Il lungo percorso del Premio Franco Solinas 2023, iniziato la primavera scorsa, è giunto a conclusione, dopo quasi un anno di lavori per le varie giurie. Assegnati dunque il premio alla Miglior sceneggiatura, andato a Goodbye, Jugoslavia di Ivan Pavlović con la seguente motivazione: “Bojan e Damier sono fratelli e giocano a basket a Sarajevo, sognano di essere convocati in Nazionale proprio quando il loro paese sta per sgretolarsi nell’orrore della guerra. Attraverso il loro sguardo incongruo e laterale, l’autore affronta un tema difficile, con sensibilità nel tratteggiare i personaggi, consapevolezza della materia e una scrittura sobria e proprio per questo commovente”.
La Borsa di Studio Claudia Sbarigia è andata a Roma, notte dei morti di Angela Norelli con questa motivazione: “Della sceneggiatura colpisce il rapporto tra le protagoniste, vero cuore della storia. Il delirante viaggio notturno di Camilla e Alessia, diventa l’occasione per avvicinare due mondi distanti che apparentemente non hanno possibilità di comunicare. La solidarietà tra le due giovani donne, nata in reazione ad un’aggressione maschile, crea le condizioni per una complicità profonda che le aiuterà ad affrontare nodi insoluti delle loro vite”.
Il Premio Solinas Italia Spagna è stato consegnato ex-aequo a Strade interrotte di Valentina Morricone e Tea di Maria Cristina Di Stefano e Matteo Calzolaio. Il premio era stato annunciato nell’ambito del Festival del Cinema Italiano di Madrid da Maria Luisa Pappalardo – direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid.
La premiazione è avvenuta nell’ambito di un pomeriggio di studio, a Roma, sul tema “Le storie al centro” con un focus dedicato al cinema del reale e la celebrazione della nascita del primo concorso dedicato alla scrittura e alla realizzazione di film low budget: il Premio Solinas Experimenta – un concorso e laboratorio di alta formazione dedicato ai film in digitale a basso budget per il cinema e le piattaforme multimediali. Il Solinas, che esiste da 38 anni, si rinnova di continuo con nuove iniziative al passo con le trasformazioni dell’audiovisivo in tutte le sue forme, dal cinema alla serialità al documentario. Centrali, in questi percorsi, gli incontri tra addetti ai lavori, sempre in un clima informale e costruttivo. Ieri, nel dibattito coordinato da Annamaria Granatello, presidente, direttrice e soprattutto anima del Solinas, si è parlato principalmente del caso Cortellesi, ricordando anche come il clima sia profondamente cambiato nel giro di pochi mesi. A settembre a La Maddalena, in Sardegna, si parlava di crisi sottolineando come le lotte degli sceneggiatori hollywoodiani per il contratto fossero difficilmente esportabili da noi, tre mesi dopo si è registrato il ritorno del pubblico in sala con un film come C’è ancora domani, divenuto un evento e uno spartiacque, come pensano anche alcuni critici intervenuti, da Federico Pontiggia a Pedro Armocida e Cristiana Paternò.
Per la produttrice Francesca Cima “quella del film di Paola Cortellesi è stata una rivoluzione e spero che segni un prima e un dopo. E’ come se si fosse alzato il coperchio su una pentola in ebollizione. Non solo C’è ancora domani ma anche Comandante e Io capitano hanno dimostrato che esiste un pubblico per i film italiani. Chiediamoci se questo momento positivo sia davvero in mano ai creatori di storie, tra cui annovero gli sceneggiatori ma anche i produttori”.
Monica Zapelli insiste sul concetto di disintermediazione. “Oggi Paola è diventata quello che era, con un forte legame con il suo pubblico. Ma le registe sono ancora solo il 19% e dobbiamo creare pari opportunità sia per le donne che per gli under 35”. Il giovane produttore Alessandro Amato parla di gap generazionale e della quasi totale assenza di produttori trentenni autorevoli (Matteo Rovere è però un esempio).
Stefano Sardo (100autori) fa appello ai temi contrattuali: “Il problema è soprattutto economico: Giulia Calenda, che ha scritto C’è ancora domani insieme a Furio Andreotti e Paola Cortellesi, non prenderà un euro da questo successo. Bisogna investire nello sviluppo dei progetti”.
Giulia Calenda racconta il lavoro in totale libertà. “Abbiamo cercato un soggetto per cinque mesi, i produttori erano preoccupati per tante cose, dal bianco e nero ai balletti, ma Paola è molto coraggiosa e ha un forte patto con il suo pubblico, è rimasta ferma sulle sue idee. Ci siamo presi tutto il tempo, quasi un anno tra soggetto e sceneggiatura. Invece quando scriviamo per le piattaforme spesso siamo confusi da tanta gente che mette bocca, dalla fretta e anche dalla necessità economica di lavorare a più progetti contemporaneamente per far quadrare i conti”. Anche Giorgio Glaviano (WGI) chiede tempo e indipendenza per chi scrive le storie. “Finalmente Netflix ha pubblicato i dati e questo grazie allo sciopero. Spesso gli streamers impongono clausole vessatorie e assurde, occorre un accordo di categoria”.
Lorenza Lei, responsabile Cinema e Audiovisivo della Regione Lazio, afferma: “Il Premio Solinas è un’importante occasione per scoprire nuovi talenti, un luogo di incontro e scambio tra varie esperienze di grandi professionisti. Il compito del cinema e dell’audiovisivo è quello di raccontare storie. Storie drammatiche, divertenti, affascinanti, avventurose. L’importante è che siano belle storie, ma soprattutto che siano scritte bene. La Regione Lazio è impegnata nel contribuire a dare risorse e strumenti di formazione agli autori. Ritengo che il ruolo degli sceneggiatori sia centrale nella produzione delle opere e dobbiamo sostenerlo con grande forza. Continua il nostro impegno con il Premio Solinas per favorire progetti di scrittura originali e dare spazio alle giovani generazioni”.
Gianluca Aste, presidente Fondazione Sardegna Film Commission, aggiunge: “L’intuizione pionieristica del Premio Solinas è una straordinaria opportunità per i talenti della scrittura in Italia che non solo vengono valorizzati, per la capacità di elaborare e costruire storie inedite ed originali, ma anche affiancati a grandi maestri e maestre in una vera scuola di scrittura, una fucina di talenti, una straordinaria scuola di scrittura e una metodologia di lavoro che mette la qualità delle storie al centro della meritocrazia più radicale, a partire dalla magia che la Sardegna garantisce anno dopo anno”.
Conclude Annamaria Granatello: “Quando l’intera filiera industriale lavora con curiosità, rispetto, attenzione e generosità per rinnovare e rafforzare se stessa a partire dalle storie possono accadere cose bellissime, e qui accadono”.
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