L’ha battezzata (al cinema) Mario Monicelli, era il 1954 e il film s’intitolava Proibito, e lei era l’impetuosa Agnese Barras, primo amore dell’attuale giovane parroco. Un’altra “prima volta” ne scrive la carriera, quella a teatro, dove – per Rugantino – Garinei e Giovannini le affidano la debuttante Rosetta dell’opera, accanto a Nino Manfredi, Aldo Fabrizi, Bice Valori; eppure, lei ha cominciato i primi passi nel mondo dello spettacolo come aiuto scenografa di Piero Gherardi.
Lei è Anna Maria Massatani all’anagrafe, Lea Massari per lo spettacolo.
Massari, che con il maestro fiorentino debuttò sul set a 21 anni, oggi ne compie 90: è nata il 30 giugno 1933: “Il giorno che sono nata, sul periodico in dialetto romanesco ‘Rugantino’ c’era scritto: ‘Stamattina è nata una bambina che si chiama Massatani Anna Maria ‘. Da qualche parte ce l’ho ancora ‘ sto giornale”, raccontava in un’intervista l’attrice, venuta alla luce e Monteverde Vecchio, poi cresciuta tra Prati e Parioli, quando “era ancora campagna”.
La signora Massari – figlia di un ingegnere, e poi sposata con un pilota di linea – ha studiato architettura in Svizzera, al contempo faceva la modella. Antonioni, Leone, Risi, sono solo tre – dei diversi – maestri che hanno scelto l’animo drammatico di Lea Massari, la cui bellezza s’è sempre mostrata all’altezza del talento: per il regista ferrarese, ne L’Avventura (1960), storia sull’isolotto di Lisca Bianca, è stata Anna, colei che misteriosamente scompare, un ruolo interpretato accanto alla malinconica Monica Vitti (Claudia); per il proprio debutto come regista accreditato la sceglie Sergio Leone, ne Il Colosso di Rodi (1961), in cui interpreta Diala; e per Dino Risi affronta Una vita difficile (1961), lei nel ruolo di Elena Pavinato, la figlia della proprietaria dell’albergo, che uccide un nazista e salva così quel Silvio Magnozzi, combattente partigiano, interpretato da Alberto Sordi.
I sogni muoiono all’alba (1962) ma così si vince il David di Donatello come Miglior Attrice Protagonista, per questo film diretto da Mario Craveri, Enrico Gras e Indro Montanelli, tratto da un testo teatrale dello stesso giornalista.
La caratura di Lea Massari non si circoscrive al grande cinema italiano, ma passa i confini e viene diretta da Carlos Saura ne I cavalieri della vendetta (1963), e – ancora – lavora accanto a Ben Gazzarra e David Niven.
Ma pare proprio che “le prime volte” facciano parte del destino professionale della signora Massari, perché, se non è stato per un debutto, di certo era un neonato linguaggio – quello della televisione – a cui ha partecipato sin da subito: Sandro Bolchi le affida dapprima il ruolo della Monaca di Monza nello storico sceneggiato I promessi sposi (1967), e poi I fratelli Karamazov (1969), in cui Massari è Agrafena Aleksandrovna.
Ha un tratto recitativo etereo e rassicurante Lea Massari, è di classe e volitiva, a suo modo un faire distintivo rispetto a un più ricorrente “modus italiano” epidermico e istintivo, profilo che infatti la rende affascinante anche al cinema francese: comincia una vera e propria stagione Oltralpe, accanto a Jean Paul Belmondo, Yves Montand, Jean Louis Trintignant. Nel ‘70, è lei il terzo incomodo fra Michel Piccoli e Romy Schneider ne L’amante, in Concorso a Cannes.
È il 1971 l’anno della consacrazione per lei, per uno dei suoi ruoli più eccellenti: scomoda quanto magnetica è la sua Clara Chevalier, incestuosa madre del Soffio al cuore di Louis Malle. E da qui l’ascesa: da La corda alla lepre attraverso i campi (1972) al melodramma de La prima notte di quiete di Valerio Zurlini (1972), accanto a Alain Delon e Alida Valli. È poi una magnifica Anna Karenina (1974), ancora scelta da Sandro Bolchi per la televisione.
Francesco Rosi le offre Cristo si è fermato a Eboli (1979) – dal romanzo di Carlo Levi -, dove lei interpreta Luisa Levi, accanto a Gian Maria Volonté e Irene Papas: il ruolo le varrà il Nastro d’argento come Miglior Attrice Non Protagonista.
Lea Massari è stata anche sceneggiatrice di Una donna spezzata (1988) di Marco Leto, dal romanzo di Simone De Beauvoir, ma poi – non più incuriosita dal cinema – sceglie la vita privata e di lavorare su campagne ambientali e per i diritti degli animali: la sua ultima parte sul grande schermo è stata Zaira per Viaggio d’amore (1990) con Omar Sharif.
Curiosità: è stato dato il suo nome a una rosa, descritta come una rampicante mediamente vigorosa, molto rifiorente e rustica. Presenta un fogliame chiaro e lucido e fiori medio-grandi, composti da pochi petali, di color arancio chiaro luminoso con centro quasi giallo. La pianta è di medie dimensioni e presenta uno sviluppo rapido ed equilibrato e una fioritura precoce.
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