente al suo talento musicale, un “talento totalmente originale e non riconducibile a niente di esistente”. Scoperto dal collettivo Quarto Blocco e lanciato con tutti gli sforzi del caso verso una carriera che toccherà vette inaspettate.
Tappa doppo tappa, al ritmo dei tatuaggi che aumentano sul volto e sul corpo dell’artista, il film ripropone il percorso di Lauro e del suo gruppo di collaboratori, concentrandosi in particolare su quel periodo che ha preceduto l’esplosione mediatica definitiva avvenuta a Sanremo con il brano Rolls-Royce. Cruciale la lunga residenza artistica in una villa al Circeo – testimoniata con visione profetica attraverso immagini di ottima qualità documentaria – in cui “15 cervelli creativi hanno vibrato alla stessa frequenza” dando vita a tutti i brani di successo usciti nel biennio 2019-20. Un periodo in cui Achille Lauro da musicista provocatore e rivoluzionario si è consacrato come “la più grande urban rock star italiana”, nonché – grazie alla collaborazione senza precedenti con Gucci per il brano Me ne frego – come vera e propria “opera d’arte vivente”.
L’Iliade, abbandonandosi a tratti a un comprensibile tono autocelebrativo, traccia dichiaratamente un parallelismo tra l’Achille musicista e il suo omonimo mitologico, in un cui si possono intravedere in nuce tutte le caratteristiche della star che oggi conosciamo. Un artista che travalica i generi e il genere, che ha saputo scardinare le convinzioni del pubblico conservatore per eccellenza, quello sanremese, imponendosi nel sistema mediatico italiano grazie a un talento alimentato da un’ambizione senza limiti.
“Ho rappresentato l’iconografia cristiana in mille modi, ma è da qualche annetto che sono fissato con la mitologia greca. Ho trovato molte similitudini con quello che sono questi poemi a partire dal fatto che quest’anno facciamo 10 anni di carriera. Poi c’è il poema di Stazio che procede l’Iliade, L’Achilleide, in cui la madre cerca di nascondere Achille travestendolo da donna, per proteggerlo dal male del mondo. Poi viene dato in affidamento a un centauro, che è un po’ l’inizio della mia vita. Ci sono tante cose che mi hanno affascinato e stregato di questo mondo che esploreremo molto affondo”.
Posto al suolo come una pietra miliare che ricordi tutte le difficoltà superate, questo film è solo un passaggio dovuto che Lauro – in veste di direttore artistico del progetto – dedica a tutte le persone che lo hanno accompagnato negli anni. Con la consapevolezza che il meglio deve ancora arrivare. “Non avremmo fatto il documentario se non avessimo avuto tante cose da raccontare. 10 anni ce ne sembrano 30. – conclude il musicista, prima di ringraziare ancora e salutare il suo pubblico – Questo è un momento in cui abbiamo detto fermi tutti. Stiamo lavorando forse alla migliore musica di sempre, fondendo tutto quello che abbiamo fatto fino ad oggi. E ci vuole tempo”.
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