Tra un mese riceverà a Torino il Premio Cipputi alla carriera, Francesca Comencini, autrice che ha davvero un rapporto speciale col mondo del lavoro. Ha raccontato contesti operai (In fabbrica, premiato proprio col Cipputi nel 2007), il terziario assediato dal mobbing (Mi piace lavorare del 2004), la difficile inclusione dei giovanissimi (Un giorno speciale, 2012). Adesso ha appena realizzato tre cortometraggi sull’agricoltura sociale inseriti nel progetto Nuove Terre finanziato dal Ministero delle politiche agricole MIPAAF. L’orto dei ragazzi, Cascina Carlo Alberto e Tenuta della Mistica, insieme ad altri due corti (Le agricole e Paterna diretti da Fabio Pellarin), sono piccoli film che ci mostrano la capacità “terapeutica” del lavoro dei campi attraverso progetti di inserimento o reinserimento di persone svantaggiate o a rischio di esclusione. Per la regista romana è stata l’occasione per un viaggio attraverso vari luoghi d’Italia, dalla Val Pellice a Roma, alla scoperta come dice di “un’epica del gesto”.
“Non sono esperta di agricoltura e neppure sto molto attenta a quello che mangio – ha raccontato la cineasta – ma dico sempre di sì alle proposte di documentario perché in Italia non sono molte le occasioni produttive”. Così ha accolto l’idea di Madcast s.r.l. che, con il sostegno del viceministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali Andrea Olivero e i finanziamenti legati a un bando, ha prodotto questi film. I corti, presentati a Expo 2015 nel corso di un convegno su agricoltura sociale e microcredito, approderanno anche al Festival di Torino a fine novembre, mentre c’è l’idea di farne un lungometraggio da proporre alla Rai. Francesca, che ha pronto un progetto per il cinema intitolato Nella battaglia (lo definisce “una storia dei nostri tempi che parla di amore e guerra tra i sessi”), ha cercato di “mettere a fuoco le persone, le loro storie, le loro facce, le loro mani. Sono nuovi agricoltori che, attraverso esperienze diverse, sono approdati, per scelta o necessità, in modo tardivo o inatteso, al lavoro antico e faticoso dei campi. I loro gesti ripetuti, i loro fiati, la loro inesperienza che diventa meraviglia, hanno catturato il mio sguardo. Osservare le vite degli altri è la cosa che più amo fare e che più mi fa sentire viva, a mia volta. È stato dunque un circolo vitale molto intenso”.
L’orto dei ragazzi racconta la cooperativa sociale Uno di Due nata a Torino e rivolta ai migranti con le testimonianze dell’afghano Qaium, e degli africani Fidele e Djarra; Cascina Carlo Alberto ci mostra la collaborazione tra Rachid, Joel e Gerardo in un progetto sostenuto dalla Diaconia Valdese in Piemonte, la costruzione di una serra e la cura degli alberi con metodi bio si alternano al racconto delle vite difficili dei due giovani e del più grande del terzetto, un musicista cinquantenne che ha avuto una brutta crisi dopo la separazione dalla moglie; Tenuta della Mistica parla di un’azienda di 20 ettari all’interno del Grande Raccordo Anulare, che impiega persone con disabilità mentale e disturbi psichiatrici. E ancora Le agricole di Fabio Pellarin ci porta in Calabria, a Lamezia Terme, in una cooperativa di sole donne che deve far fronte anche agli attacchi della criminalità organizzata; mentre Paterna ci fa conoscere un progetto nato con la chiusura degli ospedali psichiatrici, nel ’78, nella provincia di Arezzo, e ancora attivo.
Le testimonianze sono state raccolte sul campo da un gruppo di lavoro coordinato dal professor Saverio Senni dell’Università della Tuscia, nato con l’obiettivo di divulgare i temi della sostenibilità sociale, della cultura della legalità e dell’educazione ambientale e alimentare e solo dopo sono diventate cinema, mentre il titolo della collana, Nuove Terre, richiama un film del grande documentarista Joris Ivens, Nieuwe Gronden, del ’33, dove si raccontava la terra strappata al mare nei Paesi Bassi.
I corti saranno visibili sul sito www.nuoveterre.com
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