VENEZIA – Dodici squadre con formazioni bizzarre composte da pochi giocatori professionisti e poi migranti, acrobati, rivoluzionari in esilio, soldati nazisti e Indios mapuche. Sono quelle che si contendevano la Coppa Rimet ne Il Mundial dimenticato, il film con cui Filippo Macelloni e Lorenzo Garzella recuperano alla memoria quel leggendario e misterioso campionato mondiale di calcio che si svolse nel 1942, in piena seconda guerra mondiale, quando ufficialmente la competizione era sospesa proprio a causa del conflitto.
Questi Mondiali “non figurano in nessun libro di storia ma si giocarono nella Patagonia argentina”, si legge in “Pensare con i piedi” di Osvaldo Soriano. Ma la competizione – fortemente voluta dallo stravagante mecenate Conte Vladimir Otz proprio in risposta agli orrori del cosidetto mondo “civilizzato” – non è riconosciuta dagli organi ufficiali dello sport. Quattro anni di lavoro nel corso dei quali sono stati riportati alla luce materiali di archivio, anche inediti, forniti da Cinecittà Luce, realizzate ricostruzioni storiche e testimonianze di protagonisti dello sport come Roberto Baggio, Darwin Pastorin, Gary Lineker e Joao Havelange. Così ha preso forma questo intrigante film, che prende avvio dal ritrovamento di un misterioso “scheletro con la macchina da presa” e si muove in una zona d’ombra della storia del calcio e del XX secolo ricostruendo “il mosaico di una storia corale che combina con leggerezza l’universo di frontiera della Patagonia anni ’40, la tensione del racconto sportivo, un intreccio di personaggi mossi da grandi passioni e sogni sproporzionati. Un’epopea anarchica e naif che prende i toni della commedia giocando sulla reazione chimica tra il rigore della forma documentaria e il carattere anche surreale di vicende in cui la memoria sfuma nella leggenda”. Per l’occasione la sabbia della laguna si è trasformata anche in un campo di calcio, con una partita organizzata sulla spiaggia dell’Hotel Des Bains tra la Nazionale Italiana Scrittori e Nazionale Italiana Cineasti, che si contenderanno la ‘Copa del Mundo de Fu’tbo’. Prodotto da Verdeoro, il documentario sarà distribuito da RaiTrade.
Anche il giovane regista Duccio Chiarini ha attinto da una leggenda, ma molto più vicina a lui geograficamente ed emotivamente, nel realizzare il documentario Hit, The Road nonna, passato anch’esso nello Spazio Aperto dei Venice Days. Al centro del racconto c’è Delia Ubaldi, nonna del regista e protagonista di una straordinaria avventura umana. Figlia di poveri migranti in Francia, è stata una delle prime, pionieristiche imprenditrici del pret-à-porter in Italia, è diventata miliardaria e poi caduta in miseria, pare fosse amica di Richard Gere e ha divorziato 15 anni prima che in Italia diventasse legale.
“Per realizzare Hit the Road, nonna ci sono voluti tempi inenarrabili – dice Chiarini – semplicemente perché non riuscivo a tenere ferma nonna, che cambiava programma continuamente e si spostava attraverso l’Europa. Sono partito dai tanti misteri che ruotano intorno alla sua figura: come ha fatto e come ha perso i soldi? Perché le persone, spesso nostri parenti, dopo aver parlato con lei piangevano?”. Tantissime le risposte che il regista ha poi trovato su questa donna – oggi 88enne, sposata con un uomo tedesco più giovane di 20 anni e purtroppo malata, la cui avventura rappresenta uno squarcio sulla storia del ‘900, con l’epopea dell’immigrazione e la rivalsa di una figlia di migranti, la guerra vissuta da protagonista, la capacità di avere successo con la moda inventandosi il sistema dei “regalini”. “Spero che nel frattempo tutti i reati siano prescritti”, scherza Chiarini, la cui più grande difficoltà è stata “tenere uniti i due sguardi del documentarista e del nipote, senza che quello più personale prevalesse sull’altro. Comunque mi premeva farne un ritratto onesto, raccontando le cose belle ma anche il lato oscuro”. Duccio Chiarini – che ha girato il film grazie alla produzione Mood Film, con il contributo del MiBAC e la collaborazione di Toscana Film Commission e La règle du Jeu – si sta godendo l’ottima accoglienza ricevuta al Lido e sta già lavorando al suo film d’esordio. Si intitola I divani degli altri, è stato un progetto finalista al Premio Solinas, ed è una commedia agrodolce prodotta dalla Acaba di Fabrizio Mosca.
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